Taranto chiama. Il cinema reattivo di Rosy Battaglia nella città dei due mari
È partito il crowdfunding per sostenere il nuovo documentario della giornalista. Dopo il Monferrato e Brescia, è la volta della città tristemente celebre per i danni causati dalle acciaierie Ilva. Simbolo di un’idea di progresso distruttiva e ormai obsoleta
A Taranto, il Cristo del quartiere Tamburi benedice la fabbrica, non i pescatori. È da questo cortocircuito, partito nei fiammeggianti anni del progresso post bellico, densi di promesse e scenari avveniristici, che Rosy Battaglia ha deciso di partire. Da quel punto, nella nostra storia, nella storia del mondo, in cui abbiamo iniziato a non essere più sostenibili. Perché c’era da inseguire il progresso, la ricchezza, il benessere. A ogni costo.
Ma quindi che cosa è davvero sostenibile per la vita umana? È questa la domanda alla quale cercherà di rispondere il documentario-inchiesta Taranto chiama, che la giornalista realizzerà insieme all’associazione Cittadini Reattivi. Nella città pugliese cittadini e cittadine, genitori, attivisti, medici e scienziati non hanno mai smesso di denunciare la gravità dell’inquinamento che ricade sulla popolazione e sui lavoratori. Chiedono un nuovo modello di sviluppo, che di fatto, nell’inerzia delle istituzioni, è già nato e sta lavorando ad una città accogliente, dove cultura e ambiente sono al centro delle relazioni umane e sociali.
«È dalle persone che può partire la rinascita, dai piccoli gruppi di persone», ne è convinta Battaglia, che dopo i due doc La rivincita di Casale Monferrato e Io non faccio finta di niente sulle lotte civiche di Brescia, si dedicherà a un nuovo progetto di cinema reattivo, con un viaggio – inchiesta che da Trieste arriverà a Taranto. Proprio a Trieste, nel 2020, i movimenti sono riusciti ad ottenere la chiusura dell’area a caldo della Ferriera, impianto industriale altamente inquinante, dando alla città la prospettiva di un futuro ecologico, sancito dall’abbattimento avvenuto domenica 18 settembre. A Taranto le stesse lotte sono in corso intorno all’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia, il polo siderurgico più grande d’Europa.
Lo scorso gennaio l’Onu nel rapporto del Relatore speciale sulla questione del diritto umano al godimento di un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile, ha definito la città pugliese “zona di sacrificio”, una delle più inquinate della Terra.
Il costo della mancata transizione ecologica italiana, così come della poca trasparenza delle grandi industrie di stato lo hanno pagato e lo pagano cittadini e cittadine, bambini e bambine. Morti o affetti da tumori, leucemie e dall’impoverimento delle capacità intellettive a causa della respirazione di polveri metalliche, qui dove nei giorni di vento i minerali coprono di rosso ogni cosa e hanno impedito loro di andare regolarmente a scuola e giocare all’aperto.
Lo scorso 5 maggio, la Corte Europea per i Diritti Umani ha condannato lo Stato Italiano per ben quattro volte, dopo la sentenza del 24 gennaio 2019, in quanto «continua ancora oggi a non tutelare la salute dei cittadini dagli effetti delle emissioni nocive del siderurgico e non procede alle bonifiche di tutta la zona coinvolta dall’inquinamento».
Guarda il trailer di Taranto chiama
«Taranto chiama parte da Trieste – spiega Rosy Battaglia – dov’è “esplosa” la ferriera. È stata abbattuta. Lì un futuro possibile si sta costruendo. A Taranto non è così. Anche per questo, i cittadini di Trieste hanno devoluto somme ai tarantini». Riprendendo temi cari all’ indimenticato Alessandro Leogrande, la giornalista ricorda il finto benessere di Taranto all’inizio della fase Ilva, e l’aut aut tra lavoro e salute che nonostante tutto, ancora oggi impazza nei dibattiti pubblici, come del resto dimostrano i casi di Gela e Piombino.
«Il giornalismo dovrebbe dare elementi ai cittadini per scegliere. E alla politica per rispondere».
Già, perché vale la pena ricordare che nella campagna elettorale appena conclusa di Taranto e delle tante Taranto presenti sul nostro territorio, non si è praticamente parlato. Eppure ogni candidato avrebbe dovuto rispondere alla questione della città dei due mari.
I fondi raccolti con il crowdfunding su Produzioni dal Basso sosterranno la produzione vera e propria, con il completamento di interviste e riprese, la promozione e la distribuzione del documentario che verrà presentato nel 2023. La rendicontazione su come verranno spesi i fondi ricevuti sarà disponibile sul sito dell’associazione Cittadini Reattivi nelle voci di bilancio dell’associazione come “Storie resilienti – Taranto chiama” e tramite la nostra newsletter. Il progetto per Taranto chiama, presentato recentemente a Roma, nella sede della Federazione Nazionale della Stampa, vede tra i primi sostenitori Fnsi e Teamdev, con il patrocinio dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, Articolo 21, di Afeva, Basta Veleni, ISDE Italia – Medici per l’ambiente, Peacelink, Genitori Tarantini, Comitato Cittadini e lavoratori Liberi e Pensanti, Comitato Donne e Futuro per Taranto Libera, Centro Studi Sereno Regis, Medicina democratica, Osservatorio per la comunicazione e l’informazione nella PA in Italia e in Europa dell’Università degli Studi di Salerno, Fondazione Finanza Etica e il contributo straordinario del Premio Marcellino de Baggis. Media Partner: La Nuova Ecologia, Greenme. Al raggiungimento del 90% dell’obiettivo il progetto riceverà il 10% di contributo dal Fondo del Microcredito e Crowdfunding di Etica Sgr e Banca Etica.
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Saperenetwork è...
- Nata a Napoli, è cresciuta tra Campania, Sicilia e Roma, dove vive. Giornalista, si occupa di ambiente per La Stampa e di cinema e società per Libero Pensiero. Ha collaborato con Radio Popolare Roma, La Nuova Ecologia, Radio Vaticana, Al Jazeera English, Sentieri Selvaggi. Ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma. Cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè.
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