Terra Madre 2024, a Torino arriva (anche) la Carinzia
Inaugurato al Parco Dora, ex spazio industriale rigenerato, il Salone del Gusto, con lo slogan “We are nature” e il saluto di Papa Francesco. Un focus particolare sulla regione austriaca, prima destinazione Slow Food Travel al mondo con le valli Gailtal e Lesachtal
«Voi rappresentate una biodiversità culturale che oggi va portata in salvo. Noi, tutti insieme, dobbiamo essere consapevoli che attraverso il vostro lavoro e i vostri sacrifici passa molto della sorte di questo pianeta». Sono le parole che Papa Francesco ha indirizzato nel messaggio rivolto ai partecipanti di Terra Madre Salone del Gusto: contadini, allevatori, pastori, cuochi, pescatori e artigiani che da vent’anni fanno parte della rete di Terra Madre, e tutte quelle donne e quegli uomini che hanno a cuore il bene di questo Pianeta.
We are Nature
We Are Nature è lo slogan della nuova edizione dell’evento di Slow Food, Città di Torino e Regione Piemonte, da giovedì 26 a lunedì 30 settembre a Torino, presso il Parco Dora, che da spazio industriale – qui sorgevano stabilimenti produttivi di Fiat e Michelin – ha vissuto una profonda rigenerazione urbana e culturale che oggi lo rende luogo ideale di incontro e integrazione. Tra i partecipanti a Terra Madre Salone del Gusto 2024 c’è l’austriaca Carinzia, riconosciuta come la prima destinazione Slow Food Travel al mondo con le valli Gailtal e Lesachtal, e dove il progetto avviato alcuni anni fa sta ormai spiegando le sue ali su tutta la regione.
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La Carinzia e Slow Food
Slow Food Carinzia è infatti un consorzio di partner, che si dedica a una cultura del cibo sana e consapevole e che vuole intraprendere una nuova via verso la sostenibilità e il gusto di cibi e sapori pregiati. I principi «buono, pulito, giusto», centrali nella filosofia di Slow Food, hanno consegnato un ruolo centrale ai produttori locali, alle esperienze gastronomiche (la cucina carinziana dell’Alpe Adria si è sviluppata nel tempo grazie alle influenze dei due vicini meridionali, Italia e Slovenia) e alle diversità nelle varie zone di produzione. Nella prima zona turistica Slow Food del mondo, dalle valli Gailtal e Lesachtal al lago Weissensee, si può scoprire e gustare il meglio della cucina dell’Alpe Adria imparando a cuore il pane, a produrre burro, formaggio e gelati, a scoprire la proprietà delle erbe, i sapori del bosco e il mondo delle api. Nell’est della Carinzia, la valle Lavanttal è la seconda zona Slow Food Travel, dove si va alla ricerca dei tanti produttori immergendosi nella natura. La terza regione Slow Food Travel è Mittelkärnten, la Carinzia Centrale, a nord di Klagenfurt fino al confine con la Stiria, affascina con le sue valli romantiche e i suoi artigiani e produttori.
Villaggi pionieristici
Se i turisti possono fare esperienze dirette in questa regione dove da sempre si vive secondo la filosofia Slow Food, un dato interessante è il ritorno alla terra di tanti giovani. «C’è un forte senso di appartenenza – racconta Beatrix Gradischnig, che si occupa di promozione turistica della Carinzia –. Da noi la terra non è mai stata abbandonata. I giovani sono radicati, anche se vanno via per studiare poi spesso tornano e si impegnano direttamente sul territorio». Esempio ne sono Claudia Sackl, che ha iniziato ad allevare pecore plezzane, e Georg Lexer, vignaiolo a Klagenfurt am Wörthersee: entrambi portano la loro esperienza a Terra Madre.
In Carinzia è stato sviluppato il concetto pionieristico dei villaggi Slow Food, che a livello internazionale sono considerati un modello per il rilancio della vita in campagna.
Gli Slow Food Villages non sono un’attività di marketing, ma rappresentano un vero e proprio cambiamento nel modo di pensare e nell’atteggiamento di ogni individuo nei confronti della vita. In questo modo i villaggi dovrebbero tornare ad essere il nucleo di una buona vita sociale e ispirare altre persone a riflettere sui punti di forza locali.
Luoghi di buon vivere, tra cinema e erbe
Gli Slow Food Villages si caratterizzano per l’agricoltura e la vicinanza alla natura; in Carinzia, inoltre, un comune o un paese con un massimo di 5000 abitanti può diventare uno Slow Food Village, purché l’intera comunità degli abitanti abbracci la filosofia di Slow Food del cibo «buono, pulito, giusto». L’obiettivo è quindi quello di promuovere una cultura alimentare e del mangiare responsabile. Questi «luoghi di buon vivere», in Carinzia, sono Arriach, Albeck, Berg im Drautal, Millstatt, Irschen, Nötsch im Gailtal, Obervellach, St. Daniel im Gailtal, Bad Kleinkirchheim, Seeboden, St. Paul im Lavanttal e Neuhaus. Ognuno ha qualcosa che lo caratterizza, come St. Daniel im Gailtal, che in estate ospita un cinema Slow Food all’aperto dove vengono proiettati film selezionati su temi di attualità nutrizionale ed ecologica, oppure Seeboden, dove si macina ancora il grano per il pane nel mulino ad acqua, o ancora Irschen, piccolo paese di montagna conosciuto come «il villaggio delle erbe». L’ultimo ad aggiungersi alla lista è stato Neuhaus, dove ci si dedica alla coltivazione e alla raffinazione del grano saraceno dal 1995, sotto la guida visionaria dell’associazione Genussregion Jauntaler Hadn.
«Il nostro grano saraceno – raccontano con orgoglio – è diventato Presidio Slow Food circa un mese fa e lo presentiamo a Torino in questi giorni».
Cooperazione ed educazione alimentare
La Carinzia è solo una tra le tante realtà che si possono scoprire visitando Terra Madre e Salone del Gusto. I circa 3 mila delegati, provenienti da 120 Paesi, hanno aperto con entusiasmo questa nuova edizione. «Siamo chiamati a cambiare paradigma – ha sollecitato Carlo Petrini, fondatore di Slow Food –. Le parole chiave devono essere cooperazione, dialogo, condivisione, responsabilità ed educazione alimentare. In vent’anni di Terra Madre, a Torino si sono incontrati oltre 40 mila delegati: persone che, anche grazie allo scambio di idee in questa città e in questa regione, nei loro territori hanno poi realizzato progetti tangibili. Siamo una straordinaria assise che, edizione dopo edizione, dovrà diventare ancora più rappresentativa sotto il profilo politico, per dare a questa moltitudine di persone la giusta dimensione».
Saperenetwork è...
- Giornalista e cacciatrice di storie, ho fatto delle mie passioni il mio mestiere. Scrivo da sempre, fin da quando, appena diciassettenne, un mattino telefonai alla redazione de Il Monferrato e chiesi di parlare con l'allora direttore Marco Giorcelli per propormi nelle vesti di apprendista reporter. Lì è nata una scintilla che mi ha accompagnato durante l'università, mentre frequentavo la facoltà di Giurisprudenza, e negli anni successivi, fino a quando ho deciso di farne un lavoro a tempo pieno. La curiosità è la mia bussola ed oggi punta sui nuovi processi di comunicazione. Responsabile dell'ufficio stampa di una prestigiosa orchestra torinese, l'OFT, scrivo come freelance per alcune testate, tra cui La Stampa.
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