“Tierra”, l’arte di Regina José Galindo sulla giustizia sociale
In occasione di Artissima, il Parco Arte Vivente (PAV) di Torino presenta venerdì 4 novembre la mostra dell’artista guatemalteca che, tra performance e contemplazione, da oltre vent’anni riflette sui corpi e sul biopotere. Fino al 26 febbraio 2023
Venerdì 4 novembre 2022, alle ore 18.00 nella cornice della fiera torinese dell’arte contemporanea Artissima, il Parco Arte Vivente (PAV), centro sperimentale d’arte contemporanea di Torino, inaugurerà “Tierra”, mostra personale di Regina José Galindo. Galindo è un’artista guatemalteca che da più di vent’anni indaga il tema della giustizia sociale attraverso pratiche performative il cui baricentro espressivo si situa nella relazione tra il corpo e l’ambiente. L’esposizione, a cura di Marco Scotini, fa seguito a quelle dedicate all’artista indiana Navjot Altaf e all’artista indonesiana Arahmaiani: indaga le specifiche relazioni che intercorrono tra sfruttamento ambientale e soggetti oppressi, le donne e le minoranze, decentrando lo sguardo oltre i confini geografici e culturali del cosiddetto occidente.
In occasione dell’opening, inoltre, la performance inedita “Coal to light the fire” basata sulla materia fossile connette il percorso espositivo all’attuale crisi umanitaria ed energetica.
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Voce alle questioni sociali e alle comunità
La mostra ripercorre la ventennale carriera di Galindo (vincitrice del Leone d’Oro alla 51° Biennale di Venezia come miglior giovane artista). Tra tutti gli elementi naturali, la terra che dà il titolo alla mostra ha un suo particolare statuto: l’approccio di Galindo si sottrae a qualsiasi declinazione essenzialista del rapporto tra terra e corpo femminile, e così anticipa e influenza le più recenti tendenze della ricerca artistica ecofemminista. Il percorso si è negli anni evoluto, dal focus iniziale verso le problematiche politico-sociali del Guatemala, all’attenzione (site-specific) verso i contesti e le comunità con cui l’artista si trova ad interagire.
Lontana dalle ricerche formali condotte nelle scuole d’arte tradizionali, sin da subito Galindo utilizza l’arte come modalità di comunicazione e azione politica.
Performance che raccontano crimini
Nata e cresciuta durante la lunga dittatura militare guatemalteca, assiste sin dalla più tenera età ad una guerra civile connotata da feroci pratiche repressive, sino alla pulizia etnica nei confronti delle popolazioni indigene. Cuore fisico e concettuale della mostra, la performance “Tierra”(2013) testimonia il trauma che innerva la memoria del suo popolo. Un trauma in cui la terra è baricentro di crimini consumati aggredendo i corpi – la pala meccanica che scava una fossa attorno al corpo di Galindo, allude alle fosse comuni in cui i militari gettavano oppositori politici e persone indigene – quanto sul piano politico ed economico: il colpo di stato che inaugura il regime militare di Carlos Castillo Armas nel 1954, venne sostanzialmente costruito dagli Stati Uniti per tutelare gli interessi della società United Fruit Company.
Parallelamente, in “Mazorca” (2014) l’azione predatoria e violenta rappresentata dalla pala meccanica si trasla in quattro uomini che recidono con un machete le piante intorno al corpo dell’artista, in piedi al centro di un campo di mais. Le strategie repressive dei militari annoveravano proprio la distruzione dei campi, fondamentali per il sostentamento della popolazione indigena. Una minaccia a cui ha fatto seguito, vent’anni dopo il termine del conflitto, da una legge approvata nello stesso 2014 dal Congreso de la República, comunemente nota come legge Monsanto. Il nome della celebre multinazionale statunitense ci riporta all’inscindibilità di ecologia e politica.
Con la mostra di Galindo, il PAV ribadisce il filo conduttore della propria programmazione, affermando che la sensibilità nei confronti dell’ecologia non possa essere scissa da una radicale analisi delle relazioni di potere economico e politico che disegnano il capitalismo contemporaneo.
La proposta laboratoriale del Pav
Nel periodo di apertura al pubblico della mostra, su prenotazione ([email protected]), le AEF Attività Educative e Formative del PAV propongono a scuole e gruppi l’attività laboratoriale Patchwalking – Creazione di nuovi territori OMGFree. Il bene comune, inteso come totalità planetaria da preservare, sottende un codice collettivo che è proprio di tutte le specie viventi.
Le migrazioni e gli spostamenti producono una continua contaminazione tra locale e globale, per cui le geografie e le culture si ridistribuiscono e mutano secondo criteri di ibridazione, adattabilità e incontro.
Durante il laboratorio, a partire dal valore simbolico della terra, che ciascun gruppo è invitato a portare dal proprio luogo di appartenenza, e attraverso l’utilizzo di pigmenti colorati messi a disposizione, viene prodotto un elaborato collettivo in cui l’esperienza materica con la terra dà vita a una mappatura organica fatta di tracce e traiettorie.
La mostra è realizzata con il sostegno di Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Regione Piemonte, Città di Torino.
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