“Transitare via” dai combustibili fossili, l’impegno a fine Cop28
Dopo attese, polemiche e rinvii i 198 delegati hanno raggiunto un accordo riguardo alle fonti fossili, forse il massimo accordo raggiungibile da un vertice tenuto a Dubai. Più concreto l’obiettivo di triplicare le rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030
Alla fine è arrivato. Il documento finale della Cop28 è stato approvato, in ritardo rispetto al previsto (come del resto accade quasi sempre) dopo un giorno e una notte di disaccordi, polemiche, battibecchi. Ed è probabilmente (quasi) il massimo che ci si potesse attendere da una Conferenza delle Parti tenuta in una delle capitali mondiali del petrolio, Dubai. I 198 delegati hanno approvato il “Global Stocktake”, vale a dire dire il bilancio degli impegni, che comprende le azioni per ridurre le emissioni di gas serra. «Per la prima volta in assoluto (nella storia delle Cop, ndr) abbiamo scritto combustibili fossili nel testo», dichiara entusiasta Sultan Al Jaber, aprendo la sessione plenaria dei delegati. Proprio lui che tante polemiche aveva suscitato pochi giorni fa, con dichiarazioni che andavano nella direzione diametralmente opposta. Ma tant’è.
«Abbiamo le basi per la trasformazione», ha ribadito ecumenico il sultano, sottolineando che il documento è «frutto della collaborazione di tutti e che coinvolge tutti». Gli Emirati Arabi Uniti, dunque, sono “orgogliosi” del loro ruolo nella mediazione del primo accordo sul clima che chiede l’abbandono dei combustibili fossili in questo decennio.
Fonti fossili, senza “uscita” e senza tempi
Ma è davvero così? I punti critici, o comunque assai aleatori sono molti. Intanto non c’è più la dicitura “phase-out”, di cui si è tanto parlato nei giorni scorsi e che indicava l’eliminazione graduale dei combustibili fossili. Un concetto necessario, invocato da molti di coloro che hanno partecipato ai lavori. Si parla invece, nel documento finale, di «transitare fuori (“Transition away”, ndr) dai combustibili fossili nei sistemi energetici in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico». E a tal proposito non ha esitato a farsi sentire la voce di António Guterres, il Segretario generale Onu che non esita a prendere posizione a favore della transizione ecologica:
«A coloro che si sono opposti a un chiaro riferimento all’eliminazione graduale dei combustibili fossili nel testo della COP28, voglio dire che l’eliminazione graduale dei combustibili fossili è inevitabile, che piaccia o no. Speriamo non arrivi troppo tardi».
Più concreti su “altre energie” ed efficientamento
Nel documento finale è sparita anche la parola “petrolio”, mentre “combustibili fossili” appare solo due volte. Questo accade sebbene si riconosca la necessità di applicare «riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni di gas serra in linea con il percorso dell’1,5 gradi e si invitano le parti a contribuire agli sforzi globali, secondo modalità determinate a livello nazionale, tenendo conto dell’Accordo di Parigi». Una sicura ambiguità che rischia di rendere il terreno delle azioni scivoloso. E infatti per quanto riguarda la concretizzazione dell’impegno, attraverso azioni pratiche, il documento parla di «triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale e raddoppiare la media globale del tasso annuo di efficienza energetica entro il 2030». Come nella bozza precedente, poi, si sottolinea la necessità di «accelerare le tecnologie a zero e a basse emissioni, fra cui energie rinnovabili, nucleare, tecnologie per l’abbattimento e la rimozione delle emissioni come la cattura, lo stoccaggio e l’utilizzo del carbonio e la produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio».
Probabilmente il punto più interessante è l’articolo 28, nel quale si chiede di eliminare gradualmente «nel più breve tempo possibile sussidi inefficienti ai combustibili fossili che non affrontano la povertà energetica o la transizione giusta, nel più breve tempo possibile». Questo punto, in cui si parla di sussidi, è il meno nebuloso. Almeno su carta.
Commenti
Per quanto riguarda le reazioni, accanto al disincanto attento di Guterres, c’è l’ottimismo di John Kerry, inviato sul clima Usa, che parla di «accordo storico». Ma d’altra parte si parla di un accordo fatto in casa di (più o meno) amici, gli Emirati Arabi. Tornando all’Onu, di parere più moderato e diplomatico di Guterres è certamente Simon Stiell, Un Climate change Executive Secretary: «Ci saranno tantissime analisi sulle iniziative annunciate qui a Dubai. Sono un’ancora di salvezza per l’azione per il clima, non un traguardo. Ora tutti i governi e le imprese devono trasformare senza indugio questi impegni in risultati di economia reale». Associazioni e attivisti ovviamente non condividono, almeno non in tutto.
«Il testo finale rappresenta un miglioramento rispetto all’ultima versione, che era inaccettabile, anche se è ancora molto permeato e influenzato dalle lobby fossili e da quelle delle false soluzioni (nucleare, cattura e stoccaggio del carbonio) – spiega Maria Grazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia – Pessima la menzione dei combustibili per la transizione, una transizione che gli interessi del gas tendono a rendere infinita ed enormemente più dispendiosa, proprio perché consistenti fondi tengono in piedi il sistema fossile. Controproducente anche l’inclusione di nucleare e cattura e stoccaggio del carbonio, elencati come tecnologie a zero e a basse emissioni». Il comunicato di Greenpeace International va nella stessa direzione, aggiungendo una menzione alla questione dei Loss and Damage, dibattuta nelle prime ore di Cop: «Avremo bisogno di un impegno più forte sul sostegno finanziario per quei Paesi in via di sviluppo che ne hanno bisogno per la transizione dei loro sistemi energetici, insieme al riconoscimento che i paesi sviluppati devono muoversi più velocemente. Quindi i paesi hanno ancora molto da fare». Insomma, un piccolo passo avanti. Forse. Almeno date le premesse, anche geografiche di questa Cop.
Ma è tutta da vedere quanto avanti sia davvero questo passo.
Saperenetwork è...
- Nata a Napoli, è cresciuta tra Campania, Sicilia e Roma, dove vive. Giornalista, si occupa di ambiente per La Stampa e di cinema e società per Libero Pensiero. Ha collaborato con Radio Popolare Roma, La Nuova Ecologia, Radio Vaticana, Al Jazeera English, Sentieri Selvaggi. Ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma. Cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè.
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