Unhcr: “La crisi climatica è prima di tutto crisi umanitaria”

Etiopia, alcuni rifugiati al Bokolmayo Nutrition Center (Foto:© UNHCR/Tiksa Negeri)

Unhcr: “La crisi climatica è prima di tutto crisi umanitaria”

Colpisce tutti, e lo stiamo vedendo in Emilia Romagna. Ma i più danneggiati sono i Paesi poveri, dove aumentano conflitti e insicurezza alimentare a causa degli stravolgimenti ambientali. Al via una campagna per aiutare i rifugiati climatici e gli sfollati

Lo stiamo vedendo in casa nostra, qualora ancora non lo avessimo capito, in questi giorni, in Emilia Romagna. La crisi climatica è un’emergenza umanitaria. Il suo impatto è devastante in tutto il pianeta ma a pagare il prezzo maggiore sono soprattutto le persone vulnerabili, tra i quali i rifugiati e gli sfollati, che vivono in zone di conflitto e in Paesi fragili. Da un lato, a causa di fenomeni meteorologici estremi come inondazioni, tempeste e siccità, negli ultimi 10 anni abbiamo registrato una media di 21,5 milioni di nuovi sfollati all’anno, fra i quali 23,7 milioni soltanto nel 2021. Dall’altro lato, il cambiamento climatico è un moltiplicatore di altri fattori di rischio, in primis l’insicurezza alimentare. Con la campagna La crisi climatica è un’emergenza umanitaria, l’Unhcr lancia un allarme che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sugli effetti devastanti di questa crisi e a raccogliere fondi per aiutare decine di milioni di persone a rischio.

 

Guarda il video dell’Unhcr 

 

Insicurezza alimentare

Come si diceva, uno fra gli effetti più catastrofici della crisi climatica è l’aumento dell’insicurezza alimentare. Il cibo diventa sempre più inaccessibile per via della scarsità di acqua e dei terreni produttivi e del conseguente impatto sui raccolti e sulla produzione alimentare. I prezzi dei beni alimentari tendono ad aumentare, rendendo estremamente difficile l’accesso al cibo per molte comunità impoverite o sfollate. A livello globale, nel 2021 circa 193 milioni di persone si trovavano in condizioni di grave insicurezza alimentare e necessitavano di assistenza urgente – un numero mai registrato prima – in 53 Paesi, con un aumento di quasi 40 milioni di persone rispetto al picco precedente raggiunto nel 2020.

 

Dal Corno d’Africa all’Afghanistan

In particolare, il Corno d’Africa – la regione africana che include Somalia, Etiopia, Kenia – sta vivendo la peggiore siccità da quattro decenni a questa parte.

23 milioni di persone in Etiopia, Kenya e Somalia sono in condizioni di grave insicurezza alimentare.

In Afghanistan, altro Paese colpito da una grave siccità, quasi 19 milioni di persone vivono in una condizione di insicurezza alimentare. «Stiamo creando un mondo in cui chi fugge dalla violenza è costretto a vivere in luoghi inabitabili per via del clima – spiega Chiara Cardoletti, Rappresentante dell’Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. E il paradosso è che i Paesi e le comunità meno responsabili del riscaldamento globale siano i più colpiti. L’aspetto forse più preoccupante è che con l’intensificarsi degli impatti della crisi climatica, il divario tra i bisogni umanitari e le risorse per rispondervi si sta si sta allargando».

 

La raccolta fondi dell’Unhcr

«Ogni giorno siamo testimoni di quanto la crisi climatica colpisca soprattutto esseri umani già stremati dagli effetti dei conflitti e dal trauma della fuga forzata – dichiara Laura Iucci, Direttrice della Raccolta Fondi Unhcr Italia. Sono bambini, donne e uomini che non hanno cibo a sufficienza e sono sempre più poveri per via dell’aumento del prezzo dei beni alimentari. È fondamentale che ognuno di noi si senta chiamato in causa perché il sostegno di tutti, anche attraverso una piccola donazione, può cambiare la vita di migliaia di persone».

 

Laura Iucci, Direttrice della Raccolta Fondi Unhcr Italia
Laura Iucci, Direttrice della Raccolta Fondi Unhcr Italia

 

L’appello agli stati e la maratona di Barbascura

Oltre il 70% dei rifugiati e degli sfollati del mondo proviene dai Paesi più vulnerabili al clima, tra cui Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Siria e Yemen. La maggior parte degli sfollati a causa degli impatti climatici rimane all’interno del proprio Paese. Molti di coloro che sono già stati costretti a fuggire dalla violenza in aree vulnerabili sono nuovamente sradicati dal territorio di accoglienza a causa di tempeste catastrofiche, siccità e inondazioni.

Per i Paesi e le comunità più vulnerabili, che ospitano anche la maggior parte dei rifugiati e degli sfollati, il tempo per adattarsi si sta esaurendo.

L’Unhcr chiede agli Stati di agire urgentemente e collettivamente per combattere i cambiamenti climatici e mitigarne l’impatto sulle vite e sui mezzi di sussistenza di milioni di persone in tutto il mondo. Esorta inoltre gli Stati a intensificare la protezione e l’assistenza alle persone sfollate a causa dei disastri naturali e degli effetti del cambiamento climatico. Tutti possono fare la loro parte, sostenendo le persone più colpite e allo stesso tempo le meno responsabili di questa grave emergenza, ed è infatti aperta una raccolta fondi. Venerdì 26 maggio una maratona di 6 ore, condotta tra gli altri da Barbascura, cercherà proprio di raccogliere donazioni per l’Unhcr Italia.

 

 

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