Via Appia, la “Regina” diventa patrimonio Unesco

La Via Appia, "Regina Viarum" per gli antichi romani, fu costruita per collegare Roma a Capua, e prolungata fino a Benevento, Venosa, Taranto e Brindisi, diventando testa di ponte verso la Grecia e l’Oriente (Foto: Wikipedia)

La regina di tutte le strade è ufficialmente patrimonio mondiale dell’Unesco. Così ha deliberato il Comitato del Patrimonio mondiale dell’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa della protezione e della conservazione di luoghi significativi dal punto di vista storico, culturale e ambientale, riunito a Nuova Delhi nella 46ma sessione. La via Appia antica, la “Regina Viarum” degli antici Romani, è entrata così ufficialmente nella lista dei patrimoni dell’umanità, diventando il 60esimo sito patrimonio dell’Unesco in Italia, già in precedenza il paese che ne aveva di più.

La Regina del Mediterraneo

Costruita dai romani tra il IV e il III secolo avanti Cristo per collegare Roma a Brindisi, la Via Appia è considerata una delle più notevoli opere di ingegneria civile della cultura antica. Il tracciato, iniziato nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco per collegare Roma a Capua, fu poi prolungato fino a Benevento, Venosa, Taranto e Brindisi, diventando così testa di ponte verso la Grecia e l’Oriente, man mano che avanzava la conquista romana. Concepita per esigenze militari, la Via Appia divenne però da subito strada importantissima per il commercio e non solo: fu essenziale per le comunicazioni e gli scambi culturali, e proprio per questo nel tempo divenne modello di tutte le successive vie pubbliche romane, fondamentali tuttora per la comunicazione nel bacino del Mediterraneo.

Patrimonio dell’umanità

Quando un sito viene insignito del titolo di “patrimonio dell’umanità”, l’Unesco si impegna a preservarlo per trasmetterlo alle generazioni future, anche attraverso forme di cooperazione internazionale per la tutela del patrimonio culturale. Concretamente significa proteggere i luoghi da conflitti militari, disastri naturali, o saccheggi. Si discute da tempo anche del “lato oscuro” dei patrimoni dell’umanità, ovvero la trasformazione spesso automatica e poco consapevole dei luoghi in mere attrazioni turistiche “instagrammabili”, che attirano milioni di persone e un turismo non necessariamente sostenibile. Ci auguriamo che la Regina di tutte le Strade sappia resistere anche a questo, come ha resistito a secoli di Storia.

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