Willem Dafoe, tra Hollywood, Roma, alpaca e la Biennale di Venezia

Willem Dafoe in una foto del 2006 (Foto: Wikimedia/ Daniel Kruse, Berlin, Germany)

Willem Dafoe, tra Hollywood, Roma, alpaca e la Biennale di Venezia

Il grande attore sarà direttore della Biennale Teatro per il prossimo biennio. Noto soprattutto per i ruoli cinematografici, ha in realtà una lunghissima esperienza nel teatro sperimentale. Scelto dal neo presidente Pietrangelo Buttafuoco, è la prima (temiamo unica) scelta culturalmente degna della nuova destra al potere

Il nuovo direttore artistico della Biennale Teatro di Venezia è stato recentemente lo scienziato geniale e per niente ortodosso che ha resuscitato una giovane donna incinta, suicida in epoca vittoriana perché preferiva la morte alla maternità imposta dalla convenzione sociale, impiantandole il cervello del feto morto, e dandole così nuova vita, madre unicamente di sé stessa. Lui è Willem Dafoe, e quello di Godwin Baxter, medico e dolente Frankenstein post moderno nel controverso film trionfatore di Oscar, Coppe Volpi e premi vari un po’ ovunque Povere Creature di Yorgos Lanthimos, non è stato certo il primo né l’unico grande e iconico ruolo che ha interpretato. Dafoe, che vive in Italia da anni, vicino Roma, in una fattoria di alpaca insieme alla moglie italiana, e ha imparato a parlare italiano ascoltando l’amato Franco Battiato, in seguito divenuto suo amico, si è dichiarato “sorpreso e poi straordinariamente felice” per il nuovo incarico, che durerà fino al 2026.

 

Guarda il trailer di Povere Creature! di Lanthimos

 

Buttafuoco fa la scelta giusta

La scelta del grande attore americano è opera dell’attuale presidente della Biennale, Pietrangelo Buttafuoco, giornalista, scrittore, opinionista, personaggio più unico che raro nell’ambito della destra da cui proviene. Islamico, colto e controverso, è probabilmente l’unico esponente culturale degno di tale nome, discutibile per alcune posizioni (come per il provocatorio panegirico pubblicato in onore di Silvio Berlusconi), ma almeno lontano, per livello d’intelletto e buone maniere, da atrocità demenziali come le dichiarazioni su sostituzione etnica, maternità priorità obbligatoria per le donne, inutilità dei dinosauri, umiliazioni scolastiche, Colombo e Galileo e tutta l’infinita lista con cui, ne siamo certi, la nuova destra della presidente Meloni continuerà a deliziarci.

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La nomina di Willem Dafoe è dunque, dal punto di vista politico e nell’ambito della tanto agognata rivalsa culturale della destra italiota nei confronti dell’intellighenzia di sinistra, non solo un’abile mossa strategica, ma anche e soprattutto la prima operazione meritoria compiuta in questo senso. Temiamo che, date le premesse generali, rimarrà, ahinoi, anche l’unica. Ma siamo e rimaniamo speranzosi di smentirci.

Dafoe, il Teatro prima di tutto

Dafoe, si diceva all’inizio, ha interpretato, nella sua lunga carriera, tantissimi ruoli iconici. È stato il sergente Elias in Platoon di Oliver Stone, l’emaciato Pasolini di Abel Ferrara, l’ipnotico, dolentissimo Van Gogh di Julian Schnabel, per il quale ha vinto la Coppa Volpi nel 2018 a Venezia, città che ora gli ridimostra la propria ammirazione con il recente incarico. Sono solo alcuni tra i tantissimi film interpretati dall’attore originario di Appletown, Wisconsin, che ha iniziato la sua carriera ai tempi dell’università, quando a 19 anni, nel 1975 entrò nel gruppo teatrale d’avanguardia Theatre X, con cui ha lavorato per 27 anni. «Il teatro mi ha educato alla vita», ha detto Dafoe dopo la nomina. «La direzione del mio programma Teatro sarà tracciata dalla mia formazione personale. Una sorta di esplorazione dell’essenza del corpo». Noi non vediamo l’ora di vederlo all’opera.

 

 

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Valentina Gentile
Nata a Napoli, è cresciuta tra Campania, Sicilia e Roma, dove vive. Giornalista, si occupa di ambiente per La Stampa e di cinema e società per Libero Pensiero. Ha collaborato con Radio Popolare Roma, La Nuova Ecologia, Radio Vaticana, Al Jazeera English, Sentieri Selvaggi. Ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma. Cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè.

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