“Niente sarà più come prima” (dal Diario di Pinocchio)
Il Ministero della transizione ecologica ha diffuso delle indicazioni per risparmiare energia, i giornali rilanciano consigli per contenere gli sprechi. Persino l’Ue propone i contatori intelligenti per limitare il picco assorbibile. Il periodo che stiamo attraversando ci obbliga a virare verso l'”ecologia estrema”. Stavolta ci riusciremo?
Durante la pandemia ci siamo detti più volte: «Niente sarà più come prima» nel senso che magicamente avremmo imparato una qualche lezione inespressa che ci avrebbe fatto rinsavire. Eppure adesso, anche con il grave problema della guerra in Ucraina, siamo tornati a comportarci come sempre. Vediamo che il Pil è ridiventato il faro di riferimento di tutte le economie, e nessuno sforzo viene fatto per superare questo indice che spinge sempre a maggiore produzione e consumi. Nel campo della Sanità, se prima la Sanità pubblica e territoriale era trascurata (soprattutto nelle Regioni con un sistema sanitario di eccellenza ma privato!) adesso non s’intravvedono segnali di miglioramento, nel senso di maggiori finanziamenti, riorganizzazione dei servizi, rafforzamento degli organici del personale sanitario.
Anche sul fronte del contrasto al Covid 19, qual è stata la risposta dei paesi cosiddetti “civilizzati”?
Invece di chiederci «Come possiamo affrontare una pandemia (cioè un virus diffuso su scala mondiale)?» si è risposto alla domanda «Come possiamo salvarci noi (nazione, gruppo di nazioni) e che gli altri vadano al diavolo?». Così sono stati riservati i vaccini praticamente solo alla parte della popolazione mondiale più ricca. Eppure molti esperti avevano espresso la convinzione che senza un intervento su scala globale non se ne sarebbe usciti. In più, nei nostri paesi si sono fatti i “distinguo” sulla qualità dei vaccini ed abbiamo adesso il rischio di dover buttare molte scorte di vaccini per sopravvenuta scadenza. E in Africa, da dove provengono molte delle varianti, le vaccinazioni non sono andate avanti. È anche vero che, come contrappasso, in quei paesi, con una popolazione molto più giovane di quella dei paesi occidentali, il Covid ha colpito meno forte che da noi.
Migliorare le domande
Insomma, l’atteggiamento comune è quello di cercare risposte senza aver chiare quali sono le domande corrette da porsi. Per fare un altro esempio, come conseguenza dei problemi di approvvigionamenti energetici anche a causa della guerra in Ucraina, si sta pensando soprattutto a cercare nuove fonti di acquisizione d’idrocarburi o utilizzare (vecchie) maniere di produrre energia, non importa quanto siano inquinanti (centrali a carbone) o pericolose (vedi il nucleare), in modo da poter continuare con lo stesso disinvolto modo di consumare. E invece, ci si dovrebbe chiedere:
«Ci serve effettivamente questa quantità d’idrocarburi o ci serve solo per continuare a mantenere un tenore di vita già dichiarato come insostenibile?».
I cambiamenti climatici in atto e le catastrofi che già vediamo sono passati in secondo piano. In seguito alle sollecitazioni degli scienziati, ci eravamo detti che avremmo dovuto consumare e inquinare di meno, ma adesso il problema sembra essenzialmente quello di trovare maggiori risorse energetiche, senza vedere come ridurre i consumi, cosa fondamentale sia per motivi economici ma soprattutto per motivi di sostenibilità ambientale. L’atteggiamento è del tipo «Adda passà ‘a nuttata», come se questa crisi, soprattutto ambientale, fosse cosa di qualche mese o due, e senza una visione di lungo respiro.
Disattenzioni politiche
La Ue ha giustamente anche formulato raccomandazioni (non vincolanti) a ridurre i consumi energetici, ma l’obiettivo di riduzione fissato (per l’Italia, il 7%) non viene considerato possibile, e da più parti ci si affanna a sostenere che non si può fare nulla. I comportamenti individuali sono continuati come prima: guardate le temperature glaciali mantenute questa estate nei treni o autobus, o nei supermercati.
La crisi ambientale non sembra trovare spazio nei programmi dei vari schieramenti politici, sovrastata da temi brutalmente economici, senza riflettere al fondamentale influsso che ha sull’economia, sull’agricoltura, sulla salute umana.
È di pochi giorni fa la notizia che il Ministero della Transizione Ecologica ha fornito indicazioni, da applicare sostanzialmente su base individuale e volontaristica, per risparmiare energia (ridurre i riscaldamenti, attenti alla cottura, attenti alle luci accese e così via). Sui giornali compaiono molti articoli che indicano come risparmiare energia e risorse in genere, e quindi c’è da sperare che si apra qualche riflessione generalizzata sui migliori comportamenti da tenere. L’Ue ha anche deciso di limitare la potenza di picco assorbibile dalle varie utenze tramite l’uso dei contatori “intelligenti”: insomma, non sarà possibile usare più elettrodomestici insieme durante il giorno.
Un passo in avanti. Ma basterà?
Sicuramente, quando fossero applicate, queste misure rappresentano un passo avanti. Tuttavia questo non ci basta: l’ecologia estrema è totalizzante e onnicomprensiva, investe tutti i settori della nostra vita, da come consumiamo a come utilizziamo in genere le risorse (alimentari, di acqua, industriali etc.) e quindi nei prossimi articoli continuerò ad affrontare i vari problemi con piglio da ecologista estremo, cercando di presentare elementi per cambiare i propri punti di vista. Insomma, riuscire a far sì che i cittadini e i governanti, senza farsi condizionare da motivi di “comodità”, elettorali e di potere, si pongano le domande giuste e adottino i comportamenti conseguenti, è sempre un’opera di ecologia estrema.
Saperenetwork è...
- Ambientalista da sempre, che ha letto, all’epoca, il libro I limiti dello sviluppo, e quindi sta aspettando la catastrofe da 50 anni. Ma nonostante tutto, visto che serve Pensare globalmente Agire localmente, affligge chi gli sta vicino con l’intento di ridurre i consumi, di tutto: cibo, acqua, energia etc. e non cessa di operare per il miglioramento dell’ambiente, soprattutto urbano, nel contesto di Legambiente. È Presidente del Circolo Garbatella di Legambiente che dal 2012 ha in affidamento il Parco Garbatella in Roma, un’area di 40.000 m2, che il Circolo gestisce senza nessun contributo da parte del Comune. Da queste pluriennali esperienze ha avviato la sua strada di ambientalista estremo.
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