Addio a Patrizia Cavalli, poetessa pop

La poetessa Patrizia Cavalli durante un reading

Se n’è andata nel giorno del solstizio d’estate e dopo sette lunghi anni di Odissea vera e propria, di lotta contro il tumore che l’aveva colpita, come ricorda oggi Silvia Ronchey sulle pagine di Repubblica.

Patrizia Cavalli, poetessa, anzi “poeta” come si faceva chiamare, è morta a Roma, dove viveva da anni.

Nata a Todi nel 1947, Cavalli si trasferisce nella Capitale nel 1968, dove frequenta la facoltà di Filosofia. A Roma incontra Elsa Morante, un’incontro fondamentale, che si tramuta in amicizia e che dà il via alla carriera della giovane poetessa, che proprio la Morante chiama “poeta”.

 

Patrizia Cavalli
La poetessa Patrizia Cavalli

«Patrizia, sei poeta, sono felice», sono infatti le parole della grande scrittrice, che supportò sempre l’amica nella sua carriera letteraria. Alla Morante è dedicata la prima raccolta, Le mie poesie non cambieranno il mondo, pubblicata da Einaudi nel 1974.  Un esordio che si fa notare per lo stile asciutto e limpido e la capacità di esprimere un’intera gamma di emozioni arrivando a tutti, pur con una dizione perfetta.

La sua carriera continua con Il cielo (1981), L’io singolare proprio mio (1992), riunite poi nel medesimo anno in Poesie (1974-1992) e poi Sempre aperto teatro (1999), La guardiana (2005), Pigre divinità e pigra sorte (2006), Datura (2013), Vita meravigliosa (2020), e Con passi giapponesi (2019). La musica fu un altro suo strumento espressivo, come nel caso delle celebri letture delle poesie di Emily Dickinson, e della canzone incisa con Diana Tejera nel 2013, Al cuore fa bene fare le scale.

Ha scritto di lei Alfonso Berardinelli: «Quando una cosa è precisamente detta, la mente guarisce dal malessere, dalla malattia dell’imprecisione»

 

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