Alberi Maestri, dal bosco un invito a (ri)vedere meglio

Spettatori e spettatrici durante una performance di "Alberi Maestri" (Foto: www.campsiragoresidenza.it)

Dalla fine degli anni 1960 Warren Brody, psichiatra votato alla cibernetica, investì nella visione di mettere la tecnologia al servizio degli esseri umani affinché arricchissero il proprio ambiente e la propria persona. All’epoca si confrontarono due paradigmi: lo human augmentation funzionale al miglioramento della produttività (approccio poi risultato vincente negli ambienti della Silicon valley) e lo human enhacement che puntò invece al perfezionamento di capacità innate dell’essere umano come orientamento, memorizzazione e interpretazione dei segnali della natura.

Alberi Maestri, un tour nel mondo vegetale

Il pensiero di Brody sembra conservarsi in Alberi maestri, una performance itinerante di incontro con la complessità e l’intelligenza del mondo vegetale. La regia di Michele Losi, che assieme a Sofia Bolognini disegna la drammaturgia, compone l’opera di Pleiadi, un collettivo integrato al centro di ricerca e produzione teatrale Campsirago Residenza, in collaborazione con The International Academy for Natural Arts.
Le ultime rappresentazioni sono andate in scena a settembre nel più ampio contesto offerto dal Festival Orme sull’altipiano della Paganella, in Trentino, e in occasione di una camminata sul monte di Brianza, il 10 novembre, dal borgo di Mondonico fino a Campsirago, in provincia di Lecco, itinerario che sarà riproposto per la replica del 22 dicembre.

 

Guarda il video di Alberi Maestri

Sinfonia di boschi, uccelli e foglie

Durante la camminata immersiva, superato il paradosso di escludere il concerto di uccelli e foglie indossando un paio di cuffie, ci si pone non tanto come spettatori, quanto come partecipanti a un ambiente mediale determinato dal flusso delle immagini intese come enti produttori di realtà. Procedendo in fila indiana ci si percepisce simili a un nativo, a un custode immerso nella fluorescenza vegetale del pianeta Pangea di James Cameron.

Una traccia elettronica riproduce gli impulsi della strategia comunicativa sotterranea delle piante e una melodia mostra il lento librarsi dei terpeni resi visibili dall’accelerazione dell’immaginazione.

L’ausilio della tecnologia prestato alla poesia, alla narrazione e alla divulgazione suggerisce al camminatore il modo per valicare la soglia del non visto e del non udito insegnando a entrare nei boschi con il giusto rispetto, senza tecnologie alle quali delegare competenze ma muniti di apparecchi che veicolano conoscenza e consapevolezza, magari inducendo a sentirsi parte integrante e a immaginarsi vestiti di natura per progressivamente spogliarci di eccessivi tecnicismi tessili ed estensioni satellitari. Una volta tolte le cuffie, continuano a risuonare le citazioni di Stefano Mancuso, Henry Thoreau e Jean Giono… e il silenzio del bosco fa molto più rumore del solito.

 

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Samuel Zennaro
Aspirante pubblicista, collabora con un giornale locale e ha finora pubblicato su testate on-line e sui social. Si interessa di cooperazione internazionale e si occupa di commercio locale ed estero.
Tratta principalmente di ambiente, diseguaglianze economiche e sociali, energia e infrastrutture. Sogna di combinare viaggio e reportage e ambisce a pubblicare un libro che getti luce su quanto l'impronta ecologica finale del consumatore sia legata all'inquinamento. Con focus sull'Indonesia intende rintracciare aspetti del colonialismo tradizionale ancora presenti nel commercio internazionale e dimostrarne le dinamiche di sperequazione della ricchezza.

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