Batterie auto, inchiesta del Guardian su una contaminazione “alla Erin Brockovich”

Il nickel è uno dei minerali necessari, insieme a cobalto, litio, manganese e grafite, per creare le batterie per i veicoli elettrificati. Con un impatto ambientale e sociale molto importante

Batterie auto, inchiesta del Guardian su una contaminazione “alla Erin Brockovich”

Il quotidiano inglese The Guardian ha scoperto la contaminazione di acqua e aria, a danno della comunità residente, in prossimità di una grande miniera di nickel in Indonesia. Nickel utilizzato per produrre batterie di veicoli elettrici e ibridi. Anche per questi veicoli, la valutazione dell’impatto sull’ambiente (e sui diritti umani) non può prescindere dalla filiera

Una delle più grandi miniere di nickel in Indonesia, paese leader nell’estrazione del minerale, seguita da Filippine e Russia, si trova nella remota isola di Obi, nei pressi del centro abitato di Kasawi. Secondo un’inchiesta dei due giornalisti investigativi Tom Levitt e Febriana Firdaus di The Guardian, l’acqua della fonte che rifornisce Kasawi (che viene bevuta e usata per l’igiene e le coltivazioni) sarebbe contaminata con livelli molto pericolosi di cromo esavalente (CR6).

L’illustre testata britannica sottolinea che si tratta dell’elemento chimico cancerogeno ampiamente conosciuto per il suo ruolo nella vicenda, diventata film, di Erin Brockovitch. Nel film la Pacific Gas and Electric Company aveva contaminato le falde acquifere della cittadina californiana di Hinkley, provocando tumori agli abitanti.

Guarda il trailer di Erin Brockovich

 

Campioni d’acqua raccolti vicino Kawasi, testati presso laboratori certificati dal governo, testimoniano la presenza di cromo esavalente in 60 ppb (parts per billion, ovvero il numero di unità di massa del contaminante per 1 miliardo di unità di massa totale). Il livello massimo indicato dalle autorità indonesiane è di 50 ppb. Inoltre, l’indagine ha riscontrato nell’area anche livelli importanti di infezioni gravi ai polmoni (ARI, acute respiratory infections). La clinica ostetrica di Kasawi ha riferito al Guardian di più di 900 casi di infezioni acute respiratorie su 4000 residenti.

L’incidenza (anno 2020) è stata appena sotto il 20%, a fronte di una media nazionale del 9%. Oltre la metà dei casi, secondo la clinica, riguarda neonati e bambini fino a 4 anni.

 

Il sito, dal valore di 1 miliardo di dollari, è di proprietà del Gruppo indonesiano Harita e della cinese Lygend Mining. Si scava, si estrae e si lavora il nickel per batterie dei veicoli elettrici e ibridi. La compagnia, denominata PT Halmahera Persada Lygend, vende il nickel alla cinese GEM, che produce i componenti delle batterie. GEM rifornisce molte delle imprese leader mondiali di batterie, inclusa la cinese CATL che controlla il 30% del mercato. I destinatari ultimi saranno probabilmente i più noti produttori di veicoli elettrici, come Mercedes Benz e Volkswagen.

«Chiedere conto dell’inquinamento alle compagnie minerarie e alla filiera dei fornitori è difficile, specie se possono esserci multiple fonti di contaminazione»

ha detto l’avvocato ambientale Mattew Beird a Tom Levitt e Febriana Firdaus. Il boom nel prezzo del nickel e la corsa alle batterie ha visto una gran fretta nello sviluppare le miniere ma si teme che le supervisioni degli enti regolatori abbiano fallito nel tenere il passo.

 

cartina dell'Indonesia con isola di Obi

 

Chiamata in causa, la Halmahera Persada Lygend ha risposto che le infezioni gravi ai polmoni sono comuni nei paesi in via di sviluppo, specialmente nelle regioni tropicali, e che la soluzione riguarda cibo adeguato per i bambini già durante la gravidanza, igiene nelle case e una maggiore informazione dovuta all’istruzione. Sul cromo esavalente nei campioni, la compagnia ha riferito che i test eseguiti dal 2013 al 2021 rientravano negli standard indicati dalle autorità compresi nel range di CR6 tra i 5 e i 40 ppb, e che non vi sono state fuoriuscite di CR6 dal sistema né impatto sulle sorgenti d’acqua di Kawasi.

Questa inchiesta del Guardian si aggiunge ad analisi e ricerche, curate anche da ong sui territori, che confermano l’impatto ambientale e sociale dell’estrazione e della lavorazione dei minerali necessari alle batterie dei veicoli elettrificati. Cobalto e litio, in primis, ma anche manganese, grafite e, appunto nickel.

Finora la tendenza è stata quella di valutare un veicolo elettrico o ibrido per il suo minor impatto ambientale nel momento dell’utilizzo, ma è necessario conoscere e intervenire su tutta la filiera. Anche considerando che per le batterie vengono stanziate risorse pubbliche importanti. Essenziale risulta inoltre progettare batterie facilmente disassemblabili, per riciclarne i componenti in modo più agevole. E, se possibile, non dirottare il nostro consumismo compulsivo sui veicoli elettrificati.

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da The Guardian (@guardian)

Saperenetwork è...

Francesca Santoro
Francesca Santoro
Laurea in comunicazione, specializzazione in marketing e comunicazione nel Non Profit. Per 15 anni mi sono occupata di comunicazione e formazione nell’ambito del consumo critico e del commercio equo, trattando temi quali l'impatto delle filiere a livello locale e globale su persone, risorse, territori, temi su cui ho anche progettato e condotto interventi nelle scuole. Dal 2016 creo contenuti online per progetti, associazioni, professionisti.

Sapereambiente

Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!


Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella di posta per confermare l'iscrizione

 Privacy policy


Parliamone ;-)