Cinque musicisti green che dovete conoscere. Parte seconda
Dal celebre newyorchese che, grazie al suo gatto, ha abbracciato la causa ambientalista e vegana, al giovanissimo rapper premiato da Obama, dal cantore degli oceani premio Pulitzer al rocker che difende i diritti dei nativi australiani. Ecco cinque artisti che hanno messo al centro della loro musica l’amore per la Terra e per tutti i suoi abitanti
Continuiamo il nostro percorso, alla scoperta di cinque voci musicali che attraverso le loro opere si fanno promotori di un mondo in cui le ingiustizie ambientali abbiano sempre meno spazio.
Moby
Richard Mellville Hall (in arte Moby) è un cantante newyorkese, tra i più amati esponenti della musica elettronica contemporanea. Moby si è distinto sulla scena musicale per il suo stile eclettico – che spazia dalla techno all’ambient -, ricco di contaminazioni, di sonorità caleidoscopiche e di sperimentazioni, ma anche per l’attivismo che ha caratterizzato la sua ormai lunga carriera artistica. I suoi pezzi sono scritti per far ballare e al tempo stesso per stimolare riflessioni profonde sul ruolo dell’umanità, sulle scelte di pochi che ricadono sull’intero pianeta. Alcune tra le sue canzoni più famose, come Why does my heart feel so bad? e Porcelain sono ormai dei veri e propri classici, conosciuti in tutto il mondo. Moby è molto di più di un semplice musicista: egli è anche fotografo, scrittore, vignettista, e a fare da filo conduttore all’espressione di tutti questi talenti c’è l’impegno per i diritti degli animali. La sua vocazione animalista nasce grazie a un percorso che ha radici nell’infanzia. Una relazione di cura e amore stretta con il suo gatto Tucker, gli permetterà di osservare come gli animali abbiano “emozioni profonde” e “una vita emotiva complessa” quanto quella umana, fatta di affetti e caratterizzata dal desiderio di evitare la sofferenza.
Moby diviene così prima vegetariano, nell’estate del 1984, e infine vegano, tre anni più tardi. Oggi possiede una ristorante vegano e l’aspetto totalizzante di questa “chiamata” a difendere la vita animale si esprime anche attraverso i tanti tatuaggi che ne disegnano il corpo. Il suo messaggio viene diffuso al mondo sin dai primi album, nei quali inserisce riferimenti, riflessioni e contenuti divulgativi e scientifici sul tema, collaborando con artisti come Matthew Grabelsky (pittore iperrealista che pone al centro delle sue opere il rapporto essere umano-animale) per la realizzazione delle foto di copertina. Nel 2019 esce These Systems are Failing, album interamente progettato, insieme a The Void Pacific Choir, intorno al desiderio di fare musica “politica e vegana”.
Dodici brani densi di critiche al sistema, alla tecnologia che distrugge i contatti e le relazioni, all’indifferenza e alle crudeltà dei nostri tempi.
Sostenitore della marcia contro le armi e pacifista, Moby è anche creatore di brani esclusivamente dedicati alla meditazione e ad altre pratiche per lo sviluppo della consapevolezza (come l’album appena rilasciato, Ambient 23). In occasione del suo ultimo progetto animalista, Rescue Me, dedicato alla lotta alle sofferenze animali nel mondo della moda, egli dichiara che nulla può renderlo più felice “come musicista, attivista ed essere umano” che usare la sua musica per “portare all’attenzione delle persone progetti importanti”.
Dave Matthews
Dave Matthews è un musicista nato e cresciuto a Johannesburg. Chitarrista autodidatta, appena ventenne si trasferisce negli Stati Uniti per evitare il servizio di leva. A Charlottesville, lavora dietro il bancone di un jazz bar: un’esperienza che gli permette di affinare il suo orecchio musicale e di maturare il suo stile, nonché di entrare in contatto con altri musicisti. Poco dopo fonderà la Dave Matthews Band, la cui prima apparizione pubblica avverrà in occasione del concerto per la Giornata della Terra del 1991. La band spopola da subito negli ambienti universitari e nelle confraternite, ma il successo si diffonde poi a macchia d’olio anche nel pubblico più maturo, grazie a innovativi sviluppi nel sound, compiuti a partire dagli anni 2000. Oggi la Dave Matthew Band è famosa, oltre che per la piacevolezza dei brani, anche per l’impegno ambientalista che la caratterizza.
In partneship con l’associazione non profit Reverb – che si occupa di sostenibilità nel settore degli eventi musicali – dal 2005, Dave Matthews e i suoi compagni hanno lavorato a un progetto di azioni globali per l’ambiente, tra cui la creazione di ecovillaggi musicali, la messa a dimora di oltre tre milioni di alberi negli ultimi tre anni, aderendo al progetto di The Nature Conservancy e la lotta per la riduzione dell’impatto dei tour sull’ambiente, bilanciando le emissioni di CO2 e rendendo così i concerti “climate positive”. Un piano volto al miglioramento continuo, iniziato sin dalla prima serie di concerti della band e mirato a tenere accesa la speranza contro il disastro climatico.
Grazie a queste azioni, il 5 giugno 2019, trent’anni dopo il primo tour, alla band fondata da Dave Matthews è stata riconosciuto il titolo di ambassador Unep.
Da quando la partnership con Reverb ha preso forma, sono stati raccolti oltre due milioni di dollari, tutti devoluti in progetti di salvaguardia ambientale, e l’eco villaggio ha ospitato oltre mille organizzazioni non profit, supportando il lavoro di più di duemila piccole fattorie e progetti per la creazione di energia solare ed eolica. La band ha da poco annunciato l’uscita di un nuovo album, atteso per maggio prossimo.
Shane Howard
Shane Howard è un chitarrista e cantautore australiano, cresciuto sulla costa dello stato di Victoria, famosa per le lunghe e ventose spiagge bramate dai surfisti di tutto il mondo, e per il genere folk tipico della tradizione musicale locale. I genitori hanno sempre incoraggiato lui e i fratelli a coltivare la passione per la musica e quando Howard arriva al college ha già in mente di formare una band, impresa che gli riesce al primo tentativo: nel 1977, insieme a sua sorella Marcia, fonda i Goanna (il nome del gruppo prende ispirazione dal termine che indica alcune specie di varani australiani). Howard e i suoi compagni diverranno uno tra i più famosi gruppi dello scenario rock australiano. Sin da subito, la band si dedicherà a unire sonorità delicate a testi impegnati, che diverranno simboli di numerose proteste sociali e azioni a difesa del pianeta. Dopo un’esperienza di viaggio nei “territori ancestrali” delle terre interne, Howard dichiarerà di voler utilizzare la musica per veicolare la protesta contro le ingiustizie perpetuate ai danni degli aborigeni australiani, privati di una natura che avevano saputo preservare per secoli.
«Ho realizzato all’improvviso che il paese nel quale sono cresciuto, che pensavo fosse il mio, non lo era affatto», affermerà nel 1981.
Solid Rock, la canzone che verrà scritta a seguito di quell’esperienza e rilasciata nel 1982, rimarrà nella top ten australiana per oltre sei mesi ed è ancora oggi una delle canzoni più ascoltate di sempre in Australia. È un inno alla sacralità della terra e alla libertà dei popoli. L’album che la conteneva, dal titolo evocativo di Spirit of Place, è stato quattro volte disco di platino.
Dopo appena un anno da questo successo, la band si unirà alla protesta ambientalista contro il progetto di sbarramento del fiume Franklin volto a generare energia idroelettrica. La difesa del corso d’acqua, che oggi scorre ancora tra le selvagge foreste pluviali della Tasmania, costituirà materia urgente e Howard dedicherà ogni sforzo a questo scopo, scrivendo il singolo Let the Franklin flow in meno di tre settimane. C’è chi dice che senza il grande successo del brano, che contribuì a smuovere l’opinione pubblica, il fiume non sarebbe più lì. Nei pochi anni successivi, la band continuerà il suo impegno a favore dei diritti dei nativi e della salute delle terre, unendovi la protesta contro il nucleare e lo sfruttamento delle risorse del Corno d’Africa. Dal 1987 Shane Howard proseguirà la sua carriera da solista ma senza dimenticare i temi a lui cari. Nel 2022 la band si riunirà nuovamente in occasione di un ultimo tour, per celebrare i quarant’anni dall’uscita di Spirit of Place.
John Luther Adams
Scenari sonori ispirati ai laghi ghiacciati dell’Alaska e alle profondità degli oceani, omaggi al silenzio e al lento scorrere delle stagioni, inviti a rallentare, a prestare attenzione, a ricordare il nostro ruolo nella grande comunità dei viventi e un tentativo strutturato e riuscito di trasporre la natura in musica. Le composizioni classiche di John Luther Adams lo rendono uno tra i più importanti e originali compositori di musica classica contemporanea. Adams unisce musica e ambiente, dentro “una grande visione che supera le barriere artistiche”, come sottolineato dalla University of Northwestern, che nel 2010 gli ha assegnato il premio Nemmers. Una prospettiva che, in nome dell’amore per la natura, trascende gli schemi e le barriere, una musica che non si può non fermarsi ad ascoltare, che invita all’abbandono ma anche alla riflessione, suscitando nell’ascoltatore incanto e sgomento insieme.
Classe 1953, John Luther Adams muove i primi passi nel mondo della musica come batterista rock, grazie alla passione per Frank Zappa. La sua adolescenza trascorre tra le molte letture (i diari di Thoreau, i discorsi di Martin Luther King) e le riflessioni sulla crisi ambientale e sociale, combattuto, come egli stesso dichiara in un’intervista a The Nation, tra due opposte “tentazioni”: quella di cambiare il mondo e allo stesso tempo di fuggire da esso. Dopo il diploma in composizione al California Institute of Arts nei primi anni ’70 si trasferisce in Alaska, “stregato” dalle sue bellezze naturali.
Questa diverrà la sua patria di elezione, la maggiore fonte di ispirazione per la sua musica, un luogo dove ritrovare una relazione profonda con l’ambiente e guida per le sue imprese come attivista.
L’amore per le percussioni lo porterà ad esplorare e studiare le tradizioni musicali del popolo inuit, contaminando la sua musica con sonorità tipicamente eschimesi. Nel 2014 riceverà il Premio Pulitzer, grazie alla sua composizione Become ocean: un lavoro orchestrale, secondo gli stessi critici della giuria, “inquietante”, capace di suggerire “un’implacabile marea”, di “evocare immagini che riportano la mente allo scioglimento dei ghiacci polari e l’innalzamento dei livelli del mare”. È una musica che incarna la responsabilità di scuotere le coscienze, per immaginare una cultura in cui tutti possano sentirsi più responsabili. Adams oggi viaggia con sua moglie Cindy tra Stati Uniti, Messico e Cile, alla ricerca di nuove storie da trasformare in note.
La musica può fare più della politica, quando si tratta di cambiare il mondo
– John Luther Adams
Xiuhtezcatl Martinez
Xiuhtezcatl Martinez, giovane rapper cresciuto tra Stati Uniti e Messico, è famoso per essere stato uno dei primi, più giovani e appassionati attivisti per il clima degli ultimi quindici anni. Un “bambino prodigio” dell’ambientalismo, ribattezzato “il ragazzo guerriero”, Martinez ha dimostrato subito di possedere idee lucide e ben argomentate, nonché coraggio da vendere nel portare avanti la sua battaglia contro ogni ingiustizia ambientale. Erede di una saggezza antica, quella dell’amore sacro per la Madre Terra e delle tradizioni indigene a esso legate (suo padre ha origini azteche), poiché “tutto è connesso” e tutti “dobbiamo tutti la vita alla stessa terra e beviamo tutti la stessa acqua”.
Martinez tiene il suo primo discorso pubblico in difesa dell’ambiente ad appena sei anni, a 14 è già responsabile di Earth Guardians, un’associazione che riunisce i giovani attivisti per il clima, fondata da sua madre, l’ambientalista Tamara Roske, e che oggi conta decine di gruppi e migliaia di aderenti in tutto il mondo. Poco dopo, riceve da Obama l’importante riconoscimento di Youth Change Maker of the Year, tiene discorsi di fronte alle Nazioni Unite (il primo nel 2015, incentrato sulla necessità di preservare la Terra a beneficio delle generazioni future)
e intenta – insieme ad altri venti giovani attivisti – la “Juliana v. United States”, una causa contro il governo degli Stati Uniti per negligenza nei confronti della crisi climatica globale e la mancanza di azioni rapide e concrete per preservare il pianeta.
Ma Martinez, oggi ventenne, è anche e soprattutto un musicista, un artista hip hop (conosciuto come X) che con la sua musica scuote le coscienze, si fa portavoce dei diritti dei popoli nativi e della lotta contro l’inquinamento e lo spreco di risorse, riuscendo a mobilitare giovani e giovanissimi perché diventino parte attiva nella difesa della comunità planetaria. Martinez è espressione di un movimento ecologista che si fa sempre più transgenerazionale, intersezionale e inclusivo, e che mira a crescere e a diventare sempre più profondamente globale.
Saperenetwork è...
- Anna Stella Dolcetti, laureata in lingue e culture orientali presso l’Università La Sapienza di Roma, ha conseguito un master in International Management alla Luiss Business School, si è specializzata in Marketing all’Istituto Europeo di Design e in Green Marketing all’Imperial College di Londra. È vincitrice e finalista di competizioni dedicate alle nuove tecnologie (Big Data e Blockchain) e lavora nella comunicazione per aziende ad alto tasso di innovazione. È diplomata in "sommellerie" e appassionata di alimentazione naturale. Nel tempo libero passeggia nei boschi, scala montagne e legge avidamente di biologia, astronomia, fisica e filosofia. Crede fermamente nella sinergia tra metodo scientifico e cultura umanistica e nell’utilizzo delle nuove tecnologie al servizio di etica, rispetto e sostenibilità sociale e ambientale.
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