Cinque scrittori di wilderness che dovete conoscere – Parte seconda

Cinque scrittori di wilderness che dovete conoscere – Parte seconda

Esperienze personali, impegno civile, desiderio di tornare all’essenziale. Tanti gli aspetti del rapporto con la potenza della natura e con lo sfruttamento ambientale da parte dell’essere umano che troviamo nella produzione letteraria di questi autori moderni e contemporanei

Continuiamo il nostro percorso, alla scoperta di altri cinque scrittori specializzati nel narrare l’incontro tra l’essere umano e la natura selvaggia.

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Cinque scrittori di wilderness che dovete conoscere

Rick Bass

Rick Bass nasce in Texas nel 1958 e trascorre la sua vita tra il Mississippi e il Montana. Laureatosi in Geologia all’Università Statale dello Utah, lavora come consulente per l’industria petrolifera locale prima di decidere, nel 1987, di trasferirsi in un’area incontaminata del Montana per dedicarsi a tempo pieno alla scrittura e all’impegno ambientalista, difendendo le foreste della zona dal disboscamento.

E proprio il petrolio sarà spesso protagonista dei suoi racconti: come materia naturale, oggetto del desiderio, leva per gli impulsi tossici di una società autodistruttiva.

Rick Bass

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Bass è uno scrittore di racconti essenziali ed esistenziali, in cui il dipinto fedele della natura selvaggia degli Stati Uniti incontra i temi della malinconia e dei rimpianti umani. Grande protagonista delle sue opere è la montagna: luoghi in cui il freddo e gli elementi taglienti diventano un tutt’uno con l’animo dei personaggi, fino a forgiarne pensieri e inclinazioni, a scioglierne l’incredulità di fronte a terre tanto aspre, dolorose eppure ricche di insegnamenti.

Bass utilizza spesso un umorismo ricco di iperboli – è questo, insieme alle emozioni, a “scaldare” i testi – strizzando l’occhio al lettore con il suo piglio di geologo dell’America rurale, che conosce a fondo i territori, ma anche chi li sfrutta.

Narrazione, visione naturalistica e insegnamenti ecologici si fondono in una prosa profonda, difficile nella sua essenzialità, che “arriva” davvero solo dopo attenta riflessione. Bass è maestro di brevità ma proprio per questo il suo messaggio riecheggia a lungo nella mente del lettore: i paragrafi non passano inosservati, gli explicit, tutt’altro che chiusure, sono densi di appigli sui quali costruire altre storie, le nostre.

Edwin Way Teale

Il naturalista, fotografo e scrittore Edwin Way Teale nasce nel 1899 in Illinois. Dopo aver completato gli studi in letteratura inglese all’Earlham College e alla Columbia University, lavorerà per oltre un decennio a New York come redattore per la rivista Popular Science, prima di scegliere di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura di saggi e alla fotografia, impegno che gli varrà l’iscrizione alla Royal Photographic Society. La sua fama è legata soprattutto a una raccolta di scritti generati da una serie di esperienze “on the road” intraprese insieme alla moglie Nellie Imogene Donovan (naturalista e sua partner anche sul lavoro) a partire dal 1946, per provare a guarire le ferite emotive provocate dalla morte del figlio, caduto in guerra in terra tedesca.

Edwin Way Teale

Durante i numerosi viaggi, che dalla Florida li spingeranno sempre più a nord, portandoli a percorrere oltre trentamila chilometri, i coniugi Teale documenteranno, con fotografie e appunti dettagliati, il mutare delle stagioni tra i parchi nazionali e le aree selvagge più remote degli Stati Uniti. Da questa esperienza nasceranno quattro volumi dedicati rispettivamente all’inverno, alla primavera, all’estate e all’autunno, ricchi di descrizioni di fenomeni atmosferici, piante e animali.

A questi si aggiungeranno un testo interamente dedicato agli insetti, uno su boschi e foreste e un volume più ampio sulla ciclicità delle stagioni. Il libro dedicato ai mesi invernali varrà a Teale il premio Pulitzer nel 1966.

Egli si dedicherà anche alla scrittura di libri per bambini incentrati sul mondo degli insetti e guiderà inoltre, in qualità di presidente, la Società di Entomologia di New York e la Thoreau Society per diversi anni. Nel 1960, i due coniugi decideranno di trasferirsi in una fattoria nei pressi della foresta di Natchaug, nel Connecticut, per potersi dedicare, ancora di più, a una vita semplice, a contatto con la natura.

Terry Tempest Williams

Terry Tempest Williams cresce nello Utah, un territorio ricco di contraddizioni, in cui il deserto arido fa da sfondo a città ultramoderne. La sua storia familiare sarà segnata per sempre dai test atomici svolti nel deserto tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso: tutti i membri più stretti della sua famigli si ammaleranno di tumore, un evento che ella ricondurrà all’esposizione alle radiazioni e che la spingerà a intraprendere una battaglia ambientalista in difesa delle popolazioni e degli animali insediati in quelle terre. È così che, svolgendo lunghi viaggi a piedi, imparerà ad amare le sfumature di un territorio roccioso e secco e solo apparentemente spoglio. Inizierà a scriverne per divulgare, accompagnando le sue riflessioni all’impegno civile.

foto terry

Terry Tempest Williams
Terry Tempest Williams

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Nel 1984 si laureerà in educazione ambientale e inizierà una carriera come insegnante di scienze nelle scuole (presto la sua opera la porterà a esporre nelle università), portando avanti in parallelo il suo lavoro di scrittrice, affinando il suo stile anche attraverso gli spunti ricevuti dai ragazzi. Le sue narrazioni sulla natura selvaggia promuovono l’azione in difesa dell’ambiente senza utilizzare un linguaggio polemico o inquisitorio, bensì spronando i lettori al senso di responsabilità, alla curiosità verso l’ignoto. Gli oggetti naturali divengono metafore: l’erosione, fenomeno massivamente presente nelle piane dello Utah, è pretesto per spiegare la necessità di tornare all’essenziale.

La sacralità delle tradizioni indigene diviene insegnamento sulla corretta gestione della terra, dell’acqua, delle risorse minerarie. La resilienza e le caratteristiche degli alberi del deserto si legano alle storie di donne coraggiose e alle loro battaglie.

Presto il suo interesse arriva a contemplare tutti i parchi nazionali del paese e il racconto della natura selvaggia si connota sempre più di messaggi ecosociali. La sua è una “letteratura della partecipazione e dell’impegno”. Gli insegnamenti più profondi? Gli ambienti selvaggi possiedono un valore intrinseco e la loro contemplazione può rivelare molto dell’animo umano. Impossibile immergersi nelle terre estreme senza restarne segnati: il deserto lascia cicatrici, le montagne ti entrano dentro, con la terra si fa l’amore. Williams ci insegna a costruire una relazione “interattiva” e mai distruttiva tra le due parti. Natura e comunità si fondono, poiché esse sono, in effetti, un unico insieme.

Robert Macfarlane

Robert Macfarlane nasce nel 1976 in Inghilterra, nelle Midlands Orientali. Formatosi in letteratura inglese prima a Cambridge e poi a Oxford e specializzatosi nel postmodernismo, dai primi anni 2000 è docente di letteratura all’Emmanuel College. Per temi e stile, è considerato erede dei più importanti scrittori di wilderness degli albori, con un occhio particolare a John Muir, di cui ricalca lo spirito di “scrittore in cammino”.

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Robert MacFarlane
Robert MacFarlane

L’oggetto principale della sua prosa sono proprio le esperienze di trekking e di viaggio in solitaria, i percorsi di più giorni “zaino in spalla” in luoghi remoti, tra paesaggi, scoperte, trame e intrecci di rocce e suoli, grotte e formazioni, foreste e brughiere, odori e incontri insoliti. La sua è ricerca e trasmissione di ciò che accade all’animo umano in quei frangenti, nelle pause tra le percezioni, tra il nostro respiro e il battito del cuore, lontani dall’esperienza comune, immersi in un contesto che segue regole per buona parte ancora inesplorate.

Luoghi che divengono micce per emozioni profonde, dense, ancestrali, che solo il ritmo della fatica e la rinuncia al controllo che il cammino impone, possono lasciar emergere.

Camminare significa guarire attraverso la relazione con la natura selvaggia, ristabilendo un equilibrio necessario, per sentirci parte del pianeta. Nel fare esperienza della wilderness, scrive Macfarlane, impariamo l’umiltà, ci scontriamo con la potenza e la vastità delle forze naturali, affiniamo i nostri sensi per scoprire i numerosi livelli di realtà che ci circondano, scopriamo che la vita brulica ovunque intorno a noi. La scrittura di Macfarlane è “pittorica”, conduce il lettore in una dimensione visivamente ricca, piena di sfumature e ricercatezze, un viaggio interiore che ci riconnette con la terra e si rivela catartico.

Jon Krakauer

Scienziato ambientale, giornalista e alpinista, Jon Krakauer diviene famoso nel 1996 grazie al bestseller “Into the Wild” (dal quale verrà tratta anche una trasposizione cinematografica, sebbene romanzata, diretta da Sean Penn e uscita nelle sale nel 2007). “Into the Wild” è un libro tratto da una tragica storia vera, quella di Christopher “Chris” McCandless (conosciuto anche con lo pseudonimo di Alexander Supertramp) che nel 1992, subito dopo il conseguimento di una laurea in storia, decide di trascorrere un periodo in solitudine nei boschi, partendo dalla California e nutrendosi di ciò che la natura gli offre, finendo però per trovare la morte in Alaska. Un racconto che diverrà iconico nella sua esaltazione della natura selvaggia come fuga dalla società capitalista americana e che abbraccia i valori propri del nomadismo e dell’indipendenza assoluta, scevra da ogni attaccamento ai beni materiali.

Jon Krakauer
Jon Krakauer

Ma il 1996 è anche l’anno in cui Krakauer vive una sua personale esperienza drammatica nelle “terre estreme”: mentre partecipa in qualità di reporter a una spedizione sul Monte Everest, l’area viene travolta da una perturbazione improvvisa e violenta, la quale intrappola i partecipanti lungo il costone della montagna, provocando la morte di otto scalatori (si tratta tuttora di uno fra i tre eventi più gravi, in termini di perdite di vite umane, mai verificatisi durante l’ascesa al “tetto del mondo”).

Krakauer è vivo per miracolo e scrive di getto un saggio di oltre trecento pagine per ripercorrere il flusso degli eventi. Uscirà nel 1997, con il titolo di “Into thin air”.

L’intento dichiarato sarà quello di liberare il cuore e la mente dal trauma vissuto ma ciò che lo scrittore restituirà al mondo sarà infine il ritratto di una natura estrema e indomabile, una brillante analisi di emozioni, sensazioni, dolori e sfide connessi a un confronto tanto diretto con un ambiente complesso e ostile. “Into thin air” non rinuncerà neppure a una lucida critica alle spedizioni commerciali, alle logiche del profitto che portano a sottovalutare i pericoli e le competenze necessarie all’ascesa verso i picchi più alti al mondo, all’inquinamento e al degrado generato dai flussi turistici.

Saperenetwork è...

Anna Stella Dolcetti
Anna Stella Dolcetti
Anna Stella Dolcetti, laureata in lingue e culture orientali presso l’Università La Sapienza di Roma, ha conseguito un master in International Management alla Luiss Business School, si è specializzata in Marketing all’Istituto Europeo di Design e in Green Marketing all’Imperial College di Londra. È vincitrice e finalista di competizioni dedicate alle nuove tecnologie (Big Data e Blockchain) e lavora nella comunicazione per aziende ad alto tasso di innovazione. È diplomata in "sommellerie" e appassionata di alimentazione naturale. Nel tempo libero passeggia nei boschi, scala montagne e legge avidamente di biologia, astronomia, fisica e filosofia. Crede fermamente nella sinergia tra metodo scientifico e cultura umanistica e nell’utilizzo delle nuove tecnologie al servizio di etica, rispetto e sostenibilità sociale e ambientale.

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