Contro la violenza di genere, educare all’affettività: non solo la piazza lo chiede
Più di 9 italiani su 10 vorrebbero nelle scuole campagne di sensibilizzazione sul tema, e quasi 8 su 10 l’introduzione dell’educazione affettiva. Emerge dalla ricerca di INC Non Profit Lab “Prima che sia troppo tardi”, realizzata da AstraRicerche con il patrocinio di Rai per la sostenibilità
La marea di Non Una di Meno ieri ha invaso Roma e Palermo, decine di migliaia di persone (tantissimi gli uomini) di ogni età hanno preso possesso delle strade: contro la violenza e la “cultura dello stupro”, rivendicando l’urgenza di un cambiamento culturale. L’educazione sessuo-affettiva è una delle richieste principali, negli slogan, sui cartelli, nelle dichiarazioni degli organizzatori, perché solo ripartendo dalle relazioni si può prevenire ed eradicare la violenza. Secondo la ricerca Prima che sia troppo tardi. Educare i giovani all’affettività per contrastare la violenza di genere, presentata a Roma venerdì 22 novembre, questa idea è ampiamente condivisa nel Paese. Per il 79,7% degli italiani è opportuno far diventare l’educazione all’affettività una materia di studio nel corso scolastico di bambini e adolescenti.
La consapevolezza di un’emergenza
La ricerca, promossa da INC Non Profit Lab e realizzata da AstraRicerche con il patrocinio di Rai per la sostenibilità, ha intervistato un campione rappresentativo (1.016 persone tra i 18 e i 75 anni) della popolazione e oltre 50 organizzazioni non profit attive sul tema nel territorio italiano. Per 8 italiani su 10 il fenomeno della violenza di genere è un problema grave e urgente da affrontare. 6 italiani su 10 dicono che è ancora in parte sottovalutato, perché più grave e diffuso di quanto emerga dai media. Questa convinzione è più forte tra le donne (68%) che tra gli uomini (54%), con una differenza particolarmente marcata nella fascia d’età tra 18 e 24 anni: ben l’84% tra le prime, solo il 45% tra i giovani uomini.
Se ne parla in famiglia
I risultati evidenziano come il 77,9% affronti il tema con figlie e figli tra i 14 e i 18 anni, il 65% con figli tra i 10 e i 13 anni, e persino con i più piccoli tra i 5 e i 9 anni (il 36,7%). Ma sono convinti che la famiglia non basti: il 91,6% infatti è favorevole a campagne di sensibilizzazione sulla violenza di genere dedicate a studentesse e studenti. Meglio se entro i 14 anni, sia per gli italiani che per le Onp: per queste ultime il motto sembra essere “Non è mai troppo presto”.
I temi individuati cui dare priorità nella sensibilizzazione per il campione intervistato sono: come riconoscere i segnali della violenza di genere (72,6%), come superare gli stereotipi di genere (48,1%), come affrontare il tema della rabbia (45,6%) e quello dei rapporti sentimentali e amorosi (40,1%).
Educazione affettiva nelle scuole
Ma c’è quel dato in più, che ci ricorda un Piano del governo di esattamente un anno fa, rimasto incompiuto. Alla domanda “Quanto sarebbe opportuno che l’educazione all’affettività fosse una materia di studio nel corso scolastico di bambini e adolescenti” risponde Molto/Abbastanza il 79,9% degli italiani (che raggiunge l’86% nelle donne) e l’83% degli enti del Terzo Settore.
Per Alberto Pellai, scrittore, psicoterapeuta e ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Milano, dopo aver insegnato a riconoscere una relazione disfunzionale, individuando gli indicatori di rischio (prevenzione secondaria) per uscire dalla situazione pericolosa, «bisogna spostarsi sulla prevenzione primaria, cioè sui fattori di protezione». Bambine e bambini, ragazze e ragazzi vanno accompagnati a sviluppare «abilità nel vivere relazioni emotive, affettive e sessuali: la competenza del rispetto, la dimensione della responsabilità e quella dell’empatia, che significa connessione col proprio mondo interiore (percorsi di educazione emotiva) ma anche sentire ciò che sente l’altro, allenando i neuroni specchio». Purtoppo alcune ricerche, ricorda Pellai, mostrano che a volte l’altro, il partner in una relazione, non viene “sentito”, è percepito solo come un contenitore del proprio bisogno: un rischio enorme, potenziato nella vita digitale.
Saperenetwork è...
- Laurea in comunicazione, specializzazione in marketing e comunicazione nel Non Profit. Per 15 anni mi sono occupata di comunicazione e formazione nell’ambito del consumo critico e del commercio equo, trattando temi quali l'impatto delle filiere a livello locale e globale su persone, risorse, territori, temi su cui ho anche progettato e condotto interventi nelle scuole. Dal 2016 creo contenuti online per progetti, associazioni, professionisti.
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