Dalla Didattica dai balconi alla “scuola ovunque”: intervista a Tonino Stornaiuolo
L’Italia torna (quasi tutta) in rosso, ed è di nuovo didattica a distanza. Ma la pandemia, secondo alcuni, potrebbe essere un’occasione per la scuola. La pensa così il maestro di strada napoletano che lo scorso autunno ha trasformato la Dad in Dab, didattica al balcone. Perché la scuola, dice, deve saper raggiungere tutti, dappertutto…
È finito su tutti i giornali nell’ora più oscura dell’ondata autunnale di Covid 19, quando il governatore della Campania Vincenzo De Luca ha chiuso le scuole di ogni ordine e grado e per mesi i bambini campani hanno dovuto cimentarsi con la Didattica a distanza. Per raggiungere i suoi alunni, Tonino Stornaiuolo, maestro elementare napoletano, si è inventato la Dab, la “Didattica dai balconi”, mettendosi a leggere Rodari sotto le finestre dei piccoli studenti. Un gesto estemporaneo, che però allude a una concezione nuova della scuola, che prescinde dall’emergenza sanitaria che stiamo attraversando. Lo abbiamo raggiunto per fargli qualche domanda.
La Campania è la regione italiana dove il ricorso alla Dad si è finora protratto più a lungo, praticamente per tutto l’autunno. Ci sono state conseguenze sui bambini?Posto che la problematica sanitaria esiste, è importante e ovviamente è necessario contrastare la diffusione della malattia, tutti i bambini, chi più chi meno, hanno subito le conseguenze del lungo periodo di Dad, perlomeno dal punto di vista didattico. L’apprendimento coinvolge anche la sfera emotiva, in qualche modo è il corpo che apprende nel suo insieme: per mesi non è stata messa in gioco la parte emotiva, e alla fine anche la sfera cognitiva è risultata compromessa. Dal punto di vista psicologico, i bambini hanno mostrato insofferenza, autolesionismo, aggressività, problemi di alimentazione e di insonnia, noia.
Le difficoltà si acuiscono in modo evidente in chi non dispone neanche dei mezzi materiali per seguire le lezioni a distanza. Ci sono bambini senza computer, senza una connessione, altri che abitano in una casa di 20 metri quadri insieme a una famiglia numerosa.
Queste categorie più fragili hanno avuto difficoltà enormi a fronteggiare la Dad, non a caso la dispersione scolastica negli ultimi mesi è in aumento, specie tra gli adolescenti.
E per questi bambini svantaggiati che è venuta fuori l’idea della Dab, la Didattica dai balconi?
Soprattutto per loro, ma non solo. La Dab di per sé è stata un atto simbolico concepito per tenere viva una relazione che in quel momento rischiava di interrompersi. Però ha rappresentato anche l’occasione di promuovere un’idea innovativa di didattica, che prevede di uscire dalle aule e fare scuola “ovunque”, alimentando maggiormente la curiosità dei bambini e trasformandoli a loro volta in portatori di sapere per la comunità in cui vivono.
Con tutto il rispetto, quella della “scuola ovunque” non è un’idea un po’ naïf?
Tutt’altro: è un modo di fare scuola che permette ai bambini di incontrare diverse realtà e di fare esperienze concrete, attraverso testimonianze dirette che in aula non potrebbero vivere. L’artigiano che “fa i conti” annotando le cifre su un pezzo di carta, per esempio, diventa una efficace applicazione della matematica nella vita quotidiana.
È un modo diverso di fare didattica, che personalmente sperimento già da prima della pandemia, sia nella scuola paritaria in cui insegno (“Dalla parte dei bambini”, ndr) che con il centro territoriale di ricerche pedagogiche Mammut di Scampia, con cui collaboro da anni.
Qualche altro esempio?
Qual è il modo migliore di studiare i punti cardinali, se non quello di uscire e osservare dal vivo una città? Oppure il ciclo delle stagioni, l’ecologia, etc. Ci sono tante esperienze che vanno in questa direzione, sia in Italia che all’estero. Dalle scuole nel bosco a quelle al mare e via dicendo.
Non bastano le classiche visite d’istruzione già previste nei normali programmi scolastici?
Le visite guidate e le gite sono utili, ma sono una cosa diversa rispetto ad uscite più sistematiche – a cadenza settimanale, per esempio – che sono parte di un percorso didattico integrato. La classica gita didattica rischia di restare una giornata “spot”, di cui peraltro gli insegnanti tendono ad aver paura.
In che senso?
Spesso siamo proprio noi insegnanti a essere troppo timorosi, troppo ancorati alla nostra concezione della didattica. Abbiamo paura che i bambini possano farsi male, che possano sporcarsi, che sfuggano al nostro controllo. Forse ci fa paura, soprattutto, l’idea che possano farci domande a cui non sappiamo rispondere, che possano metterci in discussione. E invece dovrebbe essere proprio questo il nostro obiettivo.
La pandemia e le esperienze come la Dab possono avere un ruolo in questo processo?
Possono rappresentare l’opportunità di ripensare una scuola che non funzionava già prima, con bambini che non si appassionavano nemmeno “in presenza”. L’occasione per mettere in discussione una volta per tutte i nostri metodi di insegnamento.
Saperenetwork è...
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Mi chiamo Silvana Santo, ho quasi 38 anni e vivo in provincia di Napoli.
Dopo una laurea in Scienze Ambientali mi sono specializzata in giornalismo ambientale e comunicazione online. Sono giornalista web, blogger, autrice e madre di due figli, nonché di un gatto straordinariamente grasso di nome Artù. Ho quasi 10 anni di esperienza nel settore della comunicazione online, ho lavorato come redattrice, addetto stampa e social media manager.
Dal 2014 curo il blog Una mamma green, che nel marzo 2017 è diventato un libro, pubblicato da Giunti Editore. Mi occupo in prevalenza di ecologia, maternità e viaggi, ma scrivo anche di cultura, arte e tecnologia. Ho pubblicato articoli, interviste e reportage per numerose testate digitali e cartacee. Viaggiare con la mia famiglia e leggere mentre tutti dormono sono le mie passioni più grandi, ma amo anche le serie tv, la birra e lo street food. Sono una grande fan di Harry Potter e una fedelissima tifosa del Napoli.