Endometriosi, dalla diagnosi all’accettazione della nuova versione di sé

Endometriosi, dalla diagnosi all’accettazione della nuova versione di sé

Marzo è il mese della consapevolezza dell’endometriosi: non basta sensibilizzare, serve conoscere e accettare. Una malattia delle donne, invisibile per molti, medici compresi. Proprio per questo è importante fare chiarezza sulla sua complessità

Il loro simbolo è il girasole e nel mondo sono 176 milioni. Parliamo delle donne, e non solo, affette da endometriosi. In Italia, secondo i dati riportati dal Ministero della Salute, sono circa 3 milioni, ovvero il 10-15% delle donne in età riproduttiva. La patologia interessa circa il 30-40% delle donne infertili e il 50% delle donne con mestruazioni dolorose. Il picco si verifica tra i 25 e i 35 anni, ma la diagnosi arriva, in media, con otto anni di ritardo.

Che cos’è l’endometriosi

«L’endometriosi è una malattia molto complessa, cronica e invalidante, – spiega Alessandra De Cicco Nardone, ginecologa del Policlinico Gemelli di Roma – che colpisce una donna su dieci. È dovuta alla presenza di endometrio, il tessuto che normalmente si trova all’interno dell’utero e che si sfalda a ogni mestruazione, in organi diversi dall’utero. La malattia si presenta con quadri clinici variabili: esiste infatti un’endometriosi che colpisce le ovaie, la parete dell’utero, di tipo superficiale e quella profonda». Quest’ultima, spiega la dottoressa, coinvolgendo gli organi addominali vicini, come l’intestino e le vie urinarie, rappresenta la principale problematica diagnostica e terapeutica della malattia.

 

Un fiore nuovo – Giovanni Block

(a sostegno della Fondazione Italiana Endometriosi)

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Le possibili cause

«Nella maggior parte delle pazienti – continua De Cicco – il sintomo principale è rappresentato dal dolore, che può essere mestruale, può presentarsi durante l’ovulazione o ancora, a seconda delle sedi interessate dalle lesioni, manifestarsi in modo specifico durante la defecazione, la minzione o i rapporti sessuali». Altre volte, invece, si tratta di un dolore pelvico diffuso, accompagnato da svenimenti, nausee, mal di testa e stanchezza. Questi sintomi sono così intensi da risultare debilitanti. Come illustra il Professor Alfonso Baldi, Responsabile scientifico della Fondazione Italiana Endometriosi (FIE), la malattia può originarsi da mestruazioni retrograde, attraverso le tube, o da residui di cellule embrionali.

La seconda teoria ha sollevato ultimamente notevole interesse: l’endometriosi potrebbe essere causata da anomalie dello sviluppo fetale, per cui permangono nella pelvi resti embrionali dei dotti di Muller e di Wolff, precursori degli apparati genitali femminili e maschili.

 

 

I limiti delle diagnosi

La malattia può essere riconosciuta da un esperto tramite ecografia transvaginale o risonanza magnetica, ma: «Ad oggi non si conoscono ancora caratteristiche patognomoniche o biomarcatori sufficienti per effettuare diagnosi certa, – prosegue Baldi – è necessario, infatti, un intervento invasivo in laparoscopia per effettuare un esame istologico». Tuttavia, la FIE sta studiando delle molecole che potrebbero rivelarsi marker specifici della malattia, analizzabili tramite prelievo sanguigno o salivare, rendendo la diagnosi accessibile a tutte sin dall’età preadolescenziale.

 

Niente fondi per la ricerca. Questione di “genere”

«L’endometriosi sconta il difetto di parità di genere maggiore in Italia. Non ci sono fondi per la ricerca e non c’è ancora una cura, ma si possono alleviare i sintomi – racconta il Professor Pietro Giulio Signorile, Presidente della FIE – con la pillola progestinica e una corretta alimentazione». L’idea è quella di assumere “cibo terapeutico”, ossia che riduca l’infiammazione causata dalla malattia, riducendo gli impatti degli estrogeni.

«Per una dieta corretta – spiega Maria Cassano, nutrizionista della FIE – bisogna partire dalla perdita di massa grassa, in quanto il tessuto adiposo ha un’azione pro-infiammatoria. È importante tenere conto di reazioni avverse a determinati alimenti, il controllo glicemico, l’igiene del sonno e la gestione dello stress».

L’importanza del cibo

È fondamentale, continua la specialista, assumere alimenti di qualità, prodotti animali che non provengano da allevamenti intensivi o non controllati, cereali antichi, grassi buoni, frutta e verdura: «Ci sono alimenti che hanno un ruolo anti-estrogenico, riducendo i livelli di aromatasi, enzima che converte ormoni maschili in femminili: il sedano, la curcuma, il rosmarino, il miele di acacia. Prodotti, invece, il cui consumo deve essere ridotto sono la carne rossa, i latticini e il glutine, mentre caffè, alcol, soia e zucchero bianco sono da eliminare».

 

Il diritto di ammalarsi

Alle donne affette da questa patologia si prospetta, purtroppo, una vita di rinunce, che può estendersi anche alla vita sociale e relazionale, a causa dell’isolamento che l’ignoranza e la banalizzazione della malattia possono determinare. Non mancano poi le difficoltà legate all’attività lavorativa, dovute alla totale mancanza di tutele. Ma è importante cercare la “normalità” nell’anormalità.

«Bisogna concedersi il diritto di ammalarsi, – sottolinea la psicologa Valentina Marcattilj – cioè creare uno spazio di accoglienza della malattia, riconoscendo la caducità della realtà. Non bisogna identificarsi con la malattia, ma dialogarci, perché essa non deve saturare lo spazio esistenziale».

Dialogare con la patologia. Senza farsene assorbire

Quando la malattia assorbe completamente l’energia della paziente, si possono sviluppare stati di ansia o episodi depressivi. «Bisogna prendere consapevolezza del presente e accettarlo, – conclude Marcattilj – concedendosi compassione». Per alcune “diagnosi” significa sollievo, per altre vergogna, rabbia. Il problema del riconoscimento della malattia è tuttora centrale, ma piccole iniziative, come la creazione della Community su Facebook più grande d’Europa relativa all’endometriosi, con quasi 33 mila membri, possono aiutare a far sentire comprese migliaia di donne, ancora spesso inascoltate.

 

Seconda Convention Ufficiale della Fondazione Italiana Endometriosi

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Elena Sofia Midena
Elena Sofia Midena
Studentessa di Scienze Biologiche, appassionata del comportamento animale e dell’adattamento vegetale, in relazione ai processi evolutivi e ai cambiamenti ambientali. Nel tempo libero studia danza classica, moderna e acrobatica, con particolare entusiasmo per i tessuti aerei. Animale preferito: il cane, ma in casa ha un coniglio.

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