Il pane, le rose, la musica che voleva cambiare il mondo. Ricordo di Mimi Fariña
Cantante folk, attivista, pacifista. Musicista carismatica, dotata di una voce dolce e decisa al tempo stesso. La sua organizzazione “Bread and Roses” ha portato l’arte e la musica nelle carceri e negli ospedali, fino alla morte, il 18 luglio 2001. Una figura da riscoprire, soprattutto in Italia, dove è meno nota dell’iconica sorella maggiore…
Il 18 luglio prossimo un folto gruppo di cittadini statunitensi canterà e ballerà ricordando i venti anni dalla morte di Mimi Fariña, nata a Palo Alto in California nel 1945, morta per un raro e inguaribile male nel 2001 a Mill Valley, all’età di 56 anni. Lei era stata una cantante folk, una pacifista, un’attivista dei diritti civili. Mimi aveva dedicato tutta la sua vita a cercare di alleviare le sofferenze dei diseredati, dei più poveri, dei senza terra, dei senza patria, dei chicanos, dei latinos, dei nativi americani. La sua storia è particolare e trattiene in sé un segreto (non un segreto inconfessabile) ma un volersi nascondere e cercare di non apparire. Nel corso di questo scritto cercherò pian piano di raccontare Mimi Fariña per arrivare proprio alla fine a svelare di cosa si tratta.
Il pane, ma anche le rose. L’impegno di “sister Mimi”
E comincio dal 1972, una fredda sera di novembre. Al Teatro Fillmore East di Manhattan, NYC, si esibiscono cantautori di grido del periodo, da Donavan, agli Youngbloods, da Pete Sears a Tom Jans. Con questi ultimi due quella sera sul palco c’è anche Mimi Fariña. Chitarra, capelli neri, grandi occhi e una voce dolce e dura allo stesso tempo. Sono giorni terribili per chi si batte contro la guerra in Vietnam: su Hanoi e sul Nord hanno preso il via i bombardamenti dei B52 che culmineranno a Natale nei giorni del ferocissimo “Christmas Bombing” voluto da Richard Nixon. Gli amici newyorkesi che mi accompagnarono al Fillmore East mi dicono di tenere a mente il nome di Mimi Fariña perché «sarà per te una sorpresa». E così è stata ma non voglio ancora svelarla. Nel 1974, scrivo su La Stampa di Torino da Roma, vengo a sapere che Mimi ha fondato un movimento, allora non esistevano le Ong, con il nome di Bread and Roses. Lei coronava così il suo sogno: portare la musica, la poesia, l’arte, il teatro tra i carcerati e tra i diseredati della Terra.
Un segreto svelato
Il nome Bread and Roses prendeva lo spunto da un’omonima poesia del 1911 di James Oppenheim dedicata alle battaglie di lavoratrici e lavoratori tessili del Massachusetts. Da allora al giorno della sua morte, Mimi Fariña, il suo cognome era quello del primo marito che aveva sposato giovanissima a Parigi, non aveva smesso un momento di battersi con tutte le forze per migliorare la vita di chi non aveva nulla, arrivando persino a cercare di alleviare gli ultimi giorni di vita dei bimbi affetti da gravi problemi oncologici. Di anno in anno avanti: cantando sempre meno ma lavorando senza tregua. A metà luglio del 2001 le condizioni di Mimi Fariña si aggravarono. Non potendo più lavorare era assistita in casa dalla madre e spesso anche dalle sue due sorelle. La maggiore e anche la più famosa, raccontando la fine di quella che lei chiamava “sister Mimi” disse:
«Ci aveva chiesto il permesso di morire perché non ce la faceva più a lavorare per gli altri».
Così moriva Margareta Mimi Baez. Sorella di Joan, sì proprio di Joan Baez.
Bread and Roses continua la sua azione con centinaia di concerti in giro soprattutto per la California. La sua sede è a Corte Madera.
www.breadandroses.org
Saperenetwork è...
- Giornalista professionista dal 1970, ha lavorato alla redazione romana de "Il Resto del Carlino" dal 1968 al 1972 (nel 1972 da New York), dal 1973 alla redazione romana de "La Stampa" fino al 1978 e alla redazione romana di "Panorama" dal novembre 1978 fino al 2002. All'inizio della sua attività si è interessato soprattutto di attualità, cronaca nera e giudiziaria. Dopo aver seguito inchieste giudiziarie, scandali politici e trame eversive (fino al rapimento e all'uccisione di Aldo Moro) ha riversato il suo interesse, negli ultimi vent'anni di attività, per lo più sulle tematiche legate alla cultura, all'ambiente e alla protezione della natura. Per la casa editrice Iperborea ha scritto le introduzioni dei primi cinque libri di Arto Paasilinna pubblicati in Italia. A partire dalla metà degli anni ottanta ha prodotto e diretto, insieme a Riccardo Truffarelli (gruppo 6 aprile, Perugia) numerosi documentari in Amazzonia, Costa Rica, Norvegia, Finlandia, Inghilterra, Italia per i programmi culturali della Rai3, tra cui Geo, Geo&Geo, il Viaggiatore. Ha diretto 6 speciali, tra il 2004 e il 2007, per la trasmissione Stella del Sud (Rai 1) in Etiopia, Tanzania, Amazzonia, Groenlandia, Norvegia, Mauritania. Dipinge da oltre 50 anni. La ricerca pittorica, olio su tela e acquerello su carta, spazia tra l'astrattismo naturalistico e il verismo che si rifà alla wildlife art anglosassone: dipingere dal vero animali e ambienti. Ha esposto ed espone in mostre collettive e personali in Italia e all'estero. È socio onorario dell'Aipan (associazione italiana per l'arte naturalistica) ed è tra i fondatori del progetto Ars et Natura, insieme ad un gruppo di artisti fra cui Concetta Flore, Federico Gemma, Graziano Ottaviani e Marco Preziosi, Stefano maugeri e Ale Troisi. Coinvolto da sempre nella protezione e nella conservazione della natura è stato tra i soci fondatori del Wwf Italia, consigliere nazionale della stessa associazione, nel 2002, ma anche, nei primi anni ottanta, di Legambiente e Lipu. È direttore responsabile di Greenpeace News. È stato insignito dal Presidente della Repubblica finlandese, signora Tarja Halonen, dell'ordine di Cavaliere della Rosa Bianca di Finlandia. Vive tra Roma e Kuusamo, Finlandia del Nordest.
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