In principio fu Melina. Breve storia delle capitali europee della cultura
Nell’anno 2022 sarà il turno di Procida. Prima di lei Parma, e prima ancora Matera. Ma da dove arriva il titolo di Capitale Italiana della Cultura? Ripercorriamo insieme le tappe che hanno portato alla nascita del riconoscimento. Cominciando dalla lungimiranza della grande Melina Merkouri, artista e politica greca
Da un po’ di anni in Italia sentiamo parlare di capitali della cultura, ma come e perché è nato questo riconoscimento e cosa comporta? Proviamo a ripercorre insieme le tappe di questa iniziativa coltivando il desiderio di riscoprire la nostra Penisola attraverso le offerte artistiche e culturali che il titolo mette in luce.
In principio fu Melina
Era il giugno del 1985 quando l’attrice, cantante e attivista femminista Melina Merkouri, nelle vesti di Ministro della Cultura del governo democratico greco, propose la creazione delle Città Europee della Cultura. La fondatrice di Paskos, il partito socialista panellenico, era reduce da un esilio politico a causa della dittatura fascista che aveva colpito la Grecia tra il 1967 e il 1974. Donna di notevole spessore politico e intellettuale, aveva sperimentato sulla propria pelle quanto le frontiere potessero essere superate dall’arte e dalla cultura.
Una donna di straordinaria lungimiranza
Era stata applaudita in tutta Europa, aveva vissuto a Parigi e negli Stati Uniti, sempre mantenendo vivo il rapporto con la Grecia tanto da diventare, negli anni della dittatura, un importante punto di riferimento per gli oppositori al regime. Come Ministro della Cultura fu tra le più longeve e apprezzate e quando propose l’istituzione delle Città Europee della Cultura lo fece nell’ottica di favorire la crescita di una consapevolezza culturale europea e di un’unità tra i cittadini nel nome delle arti.
Le città europee della cultura
Esisteva ancora un muro che divideva Berlino quando la Merkouri avanzò la sua proposta, ma proprio in quel mese era stato firmato l’accordo di Schengen tra Germania Occidentale, Francia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo, un passo chiaro che sottolineava il desiderio di unione tra i popoli europei. In questo contesto la richiesta della Merkouri evidenziava come fosse necessario non solo agevolare i traffici di merci e persone, ma anche sostenere e incoraggiare il movimento culturale tra gli stati, per rafforzare le relazioni artistiche e intellettuali all’interno dell’Unione Europea.
Atene, la prima città
Prima Città Europea della Cultura nel 1985 fu proprio Atene, un simbolo storico della fioritura dell’arte e della cultura nel Mediterraneo. Fu seguita l’anno successivo da un’altra indiscussa città d’arte: la nostra Firenze. Fino al 1999 si susseguirono capitali e città d’arte di tutta Europa, da Lisbona a Glasgow da Anversa a Copenaghen a Berlino. Fino a Weimar, ultima Città Europea della Cultura nel 1999.
Da città a capitale
Con il passaggio del Millennio il titolo fu modificato in Capitale Europea della Cultura e fu assegnato a ben nove città: Reykjavik, Bergen, Helsinki, Bruxelles, Praga, Cracovia, Bologna, Santiago di Compostela e Avignone. Città estremamente diverse per storia, posizioni geografiche, dimensioni, eppure accumunate da caratteristiche di interesse artistico culturale e paesaggistico che nel loro insieme mostravano la variegata sfaccettatura del panorama europeo.
Nuovo titolo e calendario
Il nuovo titolo prevedeva una diversa procedura di selezioni delle Capitali Europee della Cultura a partire dal 2006. Per evitare competizioni tra i vari stati e favoritismi, fu stabilito un calendario e assegnate a ogni anno due o più nazioni in modo da dare a ogni membro dell’Unione l’opportunità di ospitare a turno la Capitale Europea della Cultura. Il 2019 spettò all’Italia e alla Bulgaria.
Capitale italiana della cultura
Quando nel 2014 si iniziò a lavorare all’individuazione della Capitale Europea della Cultura 2019 diverse città italiane si mostrarono meritevoli del titolo. Tra queste, come sappiamo, fu scelta Matera che ebbe la meglio su Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e Siena. Non è difficile immaginare, parallelamente alla gioia per la città lucana, il dispiacere nello scartare altre perle della nostra cultura che avevano elaborato ottimi dossier per la candidatura ed erano arrivate finaliste. Lo stesso presidente della giuria Steve Green sottolineò stupito il valore del lavoro svolto da tutti e sei i comuni finalisti:
«Le sei città hanno instaurato ottimi rapporti tra di loro e anche con le candidate della Bulgaria, in un modo eccellente, come non si era mai verificato prima. È importante che le città non nominate non si scoraggino, ma continuino a lavorare».
Guarda il video Matera Capitale Europea della Cultura 2019
Il progetto
Spinto da questo incoraggiamento l’allora Ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, diede vita al progetto della Capitale Italiana della Cultura che fu subito assegnato alle cinque città finaliste per l’anno 2015. Il premio fu poi assegnato a Mantova, Pistoia e Palermo rispettivamente nel 2016, 2017 e 2018. Per il 2019 ci fu Matera, appunto. Fu poi la volta di Parma nel difficile 2020, prorogata al 2021. Per il 2022 il titolo è stato da poco assegnato all’isola di Procida.
Il bando
Nel testo del bando è specificato che «L’iniziativa è volta a sostenere, incoraggiare e valorizzare l’autonoma capacità progettuale e attuativa delle città italiane nel campo della cultura, affinché venga recepito in maniera sempre più diffusa il valore della leva culturale per la coesione sociale, l’integrazione senza conflitti, la creatività, l’innovazione, la crescita, lo sviluppo economico e, infine, il benessere individuale e collettivo».
La cultura e la creatività emergono come valori imprescindibili per un sano sviluppo sociale. Negli obiettivi è evidenziata l’importanza del superamento del “cultural divide” attraverso azioni che migliorino l’offerta culturale e permettano un accesso alle risorse inclusivo e partecipato. Per incoraggiare la partecipazione attiva dei più giovani nel panorama culturale, tra gli obiettivi non può mancare il potenziamento delle nuove tecnologie.
Guarda il video di Procida Capitale Italiana della Cultura 2020
Beni culturali e paesaggistici. Il panorama italiano
Un aspetto che senza dubbio rientra nel panorama italiano con maggior rilevanza rispetto al bando europeo è quello legato al turismo e alla valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici.
Tra gli obiettivi infatti è evidenziato «lo sviluppo di flussi turistici, anche in termini di destagionalizzazione delle presenze».
Quest’obiettivo rientra senza dubbio nella salvaguardia dei beni paesaggistici e naturali dei comuni interessati. Lo sviluppo sostenibile si accompagna a una gestione del turismo consapevole, che incoraggi lo slow travel e diversifichi le attrattive in modo da evitare fenomeni di massa poco compatibili con l’ambiente.
Saperenetwork è...
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Dafne Crocella è antropologa e curatrice di mostre d’arte contemporanea. Dal 2010 è rappresentante italiana del Movimento Internazionale di Slow Art con cui ha guidato percorsi di mindfulness in musei e gallerie, carceri e scuole collaborando in diversi progetti. Insegnante di yoga kundalini ha incentrato il suo lavoro sulle relazioni tra creatività e fisicità, arte e yoga.
Da sempre attiva su tematiche ambientali e diritti umani, convinta che il rispetto del proprio essere e del Pianeta passi anche dalla conoscenza, ha sviluppato il progetto di Critica d’Arte Popolare, come stimolo e strumento per una riflessione attiva e consapevole tra essere umano, contemporaneità e territorio. È ideatrice e curatrice di ArtPlatform.it, piattaforma d’incontro tra creativi randagi.