La cucina è vita, come la natura. Dialogo con Francesca Giovannini
La blogger, creatrice di The Bluebird Kitchen, e autrice del libro Cucina essenziale racconta la sua passione, nata quando era bambina. Perché il cibo non è solo “mangiare”, ma viaggi, cultura, consapevolezza e amore per il Pianeta
Francesca Giovannini è cuore, mente e fornelli dietro al popolarissimo blog The bluebirdkitchen, che lei definisce «Il mio piccolo angolo di Mondo» dove riporta ricette principalmente vegetariane ma anche consigli di viaggio, sulla casa e su come iniziare un percorso verso uno stile di vita più consapevole e sostenibile. Per Francesca, infatti, cucinare non è solo un gesto necessario per il sostentamento, ma anche un quotidiano esercizio di creatività e un attivismo silenzioso ma potente verso uno stile di vita che si basa sul preservare, comprendere e coltivare invece di distruggere.
Un approccio che racconta anche nel libro Cucina essenziale, pubblicato nel 2022 per Gribaudo.
Francesca, come nasce nel 2014 il progetto del blog The Bluebird Kitchen?
Nasce per noia, avevo compiuto da poco 29 anni e sentivo l’esigenza di creare un luogo dove poter racchiudere la mia passione per la cucina, un blog mi è sembrata la cosa più semplice da fare, nonostante non avessi nessun tipo di conoscenza a livello fotografico o di come muovermi nel mondo digitale, io volevo solo cucinare e comunicare attraverso il cibo. Da lì è iniziato il viaggio che mi ha portata dove sono oggi.
Che dialogo ha da subito avviato con i lettori del suo blog?
Era un dialogo molto spontaneo e anche un po’ incredulo da parte mia. Mi sembrava incredibile che dall’altra parte del computer ci potessero essere persone interessate alle mie ricette o a quello che facevo. È stato un crescere insieme, un capirci e un conoscerci costante. Ho sempre cercato di comunicare con chi mi leggeva (e mi legge tutt’ora) come se lo facessi con un amico. Tra la “me online” e la “me offline” non c’è molta differenza ed è una cosa che mi dicono spesso le persone che magari mi hanno conosciuta virtualmente e poi mi incontrano dal vivo. Questo è un qualcosa che mi fa molto piacere, perché vuol dire che ho trovato il modo giusto per riuscire a raccontarmi.
Ha percepito in questi anni un cambiamento nell’approccio da parte dei lettori al mondo della cucina?
Sì, noto con piacere che il cibo viene visto sempre più non solo come un gesto stilistico per dimostrare quanto si è bravi o ricchi, ma come una presa di posizione importante, spesso anche politica. Questo cambiamento l’ho riscontrato non solo nei lettori che non cercano più solo la mera ricetta ma anche la filosofia e lo stile di vita dietro ad un piatto, ma anche sulla mia pelle. Quando ho iniziato per me il cucinare era solo una passione, un gesto che mi faceva stare bene, punto. Non mi interrogavo molto su quello che mettevo o decidevo di non mettere nel mio piatto. Adesso è tutto molto diverso e più consapevole.
La sua passione per le cose semplici e la natura dove affonda le radici?
Penso sia qualcosa che ho sempre avuto. Sono sempre stata una bambina molto introversa e timida, e questo mi portava a passare molto tempo da sola a giocare e ad osservare quello che mi accadeva attorno. L’osservare in silenzio mi faceva accorgere di molti dettagli che magari i più non riuscivano a vedere. In questo modo credo di aver allenato il mio sguardo al notare la bellezza nella semplicità che ci circonda. In più l’amore per la natura, gli animali, le piante e le stelle l’ho ereditato da mia mamma, anche lei molto amante di questo mondo come me.
Guarda il video di Francesca Giovannini
Nel suo ultimo libro parla di una nuova normalità. Ma anche di minimalismo. Secondo lei sono obiettivi che può perseguire anche chi vive in una grande città?
Sì, e anzi, trovo siano proprio particolarmente utili per chi vive in una grande città perché in grado di rimetterci in equilibrio, di tarare nuovamente le priorità. Il minimalismo ci semplifica la vita, riporta il vuoto dove spesso c’è un eccesso di pieno, proprio come nelle grandi città ricche di rumori, luci, stimoli, velocità, mentre il mio concetto di nuova normalità è più legato ad un vivere maggiormente e consapevolmente il presente, cercando di non nasconderci dietro al «si è sempre fatto così…» cercando di ritrovare una nostra identità connessa al mondo in cui viviamo, a capire che noi , in quanto umani, non siamo il Tutto, ne siamo solo una piccolissima parte e che il restante è altrettanto importante e merita rispetto.
Tra gli ingredienti che utilizza ce n’è qualcuno, meno conosciuto, e che lei ritiene particolarmente interessante da integrare nell’alimentazione quotidiana?
Io cerco di utilizzare ingredienti molto comuni, proprio perchè per mangiare bene, non c’è bisogno di molto. Forse l’unico ingrediente un po’ meno conosciuto che uso spesso in cucina è il lievito alimentare in scaglie, un integratore alimentare che viene utilizzato nella cucina vegetale come sostituto del parmigiano perchè in grado di dare sapore. Si tratta di un lievito inattivo dal sapore “formaggioso” molto buono.
Lei ha iniziato a cucinare da bambina, come racconta nel suo ultimo libro. Secondo lei come si possono avvicinare i bimbi di oggi in modo consapevole al cibo e a tutto il mondo che ruota attorno ad esso?
I bambini sono il futuro e soprattutto imparano a conoscere il mondo in modo istintivo, senza troppi costrutti sociali o dietrologie. Forse bisognerebbe lasciarli un po’ più liberi di sperimentare e cercare di parlare non tanto del cibo inteso come solo quello che è nel loro piatto, ma raccontare tutta la storia che c’è dietro ai singoli ingredienti. In fondo la vita di una zucchina, che da seme diventa pianta e poi fiore e infine frutto, è un’avventura meravigliosa che meriterebbe di venir raccontata, così da riuscire a conferirgli fin da subito il valore che merita.
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Saperenetwork è...
- Giornalista e cacciatrice di storie, ho fatto delle mie passioni il mio mestiere. Scrivo da sempre, fin da quando, appena diciassettenne, un mattino telefonai alla redazione de Il Monferrato e chiesi di parlare con l'allora direttore Marco Giorcelli per propormi nelle vesti di apprendista reporter. Lì è nata una scintilla che mi ha accompagnato durante l'università, mentre frequentavo la facoltà di Giurisprudenza, e negli anni successivi, fino a quando ho deciso di farne un lavoro a tempo pieno. La curiosità è la mia bussola ed oggi punta sui nuovi processi di comunicazione. Responsabile dell'ufficio stampa di una prestigiosa orchestra torinese, l'OFT, scrivo come freelance per alcune testate, tra cui La Stampa.
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