La cultura non è solo umana. Un nuovo sguardo sulle comunità di scimpanzé africane

La cultura non è solo umana. Un nuovo sguardo sulle comunità di scimpanzé africane

La cultura è realmente una caratteristica dell’Homo sapiens? Da decenni gli scienziati raccolgono prove dell’esistenza di culture complesse anche negli animali. Un esempio sono gli scimpanzé con la loro pesca delle termiti. Una nuova ricerca spiega perché e come

Quando parliamo di cultura pensiamo che sia una delle caratteristiche che differenzia l’uomo dagli altri animali. Ma la ricerca in etologia, psicologia e neuroscienze sta dimostrando che anche altre specie sviluppano forme di cultura: un esempio è lo studio della pesca delle termiti nelle comunità di scimpanzé. Una pubblicazione, comparsa qualche mese fa tra le pagine di Nature Human Behaviour , rivela un’inattesa diversità culturale.

 

Christophe Boesch dello studio della pesca delle termiti nelle comunità di scimpanzé
Christophe Boesch autore dello studio pubblicato su Nature Human Behaviour sulla pesca delle termiti nelle comunità di scimpanzé

Superiori a chi?

Il termine “cultura” spesso ci ispira un senso di supremazia rispetto agli animali, alle “bestie”, che molti immaginano governate dal solo istinto. Gli scienziati sanno bene, ormai da anni, che questa concezione antropocentrica soffre di alcuni limiti. Per capire meglio il perché, ricordiamo ancora una volta  la definizione di cultura in biologia, comparsa in un articolo del biologo Hal Whitehead e riportata da Michelangelo Bisconti nel suo libro Le culture degli animali (Chiavi di lettura, Zanichelli, 2008):

«In termini biologici per cultura si intende informazione acquisita da membri della propria specie attraverso qualche forma di apprendimento sociale che causi similarità di comportamento in individui diversi della stessa popolazione».

 

 

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La cultura è davvero una prerogativa umana?

Una delle differenze proposte tra cultura umana e cultura degli animali non umani è il livello di complessità. La nostra specie ha accumulato abilità e tecnologie nel corso dei millenni, generazione dopo generazione, creando un bagaglio che difficilmente un solo individuo potrebbe assemblare da solo. Come ci siamo riusciti? Attraverso processi di trasmissione delle conoscenze altamente affidabili: l’imitazione e l’insegnamento. Secondo alcuni scienziati è proprio questo che ci differenzia dalle altre specie che mostrano delle forme di cultura. Pensiamo agli scimpanzé: in una prima analisi i comportamenti culturali osservati nelle loro comunità sono sembrati così semplici da poter essere stati concepiti dai singoli individui, senza un meccanismo di insegnamento. Questo, almeno, è ciò che si supponeva fino a poco tempo fa.

Jane Goodall e gli scimpanzé

Uno dei comportamenti analizzati per capire il livello di diversità e complessità culturale degli scimpanzé è la pesca delle termiti: si tratta di raccogliere un ramoscello o un filo d’erba e inserirlo nei tunnel scavati dalle termiti affinché quest’ultime lo mordano e si riesca così a tirarle fuori e cibarsene. Jane Goodall fu la prima a descrivere questa attività, che tra l’altro prevede anche la fabbricazione di utensili, altra caratteristica pensata come esclusivamente umana.

 

L'antropologa ed etologa Jane Goodall 
L’antropologa ed etologa Jane Goodall

Le ricerche precedenti e i loro limiti

Finora, gli studi sulla diversità culturale degli scimpanzé erano limitati dal numero di comunità analizzate: mentre nelle ricerche di etnografia umana sono state osservate ed esaminate centinaia di società, per gli scimpanzé si era arrivati ad un massimo di 15, poche per riuscire a capire se ci fossero realmente evidenze di complessità culturale. Ora il lavoro pubblicato su Nature Human Behaviour , sviluppato in una più ampia cornice, il Pan African Programme, supera questo ostacolo: se prima la pesca delle termiti era conosciuta in 8 siti, con due tecniche distinguibili in sole due comunità, ora si aggiungono altre 39 comunità appartenenti al continente africano.

Nuovi dati nello studio della pesca delle termiti

Sono stati raccolti ed esaminati 1463 video da un minuto che mostrano gli scimpanzé di 10 comunità intenti nel pescare termiti, in tunnel già presenti o scavandone alcuni con i propri strumenti. C’è chi usa rametti rigidi, chi quelli più flessibili, chi ne modifica la punta con i denti, chi buca il suolo con una mano, chi con due mani, chi si poggia sui gomiti e chi si distende su un lato. Si tratta in tutti i casi di elementi tecnici che descrivono il comportamento legato alla pesca di termiti. Osservando le immagini riprese dalle video trappole, i ricercatori sono stati in grado di individuare 38 differenti elementi tecnici che, combinati tra loro in gruppi di 3 o 7 elementi per volta, si sono mostrati specifici per la comunità, lasciando supporre che la conoscenza di quelle tecniche sia stata trasmessa tra i membri che la compongono.

 

Guarda il video di Jane Godall con gli scimpanzè che usano strumenti per catturare termiti

Apprendimento sociale e accumulazione di conoscenza

Si può obiettare che un comportamento possa anche essere dettato dall’ambiente in cui vive un animale oltre che da un processo culturale di apprendimento. In questo caso 30 degli elementi tecnici non avevano vincoli ecologici: questo suggerisce che gli scimpanzé acquisiscono queste tecniche attraverso meccanismi di apprendimento sociale invece che idearli singolarmente. La pesca delle termiti nelle comunità selvatiche di scimpanzé sembra, quindi, possedere alcuni aspetti che l’avvicinano alla diversità culturale e alla capacità di accumulare conoscenza degli esseri umani.

La cultura non è quindi una nostra peculiarità: questo modo di adattarsi ed evolversi appartiene anche ad altre specie, nel caso degli scimpanzé vicine a noi, ma a volte anche molto lontane – basti pensare a cetacei e uccelli – che siano capaci di apprendimento sociale.

Prossimo step: scendere dal “nostro” piedistallo

Nonostante alcuni limiti di questa ricerca – come l’osservazione di un comportamento in uno stesso spazio, quello ripreso dalla video trappola, il numero ancora basso di comunità analizzate e l’intervallo di tempo ristretto in esame – questi risultati dovrebbero iniziare a farci smantellare quel piedistallo in cui abbiamo posto la nostra specie da decenni. La nostra unicità è in via di revisione.

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Alessia Colaianni
Alessia Colaianni
Laureata in Scienza e Tecnologie per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali, dottore di ricerca in Geomorfologia e Dinamica Ambientale, è infine approdata sulle rive della comunicazione. Giornalista pubblicista dal 2014, ha raccontato storie di scienza, natura e arte per testate locali e nazionali. Ha collaborato come curatrice dei contenuti del sito della rivista di divulgazione scientifica Sapere e ha fatto parte del team della comunicazione del Festival della Divulgazione di Potenza. Ama gli animali, il disegno naturalistico e le serie tv.

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