L’Isola del cinema, raccontare il presente per riprendersi il futuro
Si è aperta con un film dedicato all’emergenza idrica planetaria il Festival in streaming su MyMovies dal 18 al 28 marzo. Un’edizione speciale, dal sottotitolo “Riprendiamoci il futuro”. Film e documentari italiani e stranieri che raccontano il presente per riconquistare un futuro migliore
Tre anni. Mille giorni. Mille giorni e metà della popolazione mondiale entrerà in crisi d’acqua, recita la schermata di apertura a firma World Health Organization.
Vuol dire almeno quattro miliardi di persone costrette a confrontarsi con qualcosa che per l’occidente ricco è (ancora) impensabile. Noi così abituati ad aprire il rubinetto e veder scorrere l’acqua, potabile per giunta, che ne utilizziamo dai 230 (in Italia) ai 450 litri (negli Usa) al giorno pro capite solo per mangiare, cucinare e lavarci.
Alle ragazze del mondo senz’acqua
Il mondo invece ha sete, sempre più sete. E sono già milioni le persone che convivono con l’incubo della siccità, della mancanza di acqua potabile, dell’assenza di servizi igienici di base, con conseguenze e rischi enormi sulla salute, l’economia e l’educazione, in primis delle donne. Sì perché sono le bambine e le donne che procurano l’acqua e se il pozzo è a sei chilometri dal villaggio e bisogna fare almeno un viaggio al giorno con taniche dai 20 ai 40 litri, alle ragazze del mondo senz’acqua, che sia Uganda o Vietnam, non è concesso neppure un giorno di scuola.
Sustainable nation, raccontare l’emergenza idrica
È dunque con un film dedicato all’emergenza planetaria dell’oro blu che ha aperto i battenti l’Isola del Cinema – Riprendiamoci il futuro in programma in streaming su Mymovies dal 18 al 28 marzo. Il film di apertura è Sustainable nation dell’israeliano Micah Smith, un’opera del 2019 che ha fatto incetta di meritatissimi premi ed è diventato qualcosa di più di un documentario interessante e molto ben fatto. Oggi Sustainable nation è un sito che raccoglie dati, esperienze e testimonianze sull’emergenza idrica in tutto il mondo, non ultima quella di un impegnato Matt Damon che presenta commosso alcune soluzioni alla crisi dell’acqua e all’inquinamento atmosferico progettate dalla sua organizzazione Water.org.
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Storie di ordinaria siccità
Il film, racconta Micah, è in gestazione sin da quando era in quarta elementare e ascoltava i suoi maestri parlare della siccità californiana degli anni Novanta e della necessità di sentirsi ciascuno responsabile rispetto agli sprechi e alla sostenibilità. Trent’anni più tardi il documentario racconta di uno dei paesi più siccitosi della terra che in pochi decenni è riuscito a diventare esportatore di acqua alle nazioni confinanti, seguendo tre israeliani piuttosto geniali proporre soluzioni idriche sostenibili a un pianeta sempre più desertificato.
Israele e le soluzioni idriche sostenibili
C’è Sivan Ya’ari, la giovane imprenditrice che negli ultimi vent’anni ha portato in oltre duecento villaggi rurali di sette nazioni africane il sistema di pompe idrauliche ad energia solare messo a punto dalla sua Ong. C’è Omer Guy, ex pilota dell’air force israeliana, che dal kibbutz di Kfar Rupin nella valle del Giordano ha creato ed esportato un software che usa l’intelligenza artificiale per aiutare i contadini a risparmiare acqua e tempo distillando solo l’acqua necessaria ad ogni albero. Quando Brian Palla ha adottato questa tecnologia nel suo mandorleto californiano ha risparmiato 300mila galloni d’acqua per acro in un anno e aumentato il raccolto. E c’è Eli Cohen che in Galilea ha avviato un metodo di risanamento delle acque di scarico grazie al potere filtrante delle piante acquatiche che dopo vari progetti in India è in attesa del contratto che potrebbe permettergli di purificare il sacro Gange ormai trasformato in una fogna a cielo aperto.
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L’acqua e le donne
Un po’ Kirikù nei contributi animati, un po’ docufilm, Sustainable nation va visto perché attraverso l’acqua mette in luce il nesso tra cibo, energia e acqua e sottolinea come risolvere queste enormi sfide possa aiutare tutti ma in particolare le donne a liberarsi da povertà, malattie e mancanza di opportunità potenzialmente letali. Con una sfida al team del film: aspettiamo un sequel per raccontare al mondo che le visioni e l’intraprendenza dei protagonisti abbiano saputo vincere ostacoli di altra natura per portare acqua, vita e salute anche ai due milioni di persone della striscia di Gaza, dove oggi solo il 3 percento della popolazione ha accesso all’acqua potabile.
Gli omaggi della rassegna
Nel cartellone della rassegna le donne sono presenti come filo rosso anche nell’omaggio a Cecilia Mangini, con i film di diverse registe della sezione internazionale Fuoco sul reale e l’intervista alla fotografa palermitana Letizia Battaglia, celebre per la sua battaglia contro la mafia mentre l’altro, doveroso e ricco omaggio è a Silvano Agosti e ai suoi lavori, ma a cominciare dal Pianeta azzurro di Piavoli che diede il nome alla storica sala cinematografica romana diretta dal regista, l’Azzurro Scipioni, di cui è stata appena annunciata la chiusura.
Tempo di Omelia Contadina
E tra le donne artiste presenti c’è anche Alice Rohrwacher, regista insieme a JR di un corto presentato a Venezia lo scorso settembre, Omelia contadina, 10 minuti di volti e riprese aeree per celebrare, insieme ai contadini dell’altipiano dell’Alfina, l’area della Tuscia tra Bolsena e Orvieto dove è cresciuta la stessa Rohrwacher, la morte dell’agricoltura contadina.
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Tra i noccioleti, a ritmo di marcia funebre
Così, vestiti a lutto, accompagnati dagli ottoni che suonano la marcia funebre, anziani e giovani, donne e uomini seguono la bara-sagoma di alcuni di loro, silhouette in bianco e nero, galleggianti e gigantesche, trascinate e sospese con le corde, fino all’enorme buca dove manciate di terra pian piano le ricoprono. E l’omelia è semplice e tragica: muore l’agricoltura dei contadini che l’industria, l’arroganza politica, l’economia rapace e il silenzio di chi sapeva non hanno voluto salvare. Muore l’agricoltura degli ingannati, degli sfruttati, dei senza-parola. Ma «Quando saranno morti tutti i contadini e gli artigiani, quando non ci saranno più lucciole in cielo, la nostra storia sarà finita. È finita». E quando il drone si alza, a perdita d’occhio, ettari di noccioleti, geometrici e idrovori, perché questo sovvenziona l’Europa e questo vuole il mercato. Da queste parti, ormai, non si coltiva quasi nient’altro. Amen.
Saperenetwork è...
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Stefania Chinzari è pedagogista clinica a indirizzo antroposofico, counselor dell’età evolutiva e tutor dell’apprendimento. Si occupa di pedagogia dal 2000, dopo che la nascita dei suoi due figli ha messo in crisi molte certezze professionali e educative. Lavora a Roma con l’associazione Semi di Futuro per creare luoghi in cui ogni individuo, bambino, adolescente o adulto, possa trovare l’ambiente adatto a far “fiorire” i propri talenti.
Svolge attività di formazione in tutta Italia sui temi delle difficoltà evolutive e di apprendimento, della genitorialità consapevole, dell’eco-pedagogia e dell’autoeducazione. E’ stata maestra di classe nella scuola steineriana “Il giardino dei cedri” per 13 anni e docente all’Università di Cassino. E’ membro del Gruppo di studio e ricerca sui DSA-BES, della SIAF e di Airipa Italia. E’ vice-presidente di Direttamente onlus con cui sostiene la scuola Hands of Love di Kariobangi a Nairobi per bambini provenienti da gravi situazioni di disagio sociale ed economico.
Giornalista professionista e scrittrice, ha lavorato nella redazione cultura e spettacoli dell’Unità per 12 anni e collaborato con numerose testate. Ha lavorato con l’Università di Roma “La Sapienza” all’archivio di Gerardo Guerrieri e pubblicato diversi libri tra cui Nuova scena italiana. Il teatro di fine millennio e Dove sta la frontiera. Dalle ambulanze di guerra agli scambi interculturali. Il suo ultimo libro è Le mani in movimento (2019) sulla necessità di risvegliarci alle nostre mani, elemento cardine della nostra evoluzione e strumento educativo incredibilmente efficace.
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