Mari più caldi, pericolo per gli ecosistemi. E per noi
Promotrice di una campagna per sollecitare il governo alla ratifica del Trattato di Protezione degli Oceani, Greenpeace Italia è attiva con diverse iniziative nel monitoraggio e nella tutela del Mediterraneo, e per promuovere consapevolezza sulle emergenze ambientali. Al via la campagna “Non per beneficenza ma per sopravvivenza”
«I nostri mari sono in pericolo. I dati raccolti evidenziano un significativo aumento delle temperature, che può ridurre la produttività del mare e avere effetti negativi sugli organismi marini dei fondali».
Sono le parole di Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia, organizzazione che ha promosso la spedizione “C’è di mezzo il mare”, attiva in questi giorni nel Mediterraneo. La spedizione, che coinvolge Toscana, Campania, Lazio, Sicilia e la Corsica, sta toccando luoghi come l’Argentario, l’arcipelago toscano, le isole pontine, Ischia, e anche aree fortemente impattate dalle attività antropiche come la foce del Volturno.
L’obiettivo della spedizione è documentare l’impatto della crisi climatica e dell’inquinamento da plastica. Vi partecipano ricercatori dell’Istituto per lo studio degli impatti Antropici e Sostenibilità in ambiente marino (IAS) del CNR di Roma, specializzati nel monitoraggio dell’impatto di rifiuti sui fondali marini, e di Oceanomare Delphis, esperti in monitoraggio e conservazione di cetacei mediterranei. Nelle tante battaglie ambientali che l’associazione ambientalista, attiva dal 1971, porta avanti, la protezione del mare e degli oceani ha avuto sempre un’attenzione particolare, poiché il mare è uno degli elementi più a rischio e da cui dipende la nostra vita sul Pianeta.
Cambiamenti climatici e mare
Nel bacino semi chiuso del Mediterraneo appare particolarmente evidente come l’aumento delle temperature delle acque superficiali e profonde impatti sulla biodiversità marina. In quello che è uno dei più ricchi polmoni della Terra, vivono oltre mille specie marine diverse, e negli ultimi 50 anni circa il 41% dei mammiferi marini è scomparso. La scorsa estate sono state registrate anomalie termiche, positive di circa 2 gradi Centigradi, sia a Portofino che sul versante settentrionale dell’Isola d’Elba, con temperature della superficie del mare che hanno raggiunto, e in alcuni casi superato, i 27 gradi. Sono i dati allarmanti che Greenpeace Italia ha raccolto nel corso degli ultimi 3 anni nell’ambito del progetto Mare Caldo, una rete di monitoraggio attiva in dieci Aree Marine Protette italiane e all’Isola d’Elba, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita (DiSTAV) dell’Università di Genova e ElbaTech.
La nostra percezione del rischio
Nei giorni in cui partiva la spedizione “C’è di mezzo il mare”, Greenpeace ha reso noti i dati dell’indagine “Le emergenze ambientali e il rischio di estinzione secondo gli italiani”, commissionata ad AstraRicerche e realizzata su un campione di 800 italiani di età compresa tra i 15 e i 70 anni tra il 19 e il 21 maggio 2023. Tra le crisi ambientali che più preoccupano gli italiani troviamo al primo posto la paura dei cambiamenti climatici (20,9%) e dei loro effetti più evidenti come siccità e inondazioni (17,4%), seguite dall’inquinamento dell’aria (10,8%) e dell’acqua (8,9%) queste due sentite particolarmente dagli intervistati della Generazione Z.
Al momento è attiva anche una petizione promossa da Greenpeace per fare pressione sul Governo affinché l’Italia ratifichi il Trattato globale per la Protezione degli Oceani, siglato sotto l’egida delle Nazioni Unite, e venga Istituita una rete di aree marine protette nelle acque di sua giurisdizione. Proprio lo scorso martedì l’Onu ha adottato formalmente questo storico Trattato, concordato a marzo, che mira a raggiungere una protezione degli oceani del 30% entro il 2030 (“obiettivo 30×30”):
affinché il Trattato entri in vigore e diventi uno strumento giuridicamente vincolante, deve essere ratificato da almeno 60 nazioni.
Per ottenere supporto nella protezione del mare, elemento vitale del nostro habitat, e non solo, Greenpeace ha lanciato la campagna “Non per beneficenza ma per sopravvivenza”. Una richiesta attraverso lo strumento del 5×1000, che non comporta oneri aggiuntivi per i cittadini, grazie al quale possiamo contribuire a difendere gli oceani, contrastare la crisi climatica e favorire una conversione energetica. Perché, come ci ricorda la voce di Claudio Santamaria nel video della campagna, l’ambiente siamo anche noi.
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