Il Museo di storia naturale a Calimera. Fra divulgazione, didattica e ricerca sotto i lecci
La struttura espositiva, in provincia di Lecce, ha una storia relativamente recente. La sua ampia struttura accoglie numerose collezioni, un centro di ricerca e di recupero della fauna selvatica e tante attività educative
Uscendo dal centro abitato di Calimera, un piccolo paese in provincia di Lecce, si percorre una strada in cui il tipico paesaggio dominato dagli uliveti sfuma e si trasforma in un fresco bosco di lecci. Qui sorge il Museo di Storia Naturale del Salento, un’istituzione giovane, accolta in una struttura ampia circondata da alberi che sono stati il sostentamento degli abitanti della zona. Un tempo detti “craunari”, i calimeresi erano, appunto, carbonai che producevano carbone proprio a partire dal legno dei lecci. Il Museo di Storia Naturale quindi dialoga con il territorio di cui è parte, raccontandolo e contribuendo alla sua crescita.
La storia del museo e le sue collezioni
Il museo nasce nel 1982 e inizialmente ha unicamente una funzione espositiva e didattica, legata alle sue collezioni. È nel 1996 che una cooperativa di ricercatori, Naturalia, ne rileva la direzione e gestione, donando un nuovo impulso a questa istituzione che diventa anche un centro di ricerca. La struttura ospita collezioni di astronomia, mineralogia, paleontologia e paleoantropologia, entomologia, malacologia e biologia marina, tassidermia (particolarmente pregevoli le sezioni dedicate a uccelli e mammiferi) ed embriologia e teratologia. Oltre agli esemplari esposti al pubblico, c’è una parte delle collezioni consultabile solo con finalità di ricerca scientifica, che comprende campioni ancora oggetto di studio, rari o persino specie non ancora descritte e classificate.
Tra boschi di lecci e piante tropicali
Al di là delle pareti dell’edificio inizia il percorso che più caratterizza il Museo di Storia Naturale del Salento. Si entra nel bosco di lecci e, tra tane di tassi e altre tracce della fauna locale, i visitatori fanno conoscenza degli animali curati dal centro di recupero faunistico. Alcuni di loro sono ospiti permanenti poiché non più in grado di sopravvivere autonomamente. Sono animali sequestrati dalle guardie forestali perché detenuti illegalmente o salvati da altre situazioni di pericolo. E così i nostri occhi sono colpiti dagli straordinari colori di uccelli tropicali, veniamo trafitti dallo sguardo del biancone (Circaetus gallicus), possiamo stupirci dei suoni umani articolati dal corvo imperiale (Corvus corax) o dei versi simili a percussioni dell’emù (Dromaius novaehollandiae). Rettili, anfibi e invertebrati, che per gli stessi motivi non possono essere reintrodotti in natura, vivono e possono essere ammirati all’interno del Vivarium. Al termine del percorso faunistico è pronta ad accoglierci una serra di 600 metri quadrati: è il Mesocosmo, la ricostruzione, in condizioni di temperatura e umidità controllate, di una foresta pluviale che a sua volta ospita una Butterfly House, una casa delle farfalle dedicata a specie tropicali. Il museo è dotato anche di un piccolo planetario.
Non solo divulgazione: le attività del centro di ricerca
È semplice immaginare quanto il Museo di Storia Naturale di Calimera riesca a far gravitare intorno alle proprie attività di divulgazione bambini e famiglie, per cui sono organizzati visite ed esperienze didattiche, campi estivi, eventi e anche feste di compleanno. Come conferma Marco Tommasi, responsabile della didattica, soprattutto le attività all’aperto stimolano i più piccoli che, grazie al contatto con animali “vivi e veri”, superano quel distacco dalla realtà di cui spesso soffrono. Imparano anche che l’uomo può essere cattivo, nemico dell’ambiente e dei suoi abitanti, ascoltando le storie degli ospiti dell’osservatorio faunistico. Comprendono, inoltre, quanto studio sia necessario per garantire la conservazione e la protezione della fauna selvatica.
Infatti, non c’è solo divulgazione ma anche tantissima ricerca, finanziata proprio grazie alle attività di diffusione della cultura scientifica. Un aspetto di cui Antonio Durante, entomologo, direttore del Museo di Storia Naturale del Salento e conservatore del Dipartimento di entomologia, è fiero. «Con il suo centro di ricerca, ora il museo è un generatore di cultura. – racconta Durante – Tra i progetti che stiamo seguendo ci sono le nostre collaborazioni con il Cenarest (Centre National de la Recherche Scientifique et Technologique), il centro nazionale per le ricerche del Gabon, in Africa equatoriale: dopo numerose spedizioni scientifiche stiamo procedendo con l’analisi del materiale raccolto, entomologico ed erpetologico». Ci sono anche, continua Durante, progetti di mappatura e censimento, come quello delle specie di uccelli della fascia intertropicale africana: «Sul nostro territorio ci stiamo occupando della mappatura delle formiche del Salento, su cui c’è una profonda lacuna di conoscenze, e ci piacerebbe iniziare un progetto sul monitoraggio della biomassa di invertebrati».
Recupero, salvaguardia e protezione
Il centro di recupero faunistico è impegnato anche nella salvaguardia delle tartarughe marine. «Spesso si parla di terapie e reintroduzione delle tartarughe di cui ci occupiamo – spiega Durante – ma non dobbiamo dimenticare che in questi laboratori, oltre a curare le singole tartarughe, attraverso la ricerca, studiamo ad esempio i parassiti che le attaccano, fornendo un servizio per la protezione dell’intera specie». Anche qui, come in molti altri musei, divulgazione e ricerca stanno affrontando un momento di crisi a causa della chiusura tra marzo e maggio, i mesi in cui si concentrano la maggior parte delle visite scolastiche, importanti entrate economiche, preziose per la prosecuzione di tutte le attività. Come tutti i musei, anche quello di Calimera è un centro nevralgico sociale e culturale e ci auguriamo che presto siano previste misure adeguate per supportarlo nel superamento di questo periodo di grande difficoltà. Nel frattempo, anche noi visitatori possiamo dare un contributo: continuiamo a visitare in sicurezza i nostri musei. Quello di Calimera è anche dog friendly, perciò non abbiamo scuse.
Per saperne di più: www.msns.it
Saperenetwork è...
- Laureata in Scienza e Tecnologie per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali, dottore di ricerca in Geomorfologia e Dinamica Ambientale, è infine approdata sulle rive della comunicazione. Giornalista pubblicista dal 2014, ha raccontato storie di scienza, natura e arte per testate locali e nazionali. Ha collaborato come curatrice dei contenuti del sito della rivista di divulgazione scientifica Sapere e ha fatto parte del team della comunicazione del Festival della Divulgazione di Potenza. Ama gli animali, il disegno naturalistico e le serie tv.
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