Oceania 2, la nuova favola ambientalista e femminista di casa Disney

Oceania 2 è in sala dal 27 novembre (Foto: © 2024 Disney Enterprises, Inc. All Rights Reserved)

Doveva essere una serie tv, secondo l’annuncio che ne aveva dato il profilo Twitter della Disney Animation nel gennaio 2022, ma alla fine Oceania 2 ha trovato la sua uscita sul grande schermo, come lungometraggio, con tre esordienti alla regia Dave Derrick Jr., Jason Hand e Dana Ledoux Miller.

E, diciamolo subito, è andata bene così: la spettacolarità delle immagini, la bellezza delle ambientazioni, l’attenzione ai dettagli hanno trovato nel formato cinematografico la giusta dimensione.

Oceania, d’altronde, è stato un successo incredibile per la Disney, generando più di 680 milioni di dollari al botteghino e trovando una seconda vita sulla piattaforma Disney+, con 1 miliardo di ore di streaming nel solo 2023. Il 56esimo film classico Disney, diretto da Ron Clements e John Musker, era uscito nel 2016 e aveva ricevuto due nomination agli Oscar, come miglior film d’animazione (vinto invece dall’altro film Disney di quell’anno, Zootropolis) e migliore canzone (vinto quell’anno da City of Stars, di La La Land).

Il ritorno di Oceania

La trama, seppur originale, prendeva molta ispirazione dai miti polinesiani (in particolare dalle leggende sul semidio Maui). Il sequel, che arriva in sala il 27 novembre 2024, 8 anni dopo Oceania, è ambientato a tre anni dalle prime avventure. Vaiana (che nella versione originale si chiama Moana, oceano in molte lingue polinesiane, ma a casa nostra il facile accostamento con la celeberrima pornodiva degli anni Novanta, ha spinto la distribuzione a cambiare il nome in Vaiana, che in tahitiano significa acqua di grotta) è ormai una navigatrice e deve mettere le proprie capacità al servizio del suo popolo, che vive nella sperduta isola Motunui. Dopo aver ricevuto una chiamata inaspettata dai suoi antenati esploratori, la ragazza si dovrà recare nei lontani mari dell’Oceania insieme al semidio Maui, co-protagonista anche del primo film, e una ciurma di personaggi vecchi e nuovi.

Vaiana (Moana): la ragazza nuova

Per il resto, gli ingredienti a cui la Disney ci ha abituato da tempo ci sono tutti, a partire dall’empowerment femminile, con una protagonista, che sin da subito si spoglia dell’appellativo di principessa, mossa da quello che in conferenza stampa a Roma Dave Derrick Jr. ha definito il suo super potere: l’empatia.

«La cosa che mi piace di più di Vaiana – ha detto – è che tutte le cose che fa, le fa per gli altri».

Una distanza abissale, dunque, dalle Cenerentole, Biancanevi e Aurore del passato: Vaiana è una leader che sa quello che vuole, si impegna con tutta sé stessa per ottenerlo e – aspetto fondamentale – sa fare squadra. Certo, vista con gli occhi delle vecchie generazioni, quelle cresciute con principesse addormentate in attesa di essere salvate dal loro principe, la giovane polinesiana non si interessa di scarpette di vetro ma è costretta dai tempi a mille faccette e mossette da tiktoker, ma in fondo è uno scotto modesto se poi le viene concesso di sfondare il tetto di cristallo che ancora grava sulla testa di tante di noi.

 

Guarda il video di Oceania 2

Fiaba ambientalista

Oceania 2, però, non è solo una dichiarazione di guerra – gentile, of course… – agli stereotipi di genere ma è soprattutto una fiaba ambientalista, in cui la natura è grande protagonista, non solo con i suoi elementi ma anche con gli animali. «Nel mondo di Vaiana – ha spiegato ancora il regista – la natura è vivente, non c’è separazione, ha la stessa energia e la stessa vitalità della ragazza». Posto di primo piano occupa l’oceano; e non poteva essere altrimenti. Non è solo un vasto e stupefacente corpo d’acqua pieno di vita e di attività, ma è anche un imprescindibile supporter di Vaiana.

«In Oceania, ci rendevamo conto che l’oceano è un essere vivente che respira e ha delle emozioni – ha raccontato Jared Bush, sceneggiatore e produttore esecutivo – Nella nuova storia, scopriamo quanto lontano possa arrivare e come unisca le persone».

Da qui l’imperativo per tutti i reparti del film, sia quelli artistici che quelli tecnici, di mantenersi fedeli all’oceano della regione delle isole del Pacifico, partendo da rendering naturali. Tutti gli ambienti, d’altronde, sono ancorati alla realtà, così da renderli più credibili agli occhi del pubblico. Lo scenografo Ian Gooding, che aveva scattato più di 11.000 foto durante il viaggio di ricerca per Oceania, ha spiegato che l’obiettivo è sempre stato quello di raggiungere l’imperfezione. Per l’isola natale di Vaiana, l’idea è quella di farla sembrare vissuta. «Cerchiamo dettagli come: quali alberi fanno cadere i loro frutti e le loro foglie sulla sabbia? Che tipo di detriti ci sono sul litorale, con le alghe che la corrente del mare porta sulla sabbia? Non volevamo che sembrasse pulita e antisettica come la spiaggia curata di un resort».

Multiculturalismo versus appropriazione culturale

Terzo aspetto sostanziale il multiculturalismo. Dopo i diversi scivoloni per i quali più volte Disney è stata accusata di appropriazione culturale (non ultima la polemica sorta dopo la messa in vendita del costume di Maui: una maglia a maniche lunghe e un paio di pantaloni ricoperti di tatuaggi ritirati di corsa in seguito ai commenti indignati di maori e hawaiani che nel travestimento avevano visto un evidente caso di blackface), in Oceania 2 l’attenzione verso le tradizioni e i riti del Pacifico sono maniacali, a detta dei filmmaker.  «Ovunque andiamo, la gente parla dell’ambientazione del nostro film, dell’ispirazione che c’è dietro, della bellezza naturale del Pacifico: è davvero un luogo magico. Siamo entrati in contatto con tante persone provenienti dalle isole del Pacifico, che hanno un profondo rispetto per la natura e per il luogo in cui vivono. Questo sentimento di appartenenza a un luogo e il profondo rispetto per la comunità sono stati le nostre principali ispirazioni mentre sviluppavamo la storia», ha scritto nelle note di regia Jason Hand (che, come Derrick, aveva lavorato al primo film in qualità di story artist).

 

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In attesa degli Oscar

Derrick ha aggiunto ancora alla stampa: «Mi sono sentito in viaggio con Vaiana. Ho antenati originari di Samoa e, proprio come lei arriva a comprendere la sua eredità, lavorare e fare ricerche su questo film mi ha avvicinato alla mia». Infine, anche stavolta la colonna sonora è fondamentale, realizzata di nuovo da Abigail Barlow ed Emily Bear, Opetaia Foa’i e Mark Mancina. Nella versione originale, le canzoni sono interpretate da Auli’i Cravalho (per Moana) e Dwayne Johnson (per Maui). In quella italiana, la voce di Vaiana è Emanuela Ionica (Chiara Grispo nelle parti cantate) mentre quella di Maui è di Fabrizio Vidale. La cantante Giorgia è la semidea Matangi.  Secondo i primi rumors intorno alle candidature agli Oscar 2025, attese il 17 dicembre,Oceania 2 potrebbe farcela a entrare nella shortlist dei film d’animazione; in quel caso dovrebbe vedersela quasi sicuramente con il favoritissimo Inside Out 2della Pixar (che con 1.695.783.042 di dollari è a oggi il maggior incasso di sempre per un film d’animazione) e l’indipendente Flow, l’apocalisse acquatica di un gatto nero diretta dal giovane regista Gintis Zilbalodis. Così fosse, malgrado l’abilità tecnica degli animatori di casa Disney e la bella storia veicolata da Oceania 2, che rendono il film godibilissimo e assolutamente da non perdere al cinema, il tifo di chi scrive andrebbe indiscriminatamente per il gioiello lettone, prodotto a basso costo realizzato con un software open-source.

 

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Francesca Romana Buffetti
Antropologa sedotta dal giornalismo, dirige dal 2015 la rivista “Scenografia&Costume”. Giornalista freelance, scrive di cinema, teatro, arte, moda, ambiente. Ha svolto lavoro redazionale in società di comunicazione per diversi anni, occupandosi soprattutto di spettacolo e cultura, dopo aver studiato a lungo, anche recandosi sui set, storia e tecniche del cinema.

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