Per una nuova alfabetizzazione
I numerosi appelli, anche da parte di intellettuali, che, in tempo di pandemia, si oppongono all’uso dei tablet, pongono un interrogativo. Esiste oggi, nel 2020 una vera consapevolezza dei mezzi tecnologici, nonostante abbiano di fatto invaso la vita di tutti?
Anno 1990, altro millennio. Si parla tra colleghi animatori teatrali, quale possa essere, nel quadro un’educazione basata su corpo, sensi, ambiente, oltre i confini obsoleti del sapere trasmissivo, il ruolo della tecnologia. Mi dicono seri: le videocamere sì, vanno bene, i computer no! Ma perché no, lo sapete che cos’è un computer?
Una consapevolezza che ancora non c’è
Anno 2020. Dopo le pratiche e le proposte di scuola a distanza in tempi di pandemia, diversi intellettuali, capitanati dal filosofo Massimo Cacciari, sentono il bisogno di firmare un appello:
«La scuola è socialità. Non si rimpiazza con monitor e tablet!». Sembra di ripartire ogni volta da capo. Sembra che dopo decenni, non esista nell’insieme della società una consapevolezza dei mezzi tecnologici che pure hanno invaso la vita di tutti. E una spiegazione forse c’è.
Produttori versus consumatori
Veniamo da una società industriale in cui il mondo era nettamente diviso tra i produttori, che hanno i mezzi e fabbricano le cose, e i consumatori, che le cose le usano. Cosa possiamo fare con un televisore, una lavatrice, un automobile, dipende da chi li progetta e costruisce e troviamo quasi tutto nel libretto di istruzioni. Poi per fotografare bene, o per guidare in fuoristrada o sul ghiaccio, frequentiamo corsi in cui chi già sa insegna a chi ancora non sa.
Le infinite possibilità del computer
Con il personal computer invece, o lo smartphone, è completamente diverso. Oltre poche operazioni, sempre più semplici, per far funzionare l’hardware, ci possiamo poi fare una quantità enorme di cose, alcune che addirittura chi li ha costruiti neanche si immaginava, a seconda del software che utilizziamo. Le “istruzioni” eventualmente a quello si applicano, e se uno per esempio adopera il pc per fare musica, non gli serve imparare i programmi da ufficio, la grafica 3D, le simulazioni di chimica o la mappatura del territorio.
Un nuovo sapere
Non si tratta di macchine in senso industriale, ma piuttosto di insiemi di potenzialità, che in moltissimi casi possono essere sfruttati adeguatamente solo abbandonando il vecchio rito dell’istruzione per cui gli allievi ricevono dai maestri conoscenze date, già note, verso un sapere che si costruisce, invece, mentre si apprende, dai risultati imprevedibili, e che potenzialmente si può sviluppare all’infinito, se impariamo a condividere le esperienze, a fare insieme.
Molto software, anche importante, viene concepito e ideato fuori dalle grande aziende, da appassionati, spesso collegati tra loro in rete. E quello che con il software poi facciamo, dipende da noi.
La tecnologia nel 2020
Siamo, quando usiamo queste macchine e i loro programmi, al tempo stesso consumatori e produttori. Tutto ciò comporta un salto di qualità culturale enorme, perché ribalta completamente l’idea di società centralizzata, gerarchica, competitiva su cui è stata costruita l’economia globale che ancora domina il pianeta. Ma continuare a vedere la tecnologia del 2020 con gli stessi occhi degli anni Sessanta del secolo scorso, da un lato è un riflesso naturale per le masse dei consumatori invasi dalla tecnologia, senza essere educati ad usarla; dall’altro è il modo attraverso cui “chi detiene i mezzi” riesce, fino a quando questo stato di cose dura, a mantenere un potere politico ed economico che potrebbe rapidamente svanire, se la massa dei cittadini imparasse a muoversi davvero in modo attivo, sfruttando le possibilità che la tecnologia diffusa oggi offre.
Un cambiamento di strategie
Per capire la potenza del pensiero collettivo, basta andare a vedere la storia del personal computer e del web, nati inizialmente da movimenti orizzontali, anche non a scopo di lucro, che hanno costretto “dal basso” i monopoli Ibm e Microsoft a cambiare completamente le loro strategie. E per capire l’inadeguatezza della risposta culturale all’ingresso delle nuove tecnologie nella vita delle persone comuni, si può ripercorrere la storia patetica di 40 anni di corsi di Basic, Dos, Office, “patenti” sull’uso del computer, dopo i quali la maggior parte dei cittadini della società dell’informazione crede sostanzialmente che il Pc sia una macchina per collegarsi a internet.
Mentre nella scuola si “proibisce l’uso” dello smartphone. …. prego? Proibito in quanto telefono, dispositivo per collegarsi ai social network, calcolatrice, convertitore di valuta, registratore audio, riconoscitore di piante e insetti, simulatore di formule matematiche, chimiche e fisiche, sismografo, o che altro?
Verso una nuova alfabetizzazione
Il problema oggi non è istruire i singoli all’uso di macchine che sfuggono al concetto stesso di macchina, ma attrezzarsi come comunità per una gestione consapevole dei dati e delle informazioni che tutti maneggiamo, fin da bambini, a partire dalle fotografie, video, suoni, musiche, testi della nostra vita quotidiana. Ed essere in grado, a un livello di base, di produrre, raccogliere, elaborare, archiviare, condividere questi dati, quali che siano le macchine e il software che usiamo, diventa il punto cruciale per una nuova alfabetizzazione, che può realizzarsi compiutamente solo sommando le intelligenze, dal piccolo gruppo alla rete mondiale di migliaia e milioni di individui, in modo da rendere possibile quello che, dall’antico punto di vista individualistico di generazioni cresciute in una cultura male assortita di libri e televisione, potrebbe apparire impossibile.
Saperenetwork è...
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Laureato al Dams di Bologna nel 1980, lavora sulle aree di conoscenza ed espressione attraverso cui soprattutto i bambini (ma non solo) possono partecipare da protagonisti alla società dell'informazione: Animazione teatrale, Video e audio, Fotografia, Libri e storie, Pubblicità, Ambiente, Computer, Web.
Cura laboratori e progetti in collaborazione con scuole, biblioteche, enti pubblici e privati, associazioni culturali e sociali, manifestazioni e festival, in Italia e all’estero. È autore di di video e multimediali, e di libri sia legati alla propria attività che di letteratura per bambini.
Alcuni libri: I bambini e l’ambiente, 2009; Nuova guida di animazione teatrale (con David Conati), 2010; Technology and the New Generation of Active Citizens, 2018; I Pianeti Raccontati, 2019; Il bambino che diceva le bugie, 2020. Video: La Cruzada Teatral, 2007, Costruiamo insieme il Museo Virtuale dei Piccoli Animali, 2014; I film in tasca, 2017; Continuavano a chiamarlo Don Santino, film e backstage, 2018.
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