Ricehouse, il futuro della bio edilizia nelle case di riso

Ricehouse, il futuro della bio edilizia nelle case di riso

Resistenti alla marcescenza e agli attacchi di muffe, gli scarti della lavorazione del riso hanno un enorme potenziale nell’architettura sostenibile. Se ne sono accorti Tiziana Monterisi e Alessio Colombo, che hanno dato vita a una start up innovativa. Diversi i premi e i progetti in tutta Europa

Tiziana Monterisi è CEO & Co-founder di RiceHouse srl, realtà imprenditoriale che si focalizza sul tema della valorizzazione dei prodotti secondari della coltivazione del riso.

 

«Ci eravamo trasferiti da Lecco ad Andorno Micca, nel Biellese, ed eravamo affascinati dal paesaggio delle risaie che si apriva davanti ai nostri occhi. Veder bruciare nei campi la paglia dopo il raccolto, mi ha spinto a chiedermi se non ci fosse un modo per recuperarla». Da una intuizione geniale, nata dall’osservazione, ha preso vita nel 2016 Ricehouse, startup innovativa di cui Tiziana Monterisi è Ceo e cofondatrice insieme al marito Alessio Colombo, geologo. Ricehouse rappresenta un esempio completo di economia circolare, perché si occupa di architettura naturale attraverso la lavorazione dei sottoprodotti della lavorazione del riso e apre a nuovi modelli abitativi proponendo un’alternativa all’utilizzo di materiali di origine petrolchimica. «Il progetto, improntato alla sostenibilità, parte dalla mia esperienza come architetto e progettista, durante la quale avevo già maturato esperienza nell’ambito dell’architettura naturale, ma è figlio della complementarietà delle nostre due visioni», racconta Monterisi.

 

Guarda il video di Coltivare la città “A Rice House story”

Lolla e pula per le eco case di domani

L’uso della paglia in architettura era abbastanza conosciuto, ma non veniva utilizzata quella di riso: «Perché più complicata da raccogliere, eppure le sue potenzialità intrinseche sono parecchie: la permanenza in acqua porta infatti un grande vantaggio intrinseco, perché ne risulta un materiale molto più resistente alla marcescenza e agli attacchi di muffe. Ha quindi le stesse caratteristiche della paglia ma è più resistente», osserva Monterisi, che ha studiato approfonditamente il mondo e la cultura risicola scoprendo che le potenzialità di riutilizzo riguardavano anche altri scarti, come la lolla e la pula.

«Per noi la cosa interessante era anche la quantità di scarto a disposizione – riprende – Il riso è coltivato in tutto il mondo e l’Italia è uno dei grandi produttori: il potenziale come si può intuire è enorme».

Così in cantiere, a livello artigianale, hanno iniziato a produrre i materiali edili che servivano ed in pochi anni, studiando le performance fisico-chimiche degli scarti provenienti dalla filiera del riso, sono arrivati a quindici prodotti sul mercato, con due richieste di brevetto europeo: «Ne abbiamo una gamma che ci permette di realizzare un intero edificio, struttura a parte che può essere in legno, cemento e acciaio».

 

Scopri come la paglia di riso può essere utilizzata in architettura

 

Una ricerca che Monterisi e Colombo sperimentano sulla loro stessa abitazione: «Come San Tommaso, dovevamo provarci noi per primi ed oggi la nostra casa, che è anche studio, ci rappresenta perfettamente. È una casa ad energia zero, non ha il riscaldamento né condizionamento, ma la temperatura resta costante, abbiamo il fotovoltaico ed è quasi autosufficiente».

 

Il marchio “Risorsa” e i progetti in campo

Da quel momento Ricehouse ha seguito diversi cantieri, principalmente nel nord Italia, mentre in molti altri ne sono stati utilizzati i materiali. Oggi la società è articolata in tre settori. Nel primo sviluppa e commercializza materiali edili 100% naturali con particolare attenzione all’utilizzo dei prodotti secondari della produzione del riso con caratteristiche di elevata efficienza energetica ed acustica, comfort abitativo, salubrità degli ambienti, eco-compatibilità e derivanti da filiera corta e che, a fine vita, possono essere riciclati e reimmessi in produzione. L’intento finale è quello di proporre, attraverso l’utilizzo di questi materiali totalmente realizzati in Italia ed il marchio “Risorsa”, la realizzazione di “case di Riso” ad energia quasi zero, a basso impatto ambientale, concepite come un ecosistema naturale e durevole nel tempo.

«Un nuovo organismo vivente – dicono da Ricehouse – che permette di consumare meno energia di quella prodotta, utilizzando tecnologie innovative e sostenibili. Con i materiali Ricehouse sono state costruite 16 case Risorsa nel territorio italiano e una in Svizzera».

Nel secondo settore offre servizi di consulenza alla progettazione e alla realizzazione di edifici secondo i principi della bioarchitettura. L’ultimo, relativo alla open innovation, offre consulenza alle aziende di diversi settori – dal design alla moda passando per la salute – che vogliono utilizzare come materie prime prodotti di scarto derivanti dalla lavorazione del riso collaborando allo sviluppo di soluzioni innovative nei diversi ambiti attraverso la conversione dei loro sistemi produttivi secondo nuovi paradigmi di sviluppo sostenibile. «Con lo scarto del riso – osserva Monterisi – si può arrivare a sostituire il 75% di tutti prodotti edili che vengono usati in Italia e in Europa: vogliamo davvero cambiare l’edilizia».

 

Alla scoperta delle infinite vie del riso

Ricehouse ha vinto numerosi premi, è in forte crescita e sta portando la propria esperienza anche all’estero sia nel Nord Europa che in Paesi come Francia e Spagna, dove il riso viene coltivato e quindi c’è un potenziale di scarto da recuperare. Inoltre i materiali naturali di Ricehouse sono stati utilizzati anche per la prima costruzione in 3D realizzata attraverso la tecnologia di WASP. Dal 2020 la startup piemontese è diventata una società benefit, una evoluzione del concetto stesso di azienda, che istituisce un nuovo modo di fare impresa, in grado di riconoscere, esplicitare e proteggere nel tempo stesso, andando oltre le logiche del profitto aziendale e guardando con grande attenzione alla responsabilità, alla trasparenza, all’etica e alla realizzazione di azioni solidali rivolte all’uomo e all’ambiente. Riciclabilità, riuso, assenza di sostanze organiche volatili e formaldeide, riduzione della Co2, made in Italy, sono i pilastri su cui si fonda l’attività di Ricehouse. Il riso e i suoi scarti potrebbero generare una rivoluzione copernicana: «Non ho trovato corrispettivi di una visione del genere, che coinvolge l’intero edificio, in nessun’altra esperienza – considera Monterisi –, perché altri materiali naturali utilizzabili devono essere coltivati mentre noi recuperiamo un qualcosa che già esiste». Dal piatto alle pareti, le vie del riso sono infinite.

 

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Saperenetwork è...

Marina Maffei
Marina Maffei
Giornalista e cacciatrice di storie, ho fatto delle mie passioni il mio mestiere. Scrivo da sempre, fin da quando, appena diciassettenne, un mattino telefonai alla redazione de Il Monferrato e chiesi di parlare con l'allora direttore Marco Giorcelli per propormi nelle vesti di apprendista reporter. Lì è nata una scintilla che mi ha accompagnato durante l'università, mentre frequentavo la facoltà di Giurisprudenza, e negli anni successivi, fino a quando ho deciso di farne un lavoro a tempo pieno. La curiosità è la mia bussola ed oggi punta sui nuovi processi di comunicazione. Responsabile dell'ufficio stampa di una prestigiosa orchestra torinese, l'OFT, scrivo come freelance per alcune testate, tra cui La Stampa.

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