T come Tempo, Terra, Tutto, Troppo, Tatto…

T come Tempo, Terra, Tutto, Troppo, Tatto…

Lo stiamo rubando ai bambini, spingendoli a correre per arrivare primi. È il Tempo, tappa fondamentale dell’alfabeto pedagogico. Per non perderlo, bisogna lasciare spazio alla noia, alla mancanza, alla possibilità di crescere in empatia con sé e con l’altro

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La relazione, l’ambiente, le emozioni, i bisogni … Lungo il nostro cammino, abbiamo guardato molte volte nel caleidoscopio dell’educare, cogliendone aspetti ogni volta diversi, a seconda dei colori e della rifrazione: il rapporto io-tu, lo spazio intorno al bambino e quello interiore, l’autoeducazione dell’insegnante e del genitore, gli ostacoli e le buone pratiche. Questa T ci mette adesso di fronte a un gigante, un topos ineludibile non solo del vivere e dell’apprendere ma dell’essere umani e abitanti di questa nostra Terra. Signore e signori, ecco a voi il tempo.

 

Donna e clessidra
Il tempo è un topos ineludibile dell’essere umano

 

«Ciò che si perde qui, là si raguna…»

E non nascondiamoci dietro un dito. Il tempo è stato definitivamente esiliato dal vivere occidentale. Forse sta in un’ampolla sulla Luna, dove «Per colpa di tempo o di Fortuna/ ciò che si perde qui, là si raguna», come declama l’Ariosto nell’Orlando Furioso. Forse s’è acquattato dentro di noi e se la ride. Pensavamo di poterlo governare a nostro piacimento, di aver assoldato la tecnologia per prenderlo in castagna e invece eccoci a correre trafelati dalla mattina alla sera, a inzepparci le giornate di impegni così fino all’orlo che c’è voluta la pandemia da Covid per congelare questa follia. 

 

Orlando furioso scena
Scena dell’Orlando Furioso illustrata da Gustave Doré

Il tempo sacro della noia e della mancanza

Il tempo che un momento ci scivola via dalle mani e un altro sembra l’eternità è stato bandito anche dal tirar su i bambini con buonsenso, rispettandone le tappe evolutive. Che ci voglia tempo per crescere – e a volta non basta una vita intera – non è un mistero; e invece tempo, ai bambini, non lo concediamo quasi più. Da piccolissimi li esortiamo a bruciarle, le tappe, orgogliosi di come abbiano imparato presto a parlare, camminare, digitare, scrivere e leggere, conoscere e contare prima del cuginetto o del compagno di asilo.

Esaltiamo i bambini che sanno tutto, a cui diamo tanto, tutto, troppo, senza dar loro il tempo di annoiarsi e formulare una mancanza.

Correre per andare dove?

A scuola, per legge, possono andare già a cinque anni e mezzo e immediatamente si comincia a correre per arrivare il prima possibile: stampatello e corsivo entro Natale e conoscenza del computer con “uso del pensiero razionale” in prima elementare, comprensione “di cause e conseguenze dei fenomeni storici in quarta”, tomi di scienze alle primarie di secondo grado che neppure a Biologia e la tentazione del liceo breve dopo la laurea breve, sempre in affanno. Ma dove devono andare? Chi, cosa li aspetta? Perché un esame universitario di linguistica generale complesso si deve svolgere in un’ora, senza neppure il tempo di revisionare? E i test dei bambini con difficoltà di apprendimento col cronometro in mano? Perché finiamo per provare sollievo in una diagnosi, pensando sia la terapia?

Apprendere i propri talenti

Più delle competenze acquisite, questo tempo tiranno, tirato e teso ci parla di performance e premia solo alcune competenze, a totale detrimento di altri talenti, con molti bambini e ragazzi che lasciano; chi platealmente, con l’abbandono scolastico, e chi interiormente, perdendo per strada l’autostima, l’entusiasmo, la voglia di sfida, semplicemente perché non combaciano col modello. Mentre magari avrebbero solo bisogno di più spazio e di più tempo. Perché apprendere, si sa, è un processo e in quanto tale non può sganciarsi dalla coordinata “tempo”. E ognuno ha il suo.

Permettere il con-tatto

Nel tempo maturano anche i sensi, in primis il tatto, la nostra pelle, l’involucro che ci protegge e ci mette in con-tatto con il mondo. Ci permette di conoscere il tavolo, l’arancia, la sabbia, la barba di papà e, contemporaneamente, noi stessi perché agisce su tre livelli della com-prensione:  

«L’esperienza fisica del limite, ossia la coscienza del mondo oggettivo; la risonanza delle sensazioni che nascono dalle vibrazioni fisiche e l’evidenza dell’essere e dell’essenza come tale», spiega Henning Koehler in Bambini difficili, paurosi, tristi e irrequieti che ogni educatore dovrebbe avere sul comodino.

 

pedagogista Henning Köhler
Il ricercatore, pedagogista e terapeuta Henning Köhler

Il tempo dell’empatia

Se dunque il bambino ha avuto tante e sane esperienze di tatto, svilupperà la coscienza e l’evidenza di sé che da adulto si trasformeranno nella capacità di tastare e percepire l’altro da sé nella sua fisicità, sensibilità e coscienza, un Tu altrettanto cosciente e risonante e sacro quanto l’Io. È il mistero dell’empatia. Anche questa rischiano di perdere i bambini, se li priviamo del tatto, se rubiamo loro il tempo.


Ti auguro Tempo

Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guadarlo sull’orologio.
Ti auguro tempo per guardare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.

Elli Michler

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Stefania Chinzari
Stefania Chinzari
Stefania Chinzari è pedagogista clinica a indirizzo antroposofico, counselor dell’età evolutiva e tutor dell’apprendimento. Si occupa di pedagogia dal 2000, dopo che la nascita dei suoi due figli ha messo in crisi molte certezze professionali e educative. Lavora a Roma con l’associazione Semi di Futuro per creare luoghi in cui ogni individuo, bambino, adolescente o adulto, possa trovare l’ambiente adatto a far “fiorire” i propri talenti.
Svolge attività di formazione in tutta Italia sui temi delle difficoltà evolutive e di apprendimento, della genitorialità consapevole, dell’eco-pedagogia e dell’autoeducazione. E’ stata maestra di classe nella scuola steineriana “Il giardino dei cedri” per 13 anni e docente all’Università di Cassino. E’ membro del Gruppo di studio e ricerca sui DSA-BES, della SIAF e di Airipa Italia. E’ vice-presidente di Direttamente onlus con cui sostiene la scuola Hands of Love di Kariobangi a Nairobi per bambini provenienti da gravi situazioni di disagio sociale ed economico.
Giornalista professionista e scrittrice, ha lavorato nella redazione cultura e spettacoli dell’Unità per 12 anni e collaborato con numerose testate. Ha lavorato con l’Università di Roma “La Sapienza” all’archivio di Gerardo Guerrieri e pubblicato diversi libri tra cui Nuova scena italiana. Il teatro di fine millennio e Dove sta la frontiera. Dalle ambulanze di guerra agli scambi interculturali. Il suo ultimo libro è Le mani in movimento (2019) sulla necessità di risvegliarci alle nostre mani, elemento cardine della nostra evoluzione e strumento educativo incredibilmente efficace.

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