Tre lune nelle scarpe, il cammino condiviso che unisce

Il libro "Tre lune nelle scarpe" un testo che parla del valore del camminare insieme

Tre lune nelle scarpe, il cammino condiviso che unisce

Il libro di Marco Saverio Loperfido, pubblicato da Il Lupo edizioni, propone il valore profondo e identitario del camminare insieme. Un tempo necessario a ricostruire, in un’epoca sempre meno attenta alla vera socialità

«Prima di giudicare una persona cammina tre lune nelle sue scarpe» recita un proverbio dei Sioux dal quale Marco Saverio Loperfido ha tratto spunto per il titolo del suo ultimo libro “Tre Lune nelle Scarpe” . Un invito a mettersi nei panni dell’altro attraverso il camminare, ossia ad aprirci alla dimensione sociale del noi attraverso l’andare in gruppo. Filosofo e guida escursionistica, Loperfido lavora nel reinserimento sociale di detenuti e pazienti psichiatrici attraverso laboratori itineranti, con il sito Ammappalitalia promuove mappature del territorio italiano che permettano di percorrerlo interamente a piedi e ne raccontino la storia. Insieme allo storico e biografo Marcello Paolacci sta dando vita a Strade Maestre, un progetto di educazione in cammino rivolto alle scuole ed in particolare ai ragazzi che stanno per iscriversi alla terza classe del liceo scientifico.

Camminare in gruppo

Fin dalle prima pagine emerge chiaramente l’intento dell’opera: «In questo libro analizzerò dunque quale funzione abbia il cammino rispetto al disagio complessivo che l’uomo prova nella società in cui vive. La mia domanda sarà: può il camminare oggi avere un ruolo di salvezza, cura, assistenza, formazione, sorveglianza per l’uomo e per le sofferenze che prova?».

Ma questo viaggio che ci propone Loperfido non è un viaggio solitario, che egli stesso definisce «una prima fase del processo di maturazione personale», bensì un viaggio collettivo che possa essere immagine del percorso di condivisione che siamo chiamati a compiere in quanto componenti di strutture sociali.

 

Il camminare in gruppo, che in passato ha portato ai grandi movimenti migratori che hanno popolato il nostro Pianeta, è ancora oggi, secondo Loperfido, il luogo privilegiato di vita di un noi antico. Ossia di quel noi che risale al nostro naturale essere animali sociali. I nostri antenati cacciatori e raccoglitori, migliaia di anni fa, dedicavano poche ore a procacciarsi il cibo, mentre la maggior parte della giornata era rivolta a uno stare insieme che creava gruppo sociale e coesione. Anche oggi, secondo Loperfido, abbiamo bisogno di questo tempo, un tempo atto a creare un sentimento del noi, un tempo che nella nostra tabella giornaliera continua ad essere in difetto rispetto al tempo che ci vediamo costretti a dedicare alla produzione e al risposo.

Una compagnia transtemporale

Questo invito a procedere a piedi in compagnia si riflette nella struttura stessa dell’opera che si forma alimentandosi nel confronto con diversi autori. È una riflessione aperta che riproduce un andare lungo un sentiero dove ci si può ritrovare a scambiare osservazioni con linguisti statunitensi quali Lakoff e Johnson, o a riflettere con Carl Ginzburg sull’importanza delle metafore nei nostri processi di conoscenza e decifrazione del mondo, o ancora ritrovare antichi proverbi africani, o testi letterari di noti esploratori, o soffermarci a riflettere di matematica esistenziale con Milan Kundera.

«Un ragionamento filosofico che si sviluppi nel tempo e tra vari pensatori può essere paragonato a una corda a cui attaccare chiodi e moschettoni per raggiungere la vetta di una conoscenza più ampia e da lì osservare il panorama esistenziale circostante» sottolinea Loperfido lasciandoci percepire una presenza allargata nel tempo, oltre che nello spazio, che inevitabilmente ci accompagna sempre e concorre ancora a creare il nostro senso del noi.

Fermarsi ad ascoltare

All’interno del libro prende particolare rilevo il momento della narrazione. Non solo nel riportare estratti di letture, ma nel riconoscere a questa capacità umana un valore speciale che si interseca con il camminare esattamente come l’ordito con la trama. Mentre nel camminare procediamo in una consapevolezza del qui e ora, l’ascolto attento di un racconto ci porta a fermare i nostri passi e a spostare la mente in un altrove spaziotemporale. Come un alternarsi di giorno e notte, allo stesso modo la nostra condivisione orale si sposta su diversi livelli.

 

 

A questo riguardo Loperfido ci riporta un estratto da Lo Sciame Umano del biologo Mark Moffet sul suo viaggio in Namibia «Col sole la conversazione si incentrava sulle faccende quotidiane. La notte era il tempo delle favole, delle storie che trasmettevano la cornice complessiva di una vita sociale corretta, e che riaffermavano i rapporti esistenti tra le persone e la società.» Così alle riflessioni filosofiche si alternano pagine con brevi racconti quasi a ricordarci che viviamo un dualismo tra stasi e movimento che riflette l’istinto vitale di sistole e diastole, chiusura ed espansione, e in questo procedere ci muoviamo sia come singoli individui che come società.

La montagna non cura

Pur muovendosi nell’ambito di quella che comunemente viene chiamata “montagnoterapia” Marco Saverio Loperfido non manca di portarci a riflettere sull’illusione racchiusa in questo termine. Al di là del concetto di montagna a cui effettivamente non corrisponde esclusivamente la “capacità di cura” che è invece presente in buona parte degli elementi naturali, Loperfido si sofferma sul concetto di terapia:

« Camminare non sana, ma è sano. (…) E’ il punto zero della nostra specie. Ciò che riconosciamo meglio come familiare e connaturato. E’ riallinearsi. Riposizionarsi nella situazione più idonea e semplice. L’inizio di una disintossicazione. (…) Quello che sembra un miglioramento terapeutico non è altro che un riavvicinamento a una condizione più consona.»

Saperenetwork è...

Dafne Crocella
Dafne Crocella
Dafne Crocella è antropologa e curatrice di mostre d’arte contemporanea. Dal 2010 è rappresentante italiana del Movimento Internazionale di Slow Art con cui ha guidato percorsi di mindfulness in musei e gallerie, carceri e scuole collaborando in diversi progetti. Insegnante di yoga kundalini ha incentrato il suo lavoro sulle relazioni tra creatività e fisicità, arte e yoga.
Da sempre attiva su tematiche ambientali e diritti umani, convinta che il rispetto del proprio essere e del Pianeta passi anche dalla conoscenza, ha sviluppato il progetto di Critica d’Arte Popolare, come stimolo e strumento per una riflessione attiva e consapevole tra essere umano, contemporaneità e territorio. È ideatrice e curatrice di ArtPlatform.it, piattaforma d’incontro tra creativi randagi.

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