Un salto mortale. Come un virus animale ha causato una pandemia
Ne sentiamo parlare da quando si diffuso il contagio. Ed è anche il titolo di un libro di David Quammen, uscito anni fa e arrivato al successo proprio in queste settimane. Ma cos’è esattamente e come funziona lo spillover?
Non ci sono molti dubbi a riguardo: il Sars-Cov-2 che ha causato la pandemia di coronavirus è arrivato all’uomo tramite gli animali, si tratta cioè di una zoonosi e per quanto l’evento ci abbia colti impreparati, la comunità scientifica aveva da tempo lanciato l’allarme. Una zoonosi è una malattia trasmessa all’uomo da un animale attraverso parassiti, batteri e virus. Questi ultimi hanno caratteristiche che li rendono particolarmente adatti a questo salto di specie.
I virus. Cosa sono e come funzionano
Se siano o meno forme di vita non è ancora chiaro; i virus, infatti, sono organismi estremamente semplici composti da una informazione genetica, racchiusa in un filamento di DNA o di RNA, e da un involucro fatto di proteine che permette di entrare in contatto con le cellule dell’ospite e di sfruttarle per potersi moltiplicare. Una volta in contatto, il virus fa in modo che la cellula infettata inizi a replicare l’informazione genetica virale e a produrre le proteine necessarie per assemblare nuovi virus pronti a uscire dalla cellula e diffondersi.
Il virus provoca così danni a cellule e tessuti e attiva la risposta del sistema immunitario contro l’infezione. Per il patogeno arrivare a uccidere l’infettato non è sicuramente una buona strategia. Come per molti parassiti, l’ideale è trovare un equilibrio con il proprio ospite in modo da non nuocergli troppo e potersi replicare e diffondere.
Questo equilibrio ideale si trova grazie a una coevoluzione dei virus con le specie che infettano. È ciò che è accaduto con Sars-Cov-2 che, vivendo nei pipistrelli senza causare loro danni, è riuscito però a mutare e a infettare l’uomo quando ne ha avuto occasione.
Spillover. Ovvero la rottura dell’equilibrio
L’animale in cui il virus vive in sintonia funge così da serbatoio. Fino a quando le specie vivono nel loro ambiente naturale si instaura un equilibrio fra serbatoio, virus e altri animali suscettibili. Quando questi equilibri vengono turbati ecco che si creano le condizioni per scatenare uno spillover, cioè il salto del patogeno dal serbatoio a un altro animale. Per passare all’uomo è fondamentale che il virus acquisisca una mutazione che gli permetta di legarsi alle cellule umane e di usarle per replicarsi.
Guarda la spiegazione del fenomeno dello spillover
Le mutazioni dei virus, soprattutto di quelli a RNA, non sono un fatto raro. La molecola di DNA è una forma più evoluta di materiale genetico. È composta da due eliche complementari. Se viene introdotto un errore in una delle eliche, i sistemi di riparazione usano l’elica senza errori come modello e lo correggono. La molecola dell’Rna è invece costituita da una sola elica e gli enzimi che dovrebbero ripararla sono molto più permissivi e meno efficienti perciò l’informazione genetica può mutare più spesso. Alle mutazioni del materiale genetico corrisponde la sintesi di proteine mutate.
Un elemento comune: le colpe dell’uomo
Non tutte le mutazioni sono vantaggiose, anzi per lo più non lo sono. Quelle che permettono a un virus di passare dall’animale all’uomo non sono frequenti. Ciò che però rende questi salti di specie possibili sono le occasioni di contatto con gli animali selvatici che, negli ultimi decenni, sono aumentate. Da una parte c’è la distruzione delle foreste e degli ecosistemi che spinge gli animali a adattarsi alla presenza degli insediamenti umani, dall’altra il loro commercio illegale e la loro presenza in mercati malsani come i wet market cinesi dove sono commerciati vivi.
Per arrivare alla nostra specie ci sono almeno due possibilità. La prima è che il virus mutato si trasmetta direttamente dal serbatoio all’uomo, ad esempio con un morso o attraverso il contatto con gli escrementi; la seconda è che il virus infetti un animale intermedio, detto amplificatore, attraverso il quale può mutare ancora e diventare capace di passare all’uomo.
Animali serbatoi e animali intermedi
I pipistrelli sono particolarmente adatti a fare da serbatoio per i virus. Dagli ultimi studi sembra che questi abbiano un sistema immunitario che riesce fronteggiare la maggior parte degli attacchi, permettendo ai patogeni di proliferare senza però esserne danneggiati. Da quello che oggi sappiamo su Sars-Cov-2, il serbatoio sembra esse stato proprio un pipistrello. Poiché però le occasioni di contatto diretto tra uomo e pipistrello non sono così frequenti, è probabile che ci sia stata anche un intermedio, forse il pangolino.
Questi ultimi sono mammiferi ricoperti da squame molto apprezzati nella cultura e nella gastronomia cinese per la carne, ritenuta una prelibatezza, e le scaglie usate nella medicina tradizionale. Il pangolino è per questo motivo una delle specie selvatiche più contrabbandata e rischia l’estinzione.
Scenario globale
È probabile che i pangolini si siano infettati a causa delle pessime condizioni igieniche in cui gli animali sono tenuti nei wet market cinesi, dove potrebbero essere venuti a contatto con escrementi infetti di pipistrello. Durante la macellazione dei pangolini, il virus mutato può essere passato dal loro sangue all’uomo attraverso ferite superficiali o attraverso il contatto di occhi o bocca con le mani sporche.
La mancanza di stringenti norme igieniche e la trasmissione per via aerea del virus ha fatto il resto permettendone la circolazione nella popolazione. Infine, la facilità con la quale avvengono gli spostamenti aerei in tutto il pianeta ha fatto sì che la diffusione fosse globale, causando la grave pandemia che stiamo oggi vivendo.
Saperenetwork è...
- Calabrese di nascita ma, ormai da dieci anni, umbra di adozione ho deciso di integrare la mia laurea in Farmacia con il “Master in giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza” dell’Università di Ferrara. Arrivata alla comunicazione attraverso il terzo settore, ho iniziato a scrivere di scienza e a sperimentare attraverso i social network nuove forme di divulgazione. Appassionata lettrice di saggistica scientifica, amo passeggiare per i boschi e curare il mio piccolo orto di piante aromatiche.
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