Alberi senza foglie, quando il disegno sensibilizza al degrado ambientale. Intervista a Fabrizio Carbone
La deforestazione, la perdita di habitat e di risorse vitali, ma anche la straordinaria capacità dei sistemi naturali di reagire «appena terminano i flussi distruttori». La conoscenza del pianeta e del nostro ruolo al suo interno passa anche attraverso laboratori d’arte nelle scuole. A colloquio con il pittore e giornalista
Ogni anno la capacità di sopportazione della Terra come la conosciamo noi è messa a dura prova dal costante aumento del numero delle persone che la abitano, dalle città che diventano sempre più megalopoli, dall’inquinamento che causa sempre più morti. Cosa possiamo fare per cercare di invertire la rotta?
Possiamo, ad esempio, disegnare, suggerisce il giornalista, poeta e pittore Fabrizio Carbone, socio fondatore di Wwf Italia e attivista ambientale per Legambiente, Lipu e Greenpeace, che ha scritto per Il Resto del Carlino, La Stampa, Panorama e per la Rai, oggi tra le firme più apprezzate di Sapereambiente. Da alcuni mesi, infatti, ha avviato nelle scuole una particolare campagna di sensibilizzazione contro il degrado ambientale che ha chiamato “Alberi senza foglie”.
Fabrizio Carbone, con questa iniziativa porta avanti una personale protesta, contro chi?
Durante 50 anni di viaggi nel mondo – il mio primo impatto con la foresta amazzonica è stato nel 1972 – ho visto dovunque distruzioni di habitat e li ho denunciati, scrivendo sui giornali dove ho lavorato e nei documentari che ho fatto per la Rai. Negli ultimi anni, e soprattutto durante questi ultimi due di pandemia, la distruzione delle foreste si è allargata dovunque nel mondo. S’era detto: nulla sarà come prima, e infatti è sempre peggio. I dati dell’Onu, della Fao e delle istituzioni indipendenti segnalano una perdita di foresta pari a un ettaro ogni 6 secondi. Mai era stato così. Allora ho cominciato a dipingere e disegnare alberi scheletrici senza foglie per protestare contro le grandi compagnie di taglio e contro i governi che le sovvenzionano e le incentivano (Brasile, gli Usa ai tempi di Trump, Russia, Indonesia, India, Madagascar, Repubblica democratica del Congo, Cina).
E poi ho chiesto ai bimbi, con cui ho fatto le “Lezioni di felicità” nel primo periodo Covid, di disegnare anche loro gli alberi senza foglie. Il messaggio era semplice: ogni giorno aumenta la popolazione di 200 mila neonati e ogni giorno tagliamo 10 mila ettari di foreste. Abbiamo crescente bisogno di ossigeno e tagliamo gli alberi che ce lo regalano! Possibile? Così tutti a disegnare.
Il suo precedente progetto nelle scuole svoltosi durante il lockdown, le “Lezioni di felicità”, in cosa consisteva esattamente?
Le “Lezioni di felicità” erano viaggi virtuali in giro per i luoghi più naturali del mondo. Insieme al disegno, assolutamente libero, abbiamo fatto geografia, zoologia, etnologia e persino archeologia, raccontando cos’era il deserto del Sahara o la foresta vergine del Borneo. Il metodo è quello che ho avuto modo di apprezzare in Finlandia, Paese che frequento da 37 anni e dove la scuola è considerata la migliore al mondo. Vedo un futuro che ci possa far vivere bene a partire dalla scuola, a cominciare dall’asilo fino alle superiori. La scuola deve divertire, emozionare, coinvolgere. Solo così può formare una generazione capace di futuro vero.
“Alberi senza foglie” è anche una metafora di un mondo che si sta abituando a vivere senza natura? L’uomo pensa di bastare a se stesso o c’è altro?
La popolazione mondiale sta raggiungendo la cifra di 8 miliardi. Solo i demografi più attenti, come Paul Elhrich, lo avevano previsto più di 30 anni fa ed erano stati presi per visionari e per pazzi. Questa massa immensa non può fare altro che distruggere e distruggersi. La natura è intorno a noi ma non la riconosciamo più, non siamo capaci di guardarla sapendo i nomi delle piante, degli animali, compresi gli organismi più piccoli. Tutte le specie hanno un ruolo e l’Homo sapiens dovrebbe sapere qual è il suo, ma non lo sa più.
Mi meraviglio di come oggi si straparli di “salvare il Pianeta”, anche per fare la pubblicità della carta igienica, senza capire che è l’umanità che si deve salvare. Siamo noi in pericolo di sparire insieme a una massa enorme di altre specie, ma il pianeta Terra non se ne accorgerà.
In questo percorso è entrato in contatto con circa 450 ragazzi: anche loro iniziano a vedere il mondo come impoverito? Quali delle loro idee o punti di vista l’hanno colpita di più?
I bambini delle elementari, con cui lavoro, capiscono immediatamente il problema. Se poi sono aiutati da maestre che si dedicano e si impegnano nell’insegnare con passione, si vede subito la differenza. I disegni sono dei piccoli capolavori ed è importante che loro si esprimano con coraggio senza essere corretti o con la paura di sbagliare. Insegno la felicità nel disegnare anche per progetti forti come “Alberi senza foglie”. I bimbi mi fanno domande precise, capiscono il problema e mi stupiscono perché non hanno timore ad alzare la mano e chiedere sempre spiegazioni puntuali. Magari lo facessero anche i grandi.
Il futuro sarà necessariamente distopico o c’è margine di recupero?
Esattamente 50 anni fa a Stoccolma (Prima conferenza dell’Onu su ambiente e sviluppo) si cominciava a usare con forza la parola “ecologia”. Vent’anni dopo a Rio de Janeiro (Seconda conferenza dell’Onu sugli stessi temi) campeggiava per la prima volta la parola “sostenibilità”. Da allora in poi le personalità più importanti della cultura scientifica hanno impostato un progetto capace di futuro, dando scadenze, mettendo paletti e individuando soprattutto i problemi da affrontare e risolvere. Allo stesso tempo i potenti della Terra hanno giocato allo sfascio con l’unico scopo di arricchirsi. Il risultato lo hanno raggiunto, perché il 15-20% del mondo economico possiede l’80-85% di tutte le risorse del Pianeta. C’è un divario tra ricchezza e povertà come mai nella nostra Storia. Questo futuro mi appare devastante ma il margine di recupero esiste, basta invertire rotte e tendenze. Si è visto bene come i sistemi naturali reagiscono appena cambiano i flussi distruttori.
Il commercio illegale degli alberi è una delle cause del cambiamento climatico e della scomparsa degli habitat. Quali sono gli scopi della deforestazione e quali ulteriori problemi causano?
Il commercio illegale del legname, così come tutti i commerci illegali, funziona perché basta aggirare i controlli e “triangolare” il viaggio via navi container da un porto a un altro. La corruzione inizia dal luogo di partenza del legno e prosegue fino all’arrivo. Le responsabilità del Primo Mondo ricco sono enormi, perché è qui che arriva la maggioranza assoluta del legno, che sia pregiato per mobili e pavimenti o per stuzzicadenti e fazzoletti usa e getta. Negli anni Novanta ho seguito con Greenpeace i percorsi della distruzione delle foreste in Africa. Il tavolo attorno al quale sedevano i vertici dell’Unione Europea a Bruxelles risultava di provenienza illegale! Scopi della deforestazione sono le coltivazioni intensive di mais, palma da olio, soia, colza, gli allevamenti di bestiame da carne. Tutto questo provoca vertiginosi aumenti di uso di diserbanti e pesticidi. Le foreste pluviali una volta tagliate a raso non ricrescono e tutta la famosa biodiversità di cui ci si riempie la bocca viene a deflagrare: virus, batteri, muffe, funghi, insetti e tutto il sistema del difficile equilibrio naturale finisce disperso ovunque. Così arrivano le epidemie e le pandemie, ma anche la moria di alberi. Ad esempio, Pinus pinea, il nostro pino mediterraneo, viene attaccato e ucciso da una cocciniglia arrivata dal Nord America. La globalizzazione ci regala anche tutto questo.
Cosa dovrebbe fare l’Italia? Ci sono politiche virtuose nel mondo?
L’Italia dovrebbe fare quello che non ha mai fatto, e cioè informarsi su cosa ci sia di meglio in Europa e nel mondo per quanto riguarda la transizione verso un futuro vivibile e prendere esempio dalle migliori soluzioni, e ce ne sono tante dovunque. Non ho capito personalmente perché abbiamo cambiato il nome al Ministero dell’Ambiente e non capisco cosa significhi “transizione ecologica”. Quella energetica ha un senso ed è quella che dobbiamo seguire. Nel mio piccolo, vorrei arrivare al simbolico numero di mille bimbi-disegnatori, per poi mandare i loro lavori alle autorità dell’Ue e del nostro Paese per chiedere di fermare l’importazione di alberi dalle foreste del mondo, alberi che sono in maggioranza tagliati illegalmente in paesi dove c’è corruzione e dove si aggirano facilmente le direttive di protezione. Paesi virtuosi, invece, sono quelli che ripiantano tutti gli alberi che tagliano, come accade da sempre, per esempio, in Finlandia.
Saperenetwork è...
- Studentessa di Scienze Biologiche, appassionata del comportamento animale e dell’adattamento vegetale, in relazione ai processi evolutivi e ai cambiamenti ambientali. Nel tempo libero studia danza classica, moderna e acrobatica, con particolare entusiasmo per i tessuti aerei. Animale preferito: il cane, ma in casa ha un coniglio.
Ultimi articoli
- Interviste4 Maggio 2022Alberi senza foglie, quando il disegno sensibilizza al degrado ambientale. Intervista a Fabrizio Carbone
- Salute14 Gennaio 2022Anthony Fauci diventa “dottore” alla Sapienza. Ha dimostrato le cause ambientali della pandemia
- Natura2 Dicembre 2021Lo strano caso della mantide orchidea
- Innovazione16 Novembre 2021Green Roma, dall’università al verde urbano