Responsabilità d’impresa, una sfida per il presente. A tu per tu con Rossella Sobrero
Le incertezze degli ultimi mesi, fra pandemia e crisi internazionale, rendono quanto mai attuale l’integrazione fra mondo profit e terzo settore, nel segno dell’etica e della condivisione. Ne parliamo con la fondatrice del “Salone della Csr e dell’innovazione sociale”
Uno sguardo ravvicinato sulle imprese responsabili, quelle che tengono insieme il vantaggio economico con gli interessi generali delle comunità cui appartengono. È quello che propone, fra tavole rotonde, seminari e attività di networking, il “Salone della Csr e dell’innovazione sociale”: l’evento che racconta dal 2013 alla Bocconi di Milano (quest’anno dal 3 al 5 ottobre) la miscela virtuosa fra profit e solidarietà sociale, processi di mercato e condivisione del valore, innovazione tecnologica e obiettivi di sostenibilità.
Ma come guardano le imprese più impegnate in questa sfida, fortemente ispirata ai modelli dell’economia civile, la fase che stiamo attraversando, con le molte criticità e incertezze che contiene?
Ne abbiamo parlato con Rossella Sobrero, docente di Comunicazione sociale all’Università degli Studi di Milano e di Marketing non convenzionale all’Università Cattolica, che ha promosso il Salone e che proprio durante queste settimane sta portando in diverse città d’Italia, da Messina a Bolzano (vedi qui il calendario), il confronto sui nodi che animeranno la prossima edizione del Salone, intitolata “Connessioni sostenibili”.
Dopo la pandemia, peraltro ancora in corso, una guerra che ci riporta nel cuore del Novecento. Le imprese italiane guardano con comprensibile preoccupazione al futuro. Quale stato d’animo riscontra fra le organizzazioni con cui sta interloquendo, da Messina a Bolzano, durante il “Giro d’Italia della Csr”?
La situazione nella quale ci troviamo è certamente di grande incertezza: tutte le imprese, anche quelle che operano a livello locale non solo le multinazionali, vivono con preoccupazione questo momento davvero difficile. Molte imprese hanno attivato iniziative di solidarietà ma molte altre segnalano problemi legati alle risorse energetiche e non solo. Alcune organizzazioni hanno preso decisioni gravi come quella di chiudere le sedi in Russia con contraccolpi significativi sui loro piani di sviluppo.
Purtroppo è stata messa in crisi l’idea di un’Europa che possa pianificare il suo futuro in un contesto di pace.
Pensa che le circostanze degli ultimi due anni, con la crisi economica che ne è seguita e adesso con la grave crisi internazionale in corso, possano portare in secondo piano l’idea che la sostenibilità, ambientale e sociale, rappresenti una sfida per il futuro delle nostre aziende, anche come leva di competitività?
Non credo: chi ha deciso di fare della sostenibilità un driver strategico continuerà il percorso iniziato. Molte imprese infatti hanno compreso che essere sostenibili è necessario non solo per adeguarsi a leggi e regolamenti sempre più stringenti ma anche per rispondere alle richieste di un mercato in rapida evoluzione. Inoltre oggi appare chiara la volontà di molte aziende di assumersi una responsabilità in ambito sociale e ambientale e di partecipare al raggiungimento di obiettivi comuni. L’impresa non può più essere un sistema chiuso ma deve diventare un soggetto capace di entrare in relazione con altri attori sociali.
Breve intervista a Renata Kodilja, Docente Università di Udine, durante la seconda tappa del Giro d’Italia della CSR che si è svolta a #Trieste.#CSRIS2022 #CSR #svilupposostenibile #agenda2030 #Trieste https://t.co/dj2OBEDzot
— Salone CSR e IS (@CSRIS_it) March 28, 2022
Si è discusso molto durante le scorse settimane, in seguito a episodi purtroppo tragici, dell’alternanza scuola-lavoro, confondendola in qualche caso con le esperienze di stage. Al di là di quanto accaduto e dello sconcerto che lascia, crede le imprese italiane siano sufficientemente consapevoli del fatto che rappresentano un luogo di formazione, anche al proprio interno, nell’ottica del lifelong learning?
La collaborazione tra scuola e mondo del lavoro penso che proseguirà anche se dovrà essere necessariamente ripensata. Come dicevo, oggi si chiede alle imprese di avere un ruolo sociale: per questo l’impegno educativo deve riguardare non solo la formazione dei propri dipendenti ma anche la progettazione di iniziative che coinvolgono la comunità e gli altri attori del territorio. I percorsi di alternanza dovranno essere progettati e realizzati con ancor maggiore responsabilità per il bene degli studenti, delle imprese e delle istituzioni che le rappresentano.
Guarda i video del Giro d’Italia 2022 della Csr
Quanto e come le sembra si stia parlando del Pnrr fra le imprese responsabili, le sembra che si stiano creando le condizioni perché i fondi siano investiti in maniera lungimirante?
Non è facile rispondere a questa domanda. Quello che vedo è una accelerazione, come ci chiede l’Europa, in diversi ambiti: dalla digitalizzazione al miglioramento dei processi produttivi in ottica circolare con grande attenzione alla riduzione di tutti gli sprechi. In generale mi sembra di poter dire che molte imprese hanno capito che è necessario investire in ricerca e innovazione e che, anche per questo, è necessario coinvolgere i giovani.
Molte start up innovative stanno portando un contributo interessante e originale al percorso verso lo sviluppo sostenibile.
Il terzo settore nello scenario attuale, quando alcuni valori di solidarietà e mutualità sembrano essersi risvegliati, può diventare un protagonista della transizione verso un modello sostenibile, un traino verso una condivisione autentica del valore?
Il Terzo Settore ha una missione sociale ma non sempre le organizzazioni non profit riescono ad innovare e innovarsi in chiave sostenibile: quindi rischiano di non riuscire ad essere protagoniste del cambiamento. Un aspetto positivo è che sta crescendo la disponibilità degli Enti del Terzo Settore a sentirsi parte di un unico sistema dove operano anche imprese e istituzioni: lavorare insieme rappresenta la condizione più importante per andare verso un nuovo modello di sviluppo.
Saperenetwork è...
- Marco Fratoddi, giornalista professionista e formatore, è direttore responsabile di Sapereambiente, insegna Scrittura giornalistica al Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Cassino con un corso sulla semiotica della notizia ambientale e le applicazioni giornalistiche dei nuovi media dal quale è nato il magazine studentesco Cassinogreen. Partecipa come direttore artistico all'organizzazione del Festival della virtù civica di Casale Monferrato (Al). Ha diretto dal 2005 al 2016 “La Nuova Ecologia”, il mensile di Legambiente, dove si è occupato a lungo di educazione ambientale e associazionismo di bambini, è stato fino al 2021 caporedattore del magazine Agricolturabio.info e fino al 2019 Direttore editoriale dell’Istituto per l’ambiente e l’educazione Scholé futuro-Weec network di Torino. Ha contribuito a fondare la “Federazione italiana media ambientali” di cui è divenuto segretario generale nel 2014. Fa parte di “Stati generali dell’innovazione” dove segue in particolare le tematiche ambientali. Fra le sue pubblicazioni: Salto di medium. Dinamiche della comunicazione urbana nella tarda modernità (in “L’arte dello spettatore”, Franco Angeli, 2008), Bolletta zero (Editori riuniti, 2012), A-Ambiente (in Alfabeto Grillo, Mimesis, 2014).
Ultimi articoli
- Clima1 Novembre 2024Valencia, la lista delle catastrofi ambientali si allunga
- Interviste3 Ottobre 2024Fatti, storie, cambiamento. Comunicare l’ambiente secondo Martello e Vazzoler
- Cinema13 Febbraio 2024In viaggio con Inna, sulle tracce della nuova Africa
- Il lutto13 Dicembre 2023Con Massimo Scalia se n’è andato un padre dell’ecologismo sistemico