“Tempi storici, tempi biologici”, la lezione sempreverde di Enzo Tiezzi
A 40 anni dalla pubblicazione del volume, pietra miliare negli studi sulla sostenibilità, l’Università di Siena celebra oggi lo scienziato e attivista scomparso nel 2010, che ha segnato in maniera indelebile la cultura ambientalista. Ne parliamo con Simone Bastianoni, suo allievo e oggi docente nello stesso ateneo
Sempreverde. Si dice così quando una pianta mantiene le foglie per tutto l’anno. Si dice lo stesso anche dei libri, quando durano più di una stagione e mantengono il loro valore immutato nel tempo. Perenni, sarebbe meglio dire. Come “Tempi storici, tempi biologici”, l’opera più nota di Enzo Tiezzi (1938-2010), fra i pionieri del pensiero ecologico internazionale, che Garzanti pubblicava 40 anni fa (e Donzelli ha meritevolmente ripreso nel 2005) con le prestigiose prefazioni di Barry Commoner e Laura Conti.
40 anni di “Tempi storici, tempi biologici”
Il 16 dicembre alle ore 16.30, presso l’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Siena, si terrà l’evento “40...
Ulteriori informazioni »Siena,53100Italia
Per celebrare questo anniversario l’Università di Siena, dove Tiezzi è stato a lungo ordinario di Chimica Fisica e Direttore del Dipartimento di Chimica, lasciando un’inestimabile eredità di studi scientifici e visioni interdisciplinari che hanno anticipato il concetto di sostenibilità, organizza oggi (ore 16.30, Aula magna del Rettorato) una tavola rotonda cui partecipano diversi esponenti della cultura ambientalista e non solo. Con l’occasione abbiamo intervistato Simone Bastianoni, ordinario a Siena di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali, che è stato allievo di Tiezzi e che dirige insieme a Nadia Marchettini, anche lei docente nello stesso settore disciplinare, l’Ecodynamics group: il gruppo di lavoro che eredita la lezione di questo indimenticabile maestro ricollocandola nelle sfide ambientali, sociali e culturali del presente.
Professor Bastianoni, sono passati quarant’anni da “Tempi storici, tempi biologici”: un libro che ha gettato le basi per una visione integrale dell’ecologia, ponendo peraltro la scienza al centro delle scelte politiche, una relazione che negli ultimi tempi ci sembra in forte crisi. Non crede che la figura di Enzo Tiezzi sia stata dimenticata un po’ troppo in fretta nella cultura contemporanea, compresa quella interna all’ambientalismo?
Penso proprio di sì. E sinceramente non ne capisco i motivi. Probabile che siano stati più legati a questioni personali, alla difficoltà per qualcuno di riconoscere la grandezza altrui. La constatazione che viene da fare però è che, anche se in ritardo, non sia troppo tardi per dare il giusto riconoscimento a queste idee. Oggi mancano punti di riferimento teorici ed epistemologici per affrontare il “mondo pieno” in cui viviamo. Le teorie economiche dominanti sono state sviluppate nell’Ottocento, quando lo spazio, le risorse e la qualità dell’ambiente potevano essere considerate come infinitamente disponibili. Oggi stiamo assistendo a confutazioni sempre più evidenti di queste ipotesi, ma le teorie economiche e politiche non stanno cambiando di conseguenza. E poi ci sorprendiamo che i venti di guerra spirino sempre più violenti?
Pensa che oggi ci sia un problema di memoria all’interno del movimento ambientalista, soprattutto fra le nuove generazioni? C’è la consapevolezza della continuità di questa battaglia?
Siamo in un periodo in cui mi pare che il valore della memoria sia bassissimo. Sembra che tutto debba essere riscoperto da capo. Probabile che i tanti avanzamenti tecnologici spingano a pensare che le cose del passato non siano valide, non essendo scaturite dallo stesso impianto tecnologico. Poi c’è un problema generazionale nella “narrazione” sui problemi ambientali: spesso i più giovani ritengono di essere le vittime dei comportamenti delle generazioni precedenti. Credo sbaglino indirizzo. In realtà i calcoli di impronta ecologica mostrano che all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso una Terra era sufficiente per soddisfare i consumi di tutti i suoi abitanti. Oggi i consumi sono tali che ne occorrerebbero 1,7: a fine luglio abbiamo già esaurito le risorse prodotte in un anno e cominciamo ad intaccare gli stock.
Di chi è la responsabilità?
Credo che sia in realtà della classe politica di tutto il mondo, in modo crescente con lo scorrere del tempo: aveva il potere di cambiare le cose e non lo ha fatto. Gli strumenti teorici, come quelli forniti da “Tempi Storici Tempi Biologici” erano a disposizione da tempo.
Enzo Tiezzi era un docente universitario fortemente impegnato nella società dei suoi anni e nel movimento antinucleare, con un approccio coraggioso e orientato al futuro. Oggi secondo lei le università possono rappresentare un luogo di avanguardia nella cultura della sostenibilità, stanno svolgendo adeguatamente il proprio ruolo di motori dell’innovazione verso modelli a basse emissioni di carbonio?
Sinceramente penso di sì. In Italia ad esempio abbiamo la Rus, la Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile, che mette insieme tantissime nostre università per affrontare i problemi relativi alla sostenibilità in modo coordinato, fornendo linee guida per la loro risoluzione. D’altra parte sento sempre di più colleghi frustrati perché la politica sembra distratta da cose relativamente futili, rispetto al concentrarsi sul contrastare i drammi che sempre di più colpiscono le popolazioni di tutto il mondo. Il problema poi è doversi confrontare con il sistema di disinformazione di chi, ideologicamente, porta avanti istanze contrarie al bene comune. Si pensi solo al fatto che per confondere il pubblico, compresi i politici, sul concetto di “neutralità climatica”, ovvero sull’azzeramento delle emissioni nette di gas ad effetto serra, si porta avanti la supposta “neutralità tecnologica” che è, di fatto il suo opposto: le tecnologie per la transizione non sono tutte uguali, anzi. I combustibili fossili e l’energia nucleare, nel suo intero ciclo di vita, producono aumento di effetto serra, le rinnovabili no o in maniera del tutto trascurabile. Ma sicuramente chi produce questa disinformazione parte da posizioni di vantaggio.
La produzione scientifica e divulgativa di Tiezzi è molto ampia, “Tempi storici, tempi biologici” sta in un quadro di opere che spaziano fra temi molto diversi, a conferma del suo impianto concettuale fortemente trasversale. Che scrittore era Enzo Tiezzi? C’è qualche suo testo, al di là di quello che si celebra oggi, per conoscerlo in una maniera diversa dal solito?
Enzo era molto poliedrico e sempre alla ricerca di nuove connessioni fra discipline diverse. Per me è stato soprattutto un instancabile “costruttore di ponti”: fra discipline umanistiche e scienza, fra chimica ed ecologia, con fruttuose incursioni nell’urbanistica, nella filosofia della scienza e nell’economia. Si è nutrito di tutte le discipline per portare idee innovative. Ma non dobbiamo dimenticare l’altra “dimensione”: i suoi racconti, ad esempio “Rosaluna” o “Isidro Pavon” o i suoi libri di poesie, come “La più bella storia del mondo” e “Di terra, di aria, di mare” e ancora le sue fotografie, raccolte nel volume “Sacro e sorriso”.
Ma scienza e umanesimo, come era nel pensiero di Tiezzi, oggi si possono conciliare per un avanzamento complessivo della nostra cultura verso una transizione ecologica autentica, che coinvolga in maniera profonda le persone e non sia soltanto innovazione tecnologica o riconversione industriale? O stiamo andando verso un’ulteriore separazione fra queste due categorie, nell’ottica di un riduzionismo che sembra stia tornando a dominare?
Ci sono spinte in entrambe le direzioni: da una parte chi, di fronte ai problemi globali che stiamo affrontando, spinge per una risposta puramente tecnologica e “artificiale” per affermare, nonostante le evidenze, il dominio totale dell’Uomo sulla Natura, insieme ad un’ideologia di competizione come bussole per orientare le azioni. E dall’altra chi, come Papa Francesco chiama ad un’ecologia integrale, in cui l’umanità cerchi di vivere in armonia con la natura, affrancandosi dal superfluo per costruire un vero spazio di libertà e di condivisione. Chi ha un minimo di conoscenza in materia di ecologia sa che destino hanno i sistemi dove c’è contemporaneamente limitatezza di risorse e competizione: non va a finire bene per nessuno, dentro quei sistemi.
Lei è stato fra gli allievi di Enzo Tiezzi, ha avuto quindi modo di conoscerlo da vicino, di vivere la sua ricerca e la sua avventura di militanza. Vorrebbe regalarci un ricordo personale di questo straordinario maestro?
Visto che stiamo celebrando i 40 anni di “Tempi storici, tempi biologici, mi piace ricordare che nell’inverno fra l’83 e l’84 fui invitato, perché amico della figlia Elisa, a casa sua perché voleva leggere in anteprima il suo libro a un gruppo di persone per “capire se si capisce” disse lui. La sua lettura a voce alta di quei fogli dattiloscritti e pieni di annotazioni a mano, in una grafia che poi avrei imparato a conoscere e leggere bene, è stata decisiva per la mia vita. Sei anni più tardi, dopo la mia laurea in ingegneria elettronica a Padova, tornai a Siena e lui trovò il modo di suggerirmi come “mixare” la mia preparazione con l’analisi dei sistemi ambientali e la termodinamica. Un altro ponte…
Guarda in diretta dalle 16.30 l’evento sui quarant’anni di “Tempi storici, tempi biologici”
Saperenetwork è...
- Marco Fratoddi, giornalista professionista e formatore, è direttore responsabile delle riviste Sapereambiente e Terraneamagazine. Insegna Scrittura giornalistica al Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Cassino con un corso sulla semiotica della notizia ambientale e le applicazioni giornalistiche dei nuovi media dal quale è nato il magazine studentesco Cassinogreen. Insegna inoltre Comunicazione ecologica presso la Pontificia Università Antonianum di Roma. Partecipa come direttore artistico all'organizzazione del Festival della virtù civica di Casale Monferrato (Al), ha promosso la nascita del Festival europeo di poesia ambientale e del Poetry Village di Roma. Ha diretto dal 2005 al 2016 “La Nuova Ecologia”, il mensile di Legambiente, dove si è occupato a lungo di educazione ambientale e associazionismo di bambini, è stato fino al 2021 caporedattore del magazine Agricolturabio.info e fino al 2019 Direttore editoriale dell’Istituto per l’ambiente e l’educazione Scholé futuro-Weec network di Torino. Ha contribuito a fondare la “Federazione italiana media ambientali” di cui è divenuto segretario generale nel 2014. Fa parte di “Stati generali dell’innovazione” dove segue in particolare le tematiche ambientali. Fra le sue pubblicazioni: Salto di medium. Dinamiche della comunicazione urbana nella tarda modernità (in “L’arte dello spettatore”, Franco Angeli, 2008), Bolletta zero (Editori riuniti, 2012), A-Ambiente (in Alfabeto Grillo, Mimesis, 2014).
Ultimi articoli
- Interviste16 Dicembre 2024“Tempi storici, tempi biologici”, la lezione sempreverde di Enzo Tiezzi
- Clima1 Novembre 2024Valencia, la lista delle catastrofi ambientali si allunga
- Interviste3 Ottobre 2024Fatti, storie, cambiamento. Comunicare l’ambiente secondo Martello e Vazzoler
- Cinema13 Febbraio 2024In viaggio con Inna, sulle tracce della nuova Africa