Dalla colonizzazione spaziale all’eugenetica: il futuro sinistro di Elbrus

Dalla colonizzazione spaziale all’eugenetica: il futuro sinistro di Elbrus

L’anno è il 2113 e i cambiamenti climatici hanno spostato gli equilibri geopolitici del Pianeta. L’erosione delle ultime risorse disponibili sta mettendo a repentaglio la sopravvivenza del genere umano. È lo scenario in cui si muovono i personaggi di Elbrus, romanzo di fantascienza scritto da Giuseppe Di Clemente e Marco Capocasa

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L’anno è il 2113 e i cambiamenti climatici hanno spostato gli equilibri geopolitici del Pianeta. L’erosione delle ultime risorse disponibili sta mettendo a repentaglio la sopravvivenza del genere umano. È lo scenario in cui si muovono i personaggi di Elbrus, romanzo di fantascienza scritto da Giuseppe Di Clemente e Marco Capocasa

I romanzi di fantascienza – almeno quelli ben scritti – sono stati da sempre una fonte di riflessioni sul progresso scientifico e sui limiti etici eventualmente travalicabili, ma anche ispirazione e stimolo per la realizzazione di tecnologie. La sci-fi non è mai stata pura evasione. Non fa eccezione Elbrus, il romanzo di Giuseppe Di Clemente e Marco Capocasa, pubblicato da Armando Curcio Editore (2020).

In un futuro che potrebbe somigliare al nostro

«Milioni di Spagnoli, Portoghesi, Italiani, Greci e Turchi stanno invadendo il nord Europa e l’Estonia non è stata risparmiata da tutto questo. Qui da noi, a Tallinn, i flussi migratori stanno provocando una trasformazione degli equilibri etnici».

«Ma cosa pretendi? I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti, questa gente cerca un posto dove vivere, cerca un lavoro (…)».

Non siamo nel 2021 ma nel 2113, e i cambiamenti climatici hanno spostato gli equilibri geopolitici del Pianeta con conseguenti sovrappopolamento e migrazioni.

L’erosione delle ultime risorse disponibili sta mettendo a repentaglio la sopravvivenza del genere umano.

Fin troppa speranza è stata riposta nell’esplorazione spaziale in cerca di nuovi corpi celesti da colonizzare, ma è l’essere umano stesso il limite da superare, con una capacità di adattamento efficiente sulla Terra, che fallisce nelle condizioni da affrontare quando ci si imbarca in un viaggio della speranza che superi il nostro Sistema Solare. Questo è il punto di partenza della storia di Elbrus.

 

Guarda la presentazione di “Elbrus” di Giuseppe di Clemente

Nello spazio e nel tempo in cerca di risposte

Elbrus è un monte russo, la vetta più alta della catena del Caucaso, e Russia ed Estonia fanno da sfondo alle vicende dei protagonisti del romanzo. Andrus Sokolov è un famoso stilista che ha tentato il suicidio in preda a strane allucinazioni; Lubomir Karu è un programmatore timido e problematico; Mark è un colono di una base di addestramento per missioni di colonizzazione spaziale. Cosa hanno in comune questi tre personaggi? Lo capiranno incrociando le vite del giornalista Nigul Leppik e degli scienziati dell’Easa, un’immaginaria European and Asian Space Agency, David Dunn e Martin Mets, incontri che li porteranno inevitabilmente a ritrovarsi – fisicamente e non – alle pendici del monte Elbrus per scoperchiare un vaso di Pandora che contiene la verità sulle loro vite e su progetti scientifici che hanno varcato un profondo confine etico.

 

 

Dalla scienza alla fantascienza

Elbrus è un romanzo a quattro mani che riflette il background culturale dei due autori: Giuseppe Di Clemente, che ha già all’attivo un’altra opera di fantascienza, Oltre il Domani (L’Erudita – Giulio Perrone Editore, 2019), e Marco Capocasa, laureato in Scienze Biologiche e in Antropologia Culturale, dottore di ricerca in Antropologia Molecolare, autore di decine di articoli su riviste scientifiche internazionali e, insieme all’antropologo Giovanni Destro Bisol, di libri di divulgazione scientifica. Date le premesse, è quasi scontato che lo scenario da cui si dirama la parte fantascientifica della storia abbia radici scientifiche. Come dichiarato nella postfazione, il mondo narrativo dello scritto è stato costruito immaginando il peggior scenario futuro possibile, a partire dai più recenti studi di climatologia pubblicati sulle riviste internazionali. Ma non di solo riscaldamento globale si medita in questo libro: altre suggestioni provengono da genetica e genomica umana e astronomia.

Il racconto è ben costruito, con un ritmo e una tensione che accompagnano il lettore sino all’ultima pagina.

Un buon veicolo per una riflessione più profonda sul nostro futuro e su ciò che che potremmo – o non dovremmo – fare per salvare il nostro mondo.

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Alessia Colaianni
Alessia Colaianni
Laureata in Scienza e Tecnologie per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali, dottore di ricerca in Geomorfologia e Dinamica Ambientale, è infine approdata sulle rive della comunicazione. Giornalista pubblicista dal 2014, ha raccontato storie di scienza, natura e arte per testate locali e nazionali. Ha collaborato come curatrice dei contenuti del sito della rivista di divulgazione scientifica Sapere e ha fatto parte del team della comunicazione del Festival della Divulgazione di Potenza. Ama gli animali, il disegno naturalistico e le serie tv.

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1 thoughts on “Dalla colonizzazione spaziale all’eugenetica: il futuro sinistro di Elbrus

    Desideriamo ringraziare Alessia Colaianni per la sua recensione e SapereAmbiente per l’ospitalità e lo spazio dedicato al nostro romanzo. Per chi avesse piacere di discutere con noi su Elbrus, può farlo direttamente qui oppure sui nostri profili Goodreads, Medium e Fb.

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