Energia per la gente. Per riaccendere il futuro in modo equo

Energia per la gente. Per riaccendere il futuro in modo equo

Ha senso continuare a parlare di un’energia proprietaria, costosa, che divide ed esclude? Un modello superato, che, soprattutto in piena crisi, accresce le vulnerabilità. Livio de Santoli analizza l’altra faccia di questa irrinunciabile risorsa, vero e proprio bene comune. E la racconta a ritmo di musica

Ogni singolo gesto, anche quello più quotidiano, come accendere la luce in una stanza buia quando vi entriamo o, ancora, in maniera più esplicita, quando la lasciamo accesa uscendone, è in realtà un comportamento legato ad una specifica condizione che potremmo leggere in chiave geopolitica, inserendolo in una lettura più ampia di distribuzione della ricchezza. E questo perché la disponibilità di energia elettrica non è ugualmente accessibile alle popolazioni del mondo. Averne o sprecarne non è quindi concesso a tutti. Tale discorso appare ancora più evidente quando pensiamo alla risorsa idrica, con ampie zone desertiche sparse sul pianeta  e con miliardi di persone che hanno difficoltà di accesso all’acqua potabile.

Energia, di chi?

È un dato di fatto! La ricchezza nel nostro pianeta è distribuita in maniera disomogenea e questo solo in parte dipende da come sono dislocate le risorse naturali. Accade così che all’1% della popolazione vada la fetta più grande, quasi la metà della ricchezza totale, e che il  successivo 19%  possieda ricchezza per il 46,5% del totale. L’80% della popolazione mondiale è costretto a dividersi solo il 5,5% delle risorse.

E questa è una situazione destinata strutturalmente ad accrescere i divari perché solo i più ricchi  hanno i mezzi per investire nelle nuove realtà e nei settori che producono ricchezza. In poche parole hanno gli strumenti migliori per creare nuova  ricchezza.

Un diritto irrinunciabile

In Energia per la gente, il nuovo libro di Livio de Santoli, docente di Energy Management presso l’Università di Roma La Sapienza, l’autore prosegue nelle sue riflessioni circa un nuovo modello energetico che è al tempo stesso la leva per un cambio di paradigma  economico e sociale. Un ragionamento già avviato nel suo precedente libro Le comunità dell’energia (Quodlibet, 2011), che qui giunge a qualificare  l’energia come  diritto irrinunciabile in quanto patrimonio comune.

 

Livio De Santoli, docente di Energy Management presso l’Università di Roma La Sapienza

Sovvertire le regole economiche

La diffusione delle  fonti rinnovabili e il costituirsi delle comunità energetiche che producono e gestiscono la propria energia alternativa,  stanno sovvertendo, in nuce, le regole economiche e possono gettare le basi per un vero cambiamento. Per quanto tempo avrà senso continuare a parlare di energia di “proprietà”, con la sua concentrazione in poche mani a vantaggio di multinazionali e big company? 

 

Le comunità energetiche, Claudia Carani, TEDx Bologna

 

Dall’agricoltura il modello del Km 0

De Santoli, a cui si deve l’intervento di copertura fotovoltaica dell’Aula Nervi in Vaticano, considera quanto sta accadendo in campo energetico al pari di quello che si è realizzato con il modello agricolo, per lo più biologico, del chilometro zero. Tanti piccoli “coltivatori” di energia che entrano nel processo distributivo dimostrano con sempre maggiore evidenza come oggi il modello, realizzato su una concezione antica, sia costoso, divisivo e costituisce l’elemento principale di crisi per le famiglie costrette a sostenere i costi crescenti di una risorsa prodotta e gestita da dinamiche che necessariamente vanno cambiate. La produzione diffusa e pulita delle rinnovabili inoltre apporta benefici per l’ambiente e si propone come strumento di protezione delle generazioni future. 

L’energia non può essere proprietà privata

Occorre quindi cogliere l’opportunità di una risorsa energetica che diventi volano per una ridistribuzione delle ricchezze. Se il ruolo irrinunciabile e centrale dell’energia in tutte le sfide del domani e per la tutela ambientale del pianeta viene confermato con certezza, occorre affermare l’energia come bene irrinunciabile. Per questo De Santoli introduce una nuova considerazione.

Per l’autore la ricchezza della risorsa prodotta da sole, vento e acqua rende inapplicabile il concetto stesso di proprietà privata, promuovendo invece l’idea di bene comune. 

Che fine hanno fatto i Beni Comuni?

A dieci anni dal referendum sulle acque del 2011 la riflessione di De Santoli solleva nuovamente il dibattito sui beni comuni, tema al centro dei lavori della Commissione Rodotà, nel 2007, a cui fu affidato l’incarico di  elaborare uno schema di legge delega per la revisione del Codice Civile in materia di beni pubblici. Accanto ad ambiente, acqua, aria va considerata tra i beni funzionali all’effettiva tutela dei diritti fondamentali dell’uomo, quindi, al di fuori delle regole di mercato, anche l’energia rinnovabile. Un principio carico di significazioni sociali e politiche.

 

Nel corso del 2021, nell’Unione Europea,  entreranno in funzione impianti eolici e fotovoltaici su scala industriale

 

Una nuova chiave di lettura: la musica

Il lavoro di De Santoli si presta anche ad un’altra interessante chiave di lettura, ovvero che la necessità di una trasformazione in senso ecologico della nostra vita sociale ed economica passi necessariamente anche attraverso un nuovo paradigma culturale. Per questo il “racconto dell’energia” che l’autore ci propone può essere riletto attraverso le suggestioni che ci può regalare la musica. Ogni capitolo così viene introdotto dalle parole delle canzoni degli artisti più rappresentativi di questi ultimi anni.

In questo De Santoli estende la capacità di raccontare il degrado ecologico e sociale che stiamo vivendo attraverso la musica, come del resto molti studiosi e artisti stanno facendo con la letteratura e con il cinema  grazie al pensiero ecocritico.

Saperenetwork è...

Marino Midena
Marino Midena
Giornalista e studioso delle tematiche giuridiche agraristiche-ambientali, ha collaborato con alcuni importanti enti di ricerca (Ist. Cervi, INEA, CNR, IDAIC, ENEA, CREAA, Ismea, Univ. Sapienza,  Univ.  Tuscia di Viterbo). Come giornalista ha scritto per numerose testate, lavorato in uffici stampa, condotto trasmissioni radio e televisive. Ha insegnato “Diritto e legislazione dello spettacolo” presso il Conservatorio di Musica “V. Bellini” di Palermo ed è il direttore artistico del Green Movie Film Fest, festival di cinema ambientale.

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