Il destino del cibo tra chips di medusa e pomodori islandesi
Il nuovo libro di Agnese Codignola sulle nuove abitudini alimentari e sul ruolo cruciale del Clean Food per salvare la vita sulla Terra
Il mondo s’avvia a ospitare dieci miliardi di abitanti e la Terra, sempre più sfruttata e inaridita dall’attività umana, non sarà capace di sfamarci tutti. La differenza tra le tavole del primo e del terzo mondo si fa sempre più evidente: siccità, carestie, invasioni di cavallette acuiscono il divario. Se da una parte si muore per la scarsità di nutrienti fondamentali, dall’altra crescono le patologie legate a una alimentazione troppo ricca e sbilanciata. Il modo in cui adesso ci procuriamo il cibo è insostenibile, concorre ai cambiamenti globali, infligge sofferenza agli animali, inquina le acque e il suolo. Ma le soluzioni potrebbero essere a portata di mano e dopo la “Rivoluzione verde” del secondo dopoguerra è arrivato il momento di una rivoluzione “pulita”.
Con il suo ultimo libro, Il destino del cibo (Feltrinelli, 2020), Agnese Codignola, giornalista scientifica che di alimentazione e sostenibilità ambientale si occupa da anni, ci offre una panoramica di cosa sarà sulle nostre tavole domani, quando smetteremo di essere dipendenti dai vecchi, e devastanti per l’ambiente, concetti di allevamento e agricoltura tradizionali e lo fa con una scrittura lineare, semplice nel linguaggio e nella struttura. Il primo cambiamento evidente in questo lavoro è proprio il linguaggio.
Il cibo che produrremo sarà Clean, perché solo pensando a cicli chiusi, a uso di energie rinnovabili e a un’economia sostenibile potremo salvare il pianeta. Il Clean food si fonda su quattro pilastri: il rispetto per l’ambiente, per la salute animale e umana e il rispetto dei lavoratori.
Codignola ci accompagna quindi alla conoscenza di modelli di produzione del cibo basati su questi principi e a comprenderne le prospettive future. Una alimentazione unicamente vegana sarebbe insostenibile in termini ambientali; un’alimentazione integrata con carne “coltivata” potrebbe sostituire le proteine animali con il rispetto della loro vita. La sfida diventa allora quella di rendere le cellule muscolari in coltura appetibili come vere bistecche, attraverso impalcature tridimensionali di collagene e grasso vegetale per renderle morbide e voluttuose come il più pregiato dei filetti. Una bistecca così, nata in un laboratorio, potrebbe essere accompagnata da verdure prodotte a pochi chilometri di distanza nelle serre idroponiche o addirittura in serre sottomarine a impatto zero. Il futuro che può attenderci potrebbe essere fatto di enormi serre senza terra ad altissima efficienza e resa, costruite su terreni inariditi dall’attività umana, addirittura inquinati, o sorte nel mezzo del deserto.
#AgneseCodignola, autrice del recente “Il destino del cibo” analizza attraverso gli strumenti della scienza e della ricerca questo momento storico così particolare per l’intera uminantà. #IlMondoCheVerrà. Alle 14 sulla nostra pagina Facebook#IlDestinoDelCibo pic.twitter.com/I4OY4JynRV
— Feltrinelli Editore (@feltrinellied) May 11, 2020
Esistono già aziende futuristiche che coltivano foreste di ortaggi (gli alberi da frutto sono ancora difficili da coltivare ma, a detta degli esperti, non lontani da venire) in cui migliaia di sensori rispondono alle esigenze delle piante variando la temperatura o l’illuminazione in tempo reale, dove non ci sono infestazioni di insetti patogeni delle piante, ma solo utili coccinelle. Quelle descritte in Il destino del cibo non solo però solo curiosità su tante start up nate, come nella più classica narrazione, in un garage. Codignola riflette su tutti i risvolti di questa nuova economia e sulle criticità. Non mancano infatti i limiti all’introduzione dei nuovi cibi prima di natura legale, poi di certificazione della loro salubrità e innocuità per l’uomo. Il settore poi è ancora troppo recente e troppo spesso ostacolato dai produttori tradizionali.
Un altro ostacolo da superare è la diffidenza del consumatore e, proprio per riuscire a vincerla, molte aziende puntano sull’educazione alimentare dei più piccoli, spingendo le mense scolastiche all’uso di alghe o di insetti nelle loro preparazioni. A renderle glamorous per i più grandi ci pensano invece gli chef stellati, i food designer e gli immancabili esperti di marketing che in poco tempo hanno fatto diventare anche la microalga spirulina un ingrediente familiare ai più.
Come Agnese Codignola riferisce, le cifre non mentono: a parità di resa in peso, gli insetti hanno un minore impatto ambientale e sono una fonte proteica migliore della carne di manzo. E che dire dei molluschi ? Non sono solo cibo dalle eccezionali proprietà nutrizionali, vanto per ogni produttore clean, una opportunità di lavoro soprattutto per le donne, ma la loro coltivazione favorisce la sottrazione di anidride carbonica all’atmosfera e aiutia a ripopolare i fondali marini.
Il destino del cibo non trascura nessun aspetto del cibo del futuro, neanche quello economico che vede i prezzi abbassarsi di anno in anno, la manodopera diventare altamente specializzata, mentre c’è già chi pensa a piccole serre idroponiche da tenere in casa o a piccoli “allevamenti” di carne da scrivania.
Agrovoltaico, aeroponica, agritettura: neologismi da rendere familiari e una cornucopia di possibilità per cambiare il sistema anche grazie a saggi come questo e a partire, magari, dalla prima fetta di pane ai grilli.
Saperenetwork è...
- Calabrese di nascita ma, ormai da dieci anni, umbra di adozione ho deciso di integrare la mia laurea in Farmacia con il “Master in giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza” dell’Università di Ferrara. Arrivata alla comunicazione attraverso il terzo settore, ho iniziato a scrivere di scienza e a sperimentare attraverso i social network nuove forme di divulgazione. Appassionata lettrice di saggistica scientifica, amo passeggiare per i boschi e curare il mio piccolo orto di piante aromatiche.
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