In alto mare, ai tempi dell’Antropocene
Nel libro di Danilo Zagaria, appena pubblicato da add editore, il presente e il futuro di mari e oceani tra plastica, pesca (in)sostenibile e cambiamenti climatici
L’estate ci ha lasciati ormai da tempo, ma i ricordi che ci legano all’azzurro di mari e oceani sbiadiscono molto lentamente. Per qualcuno rimarrà a galla solo l’aspetto ludico della spiaggia, altri hanno imparato a immergersi nella profondità delle storie e della scienza che ondeggiano tra i diversi livelli di una colonna d’acqua. È qui che ci conduce Danilo Zagaria, biologo, divulgatore e redattore editoriale, con il suo primo libro: In alto mare. Paperelle, ecologia, Antropocene, pubblicato a settembre da add editore.
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Inseguendo una paperella gialla
Ever Laurel è il nome della portacontainer che, nel 1992, a causa di una tempesta durante il suo viaggio nell’oceano Pacifico, riversò in mare 28.800 Friendly Floatees, animaletti di plastica usati per distrarre i bambini al momento del bagnetto. Castori rossi, tartarughe azzurre, rane verdi e le iconiche paperelle gialle macinarono chilometri su chilometri e furono raccolti in diverse parti del mondo. A distanza di trent’anni, questi giocattolini galleggianti non sono ancora stati tutti recuperati. Un episodio che è testimonianza flagrante dell’impatto degli esseri umani sul Pianeta.
Guarda l’animazione dedicata all’episodio dei Friendly Floatees
«Le paperelle e gli altri animali, infatti, sono una delle tante prove del nostro impatto sugli ecosistemi, in particolare quelli marini. Dopo essere finiti in mare, questi oggetti di plastica sono entrati all’interno dei cicli bio-geo-chimici del nostro pianeta. Sono la testimonianza del nostro operato, del nostro passaggio su questo mondo, al pari delle piramidi, del Colosseo e dei rifiuti radioattivi».
Quanto sono pervasive le nostre attività? Quali sono le conseguenze che hanno sul mondo marino e quale sarà il prezzo da pagare in futuro?
Dall’isola di plastica lovecraftiana al mondo che verrà col climate change
L’autore, con parole semplici e senza dare mai per scontato nulla, porta lettrici e lettori a esplorare oceani, mari e ghiacciai nell’epoca in cui stiamo vivendo, che molti definiscono Antropocene. È l’epoca in cui la plastica è dappertutto, dalla Great Garbage Patch dell’oceano Pacifico – strana e fuori posto come un elemento di un racconto di Howard Phillips Lovecraft – alla placenta umana.
È l’epoca dello sfruttamento massiccio delle risorse ittiche e degli esseri umani che quelle risorse le pescano,
l’epoca dello scioglimento dei ghiacci artici e di feedback che sembrano non lasciare scampo, l’epoca del mare che sta cambiando a causa delle attività umane (a proposito, lo sapevate che la sabbia è una risorsa finita?) e del riscaldamento globale che sta influenzando flora e fauna, compresa la nostra specie. Tutto questo prende la forma di uno tsunami da cui appare impossibile sfuggire. Allora non c’è più niente da fare?
Possiamo salvare il mondo, dopo colazione?
Danilo Zagaria cita il romanziere Jonathan Franzen che, in un articolo del New Yorker del 2019, scriveva provocatoriamente che l’impegno dei governi per contrastare il climate change sarebbe stato blando e ritardatario e si chiedeva come avremmo dovuto comportarci noi cittadine e cittadini. Franzen scrive:
«Malgrado il deplorevole fatto che presto sarò morto per sempre, io vivo nel presente, non nel futuro. Di fronte alla scelta tra un’allarmante astrazione (morte) e la rassicurante evidenza dei miei sensi (colazione!), la mia mente preferisce concentrarsi su quest’ultima».
Prendendo spunto dall’articolo del New Yorker, Zagaria propone una possibile soluzione a questo dilemma: iniziare a impegnarci per salvare ciò che ci sta a cuore, dal piccolo parco cittadino al fondale che osserviamo quando ci dedichiamo allo snorkeling.
Affronteremo il futuro – tra adattamento e mitigazione – a piccoli passi, guardando il presente.
E se Jonathan Safran Foer qualche anno fa ci raccontava che avremmo potuto salvare il mondo prima di cena, non consumando prodotti di origine animale prima del pasto serale, la lettura di In alto mare ci ricorda che potremmo farlo persino dopo la colazione, prendendoci cura anche di quella spiaggia – forse il nostro legame più stretto con l’ambiente marino – che continua ad accoglierci ogni estate.
Saperenetwork è...
- Laureata in Scienza e Tecnologie per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali, dottore di ricerca in Geomorfologia e Dinamica Ambientale, è infine approdata sulle rive della comunicazione. Giornalista pubblicista dal 2014, ha raccontato storie di scienza, natura e arte per testate locali e nazionali. Ha collaborato come curatrice dei contenuti del sito della rivista di divulgazione scientifica Sapere e ha fatto parte del team della comunicazione del Festival della Divulgazione di Potenza. Ama gli animali, il disegno naturalistico e le serie tv.
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