La lunga vita delle cose
Le risorse di cui disponiamo sulla Terra sono limitate e in progressiva diminuzione. Occorre investire nei nuovi materiali e adottare nuove strategie per minimizzare gli sprechi. In che modo? Luca Beverina con un saggio ci suggerisce delle soluzioni
Materiali innovativi, riscoperta di strumenti ormai in disuso, ripensamento delle logiche di riuso e riciclo sono parte del processo per poter garantire una riconversione delle produzioni votata alla minimizzazione degli sprechi e dello sfruttamento delle risorse ambientali. Davanti alle sfide dell’innovazione tecnologica, non è l’opposizione ai materiali che potrebbero essere problematici la risposta, ma la comprensione della loro complessità, versatilità e potenzialità a dover essere considerata. Sono questi dei presupposti da cui parte Luca Beverina, professore di Chimica organica nel Dipartimento di Scienza dei Materiali dell’Università di Milano-Bicocca, fra i primi iscritti, nel 1994, a questo stesso Corso di Laurea. Come funziona lo schermo di un televisore ultrapiatto e come si possono ottimizzare i pannelli solari rendendoli belli oltre che utili? Com’è possibile tracciare la filiera di un alimento con un semplice, quanto innocuo, tatuaggio? Sono domande alle quali Futuro materiale non solo cerca di rispondere ma che integra con informazioni sullo stato delle ricerche più promettenti e innovative nel settore, con uno sguardo anche ai materiali biodegradabili, a impatto ambientale minimo, ai cicli produttivi chiusi.
Trasformare, far rinascere, distinguere. Le tante vite della plastica
In Futuro Materiale, Beverina analizza prima di tutto il modo in cui abbiamo abusato di materiali dalle infinite possibilità facendoli diventare un problema di sostenibilità ambientale. Nessuno può negare il progresso apportato dall’invenzione delle materie plastiche derivate dal petrolio che valsero a Giulio Natta il Premio Nobel per la chimica nel 1963. È il modo in cui abbiamo usato un materiale con tante possibilità che è stato sbagliato. Ad esempio, ridurre la vita di un sacchetto di plastica a contenitore per la spesa una volta e poi sacchetto dell’immondizia ha limitato la possibilità di farne uno strumento riutilizzabile più volte.
I bassi costi che la plastica ha assunto ne ha fatto non un bene, ma né ha ridotto il valore agli occhi del consumatore. Eppure, la plastica può rinascere e trasformarsi in altri oggetti; la complessità di una intera famiglia di molecole viene però ricondotta, erroneamente, a un solo nome. Beverina quindi, attraverso la sua esperienza di chimico, chiarisce al lettore perché differenziare i tipi di plastica, come riconoscere sigle e simboli, come impegnarsi a non demonizzarla ma a riflettere su come prolungarne l’uso.
Consapevolezza e tecnologia
Non c’è dubbio poi che i materiali del futuro saranno sempre più impiegati per renderci disponibili tecnologie più sofisticate e alla portata di tutti. Questo però presuppone una consapevolezza della finitezza, ad esempio, di elementi chimici ora indispensabili, della necessità di aumentare le politiche sul riciclo sia come fonte di recupero di preziosi metalli che per evitarne l’impatto ambientale sempre più scaricato sui paesi del terzo mondo. Una consapevolezza che passa anche attraverso la conoscenza di come funzioni, ad esempio, uno dei diversi dispositivi screen touch ormai così comuni nella nostra vita.
Prospettive in divenire
Sebbene Beverina cerchi di semplificare la complessità di alcuni processi chimici e fisici, l’operazione non è totalmente riuscita. Alcuni, se pur pochi, passaggi risultano ancora troppo complessi e dispersivi richiedendo al lettore uno sforzo maggiore di quello che un saggio divulgativo dovrebbe richiedere.
Dall’altra parte c’è il merito di aver dato modo al lettore, come suggerisce bene il nome della collana di cui questo libro fa parte, di “farsi un’idea”, avergli offerto una prospettiva su quelli che saranno gli sviluppi futuri dalla tecnologia dell’informazione al packaging, alla sicurezza degli alimenti.
Alla ricerca del giusto compromesso
Futuro materiale centra l’obiettivo quando porta il lettore a riflettere sul costo energetico e sull’impatto ambientale della produzione dei beni. Non è possibile, infatti, richiedere una industrializzazione a zero emissioni. Alcuni dei materiali più versatili e di uso comune come l’acciaio richiedono alte immissioni di gas serra, ma non è stigmatizzando il sistema produttivo che si può affrontare le criticità. Luca Beverina ci insegna quindi che la ricerca di processi industriali riconfigurabili non è comunque mai a costo zero, ma la sfida è adesso quella di trovare un giusto compromesso tra innovazione e cura dell’ambiente, tra sviluppo e risorse da preservare.
Guarda l’intervento di Luca Beverina
Saperenetwork è...
- Calabrese di nascita ma, ormai da dieci anni, umbra di adozione ho deciso di integrare la mia laurea in Farmacia con il “Master in giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza” dell’Università di Ferrara. Arrivata alla comunicazione attraverso il terzo settore, ho iniziato a scrivere di scienza e a sperimentare attraverso i social network nuove forme di divulgazione. Appassionata lettrice di saggistica scientifica, amo passeggiare per i boschi e curare il mio piccolo orto di piante aromatiche.
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