La rigenerazione del bene comune. Un invito a non arrendersi
L’inquinamento, il cambiamento climatico, la povertà, sono effetti della privatizzazione di beni comuni essenziali, che non sono stati protetti. Il volume di Giannozzo Pucci è un invito motivato a recuperare principi e concetti di uguaglianza presenti nella nostra Costituzione
Giannozzo Pucci è stato, tra l’altro, tra i fondatori del partito dei Verdi in Italia e, nel suo libro, racconta di essere stato in amicizia con noti ambientalisti (come Wendell Berry e Vandana Shiva). Questo volume non tradisce quegli ideali, ma anzi li sposa.
L’autore ben si rende conto di poter essere considerato utopistico, ma mentre lo dice sembra andarne evidentemente fiero.
Lo scopo del libro è infatti quello di fornire spunti per “rigenerare” il bene comune, come suggerisce il titolo. E in questo caso la terra è vista come bene comune, di tutti, analogamente a quanto affermato da Papa Francesco nella sua Enciclica.
Il libro si apre con l’illustrazione di cosa è “bene comune” e la degenerazione del bene comune stesso. Le proposte dell’Autore si sviluppano poi in altri 14 capitoli (ad esempio “dar da mangiare sano agli affamati, “agli assetati da bere acqua pulita”, “vestire gli ignudi senza veleni”, “rendere ospitali case e città”). E così ritroviamo riaffermati alcuni principi chiave della nostra Carta Costituzionale, come il principio di uguaglianza, insieme con altri temi cari ai grandi pensatori dell’ecologia (ma non solo), come il principio responsabilità, la necessità di immedesimarsi nei più deboli, la tutela dei diritti delle comunità la cultura del limite.
Se la politica ecologica è “un’emergenza di lunga durata”, occorre “mettere insieme carità e politica” e promuovere una visione che parta dal “potere di tutti”. Ritroviamo così, anche se non citati, le influenze di Petra Kelly e Alexander Langer, ritroviamo il cuore dell’ambientalismo più utopistico e nello stesso tempo più realistico, in un volume che dà allo stesso tempo atto del fatto che l’emergenza ambientale (insieme con la pandemia da Covid-19) non ha fatto altro che aggravare la situazione in cui versiamo, soprattutto a scapito dei più deboli (come il sud del mondo, ma non solo).
È sempre più urgente la “transizione ecologica”, che significa però, ad esempio, rigenerare la terra, rispondere ai bisogni degli ultimi, non far mancare l’acqua a nessuno.
Come dice l’autore, occorre dunque «andare oltre l’individualismo spicciolo, perché tutto è interconnesso».
Saperenetwork è...
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Valentina Cavanna si è laureata cum laude e dignità di stampa in Giurisprudenza con una tesi in Diritto Amministrativo dal titolo “Profili giuridico-amministrativi delle Valutazioni di Impatto Ambientale e Ambientale Strategica”.
Ha ottenuto altresì la laurea cum laude e dignità di stampa in Scienze Internazionali e Diplomatiche , con una tesi in Storia delle Dottrine Internazionalistiche dal titolo “Ecologismo e femminismo nel pensiero di Petra Kelly”.
Esercita la professione di avvocato, svolgendo attività di assistenza legale e "due diligence" legale in materia di Diritto dell’Ambiente e Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro; è autrice di numerose pubblicazioni sulle principali Riviste del settore.
È dottoranda di ricerca presso la Scuola di Dottorato dell’Università degli Studi di Torino, Corso di Dottorato in Diritti e Istituzioni (XXXV ciclo). Il suo progetto di ricerca principale è “Environment and technological progress: l’esigenza di nuovi principi e di una nuova normativa comunitaria e nazionale per garantire la sostenibilità ambientale” (supervisor: Prof.ssa Anna Maria Poggi).
È Cultrice della Materia in Istituzioni di Diritto Pubblico presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Genova.
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