L’anello mancante. Comunicare l’ambiente richiede metodo
Dialogo intergenerazionale, confronto con i consumatori e stakeholder management. Il secondo volume del Gruppo sulla comunicazione ambientale della “Federazione Relazioni Pubbliche Italiana” punta su approcci e strumenti utili ad ampliare il patrimonio di conoscenza in materia
È un vero e proprio sequel, quello che giunge in libreria. Frutto di un lavoro di ascolto e confronto iniziato nel 2020, con la pubblicazione del “Libro bianco sulla comunicazione ambientale” (Pacini Editore) e proseguito durante questi due anni di confronti pubblici. Se nel primo volume, l’obiettivo era quello di svelare l’ampiezza e la diversità di un campo d’azione sempre più strategico, in questo secondo lavoro si è scelto di indagare le metodologie e le dotazioni strumentali che ne sottendono la declinazione all’esterno, evidenziandone criticità, opportunità e sfide. Parliamo del saggio “L’anello mancante. La comunicazione ambientale alla prova della transizione ecologica”, curato e realizzato dal Gruppo sulla comunicazione ambientale della Federazione Relazioni Pubbliche Italiana (Ferpi).
La “fatica” comunicativa
Rispetto a questo punto, squisitamente metodologico, il comune intendimento delle autrici e degli autori è netto: il tema generale, pur complesso, non può e non deve essere esclusivo di una parte ma – con il giusto tempo di accreditamento – deve diventare patrimonio di conoscenze e responsabilità sempre più comune. Sempre più trasparente. La dotazione comunicativa può (e deve) rivestire un ruolo essenziale, a patto che non sia improvvisata e improvvisa ma accuratamente metabolizzata negli obiettivi che intende perseguire e nelle strategie da mettere in atto. Un buon modo per comprendere l’animus del testo è quello di leggere le biografie dei tanti e delle tante che lo hanno costruito. Al netto delle competenze e della lunga esperienza sul campo che accumuna il gruppo di lavoro, un dato che emerge prepotente riguarda l’assoluta eterogeneità dei pregressi professionali.
«Non si tratta di un caso – osservano i curatori Stefano Martello e Sergio Vazzoler – semmai di una conferma che dimostra come la comunicazione sia naturalmente multidisciplinare. È importante, nel contempo, che questo dato non si trasformi in una mera notazione ma in un vero e proprio punto di partenza per implementare i processi formativi dedicati ai futuri professionisti della sostenibilità e per migliorare il tono relazionale con i tanti pubblici (anche generalisti) con cui abbiamo il dovere di confrontarci».
Al servizio di tanti pubblici
Ed è proprio sui pubblici, consolidati e potenziali, che si concentra l’attenzione del quadro narrativo, con capitoli espressamente dedicati al dialogo intergenerazionale, al confronto con i consumatori e allo stakeholder management, rispettivamente curati da Giulia Armuzzi, Luisa Crisigiovanni e Alberto Marzetta. Ancora una volta sono i curatori a spiegare il punto: «Non si tratta di una valutazione buonista ma di una vera e propria necessità. Targhettizzare i pubblici, configurando un’ideale lista di serie A contrapposta a una di serie B equivale a una strategia generale zoppa sin dalla nascita. E questo, dato il ritardo già accumulato, non possiamo permettercelo, sulla carta come nella quotidianità».
Unire i puntini
Un libro di metodo, dunque, oltre che di contenuto in cui la scrittura di ciascun autore e di ciascuna autrice si contamina vicendevolmente, valorizzando i diversi punti di vista in una cornice narrativa non necessariamente diretta ma a volte decontestualizzata, attraverso l’apporto di altri assunti cognitivi o di altri campi del sapere.
Un metodo che vale la pena esplorare e che potrebbe riservarci non poche sorprese.
Saperenetwork è...
- Riminese, di formazione giuridica, ha collaborato con l’Università di Bologna e di Buenos Aires, si è occupata a lungo di editoria e comunicazione. Attualmente scrive per diverse testate giornalistiche,cartacee e on line. Si occupa di comunicazione e eventi in campo ambientale, culturale e artistico nel settore privato.