Meravigliose creature. La diversità della vita come non la conosciamo
Nel volume pubblicato da Il Mulino, Stefano Mazzotti, zoologo e direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara, ci conduce in un viaggio entusiasmante, dalla Papua Nuova Guinea fino alle montagne della Tanzania. Per innamorarci del nostro Pianeta, scoprendone la meraviglia e le tante vulnerabilità
Se c’è un aspetto che non può essere trascurato quando parliamo di natura, della sua bellezza, della sua complessità, è la presenza della diversità.
Scoprire quante specie abitano la Terra, quali stanno per scomparire, quali si diffonderanno e domineranno nell’era dell’uomo moderno, è un compito arduo e necessario per la scienza.
Classificare la diversità sembra di fatti essere piuttosto una sorta di operazione ossimorica. É un po’ come pretendere di afferrare il divenire, il cambiamento, l’evoluzione. Qualcosa ci sfugge, non si lascia facilmente ingabbiare in unità fondamentali. Presenta delle difficoltà concettuali e pratiche. E lo spiega bene Stefano Mazzotti nel libro Meravigliose Creature ( Il Mulino, 2024), attraverso un vero e proprio viaggio tra la biodiversità del pianeta, dalla Papua Nuova Guinea al Borneo, dall’Himalaya al Mekong, dallo Sri Lanka al Madagascar, fino alle montagne della Tanzania.
La scienza difficile della classificazione
Grazie a un linguaggio chiaro, supportato da informazioni scientifiche, lo zoologo e direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara evidenzia le difficoltà, non solo economiche, che incontrano gli scienziati, e in particolare coloro che si occupano di tassonomia, in un mondo che deve affrontare ogni giorno gli effetti negativi dell’antropizzazione, con decisori politici poco consapevoli dell’importanza di riconoscere e conservare le specie che abitano la Terra. E così, ad esempio, «la diversità degli alberi è fondamentale per la stabilità dell’ecosistema forestale, tuttavia, a causa della carenza di dati disponibili, le stime della diversità degli alberi in ampi domini geografici sono ancora insufficienti e frammentate». In altri casi, sorprendenti scoperte vengono minacciate dalle folli richieste del mercato illegale. Come la Paphiopedilum papilio-laoticus, ovvero un’orchidea di Laos.
Paradisi ecologici e perdita di biodiversità
Eppure la presenza e la conservazione di nuove specie potrebbe favorire la nascita di paradisi ecologici. Chi ha visitato l’isola di Pulau Tioman, dove è presente la Rafflesia tiomanesis, può confermarlo.
La stessa Rafflesia che ha ispirato manga e vidogiochi: Animal Crossing, Final Fantasy XII, arcade Rafflesia, i Pokémon Gloom e Vileplume.
Gli scienziati ora si interrogano sulle conseguenze che potrebbe avere sugli ecosistemi la perdita di biodiversità. E con il sostegno delle Ong esplorano paesaggi nascosti, poco accessibili, ma custodi di tesori inestimabili: «Dal 1998 al 2014 gruppi di ricerca supportati dal WWF hanno esplorato la regione dell’Himalaya orientale…Le ricerche hanno fruttato un bottino di 564 specie nuove per la scienza, con una media di circa 35 specie descritte ogni anno».
Il bioma amazzonico, un tesoro in pericolo
Ma esistono luoghi del mondo in cui alcuni animali rischiano di scomparire senza essere stati mai conosciuti, e territori in cui la biodiversità trova posto nelle memoria e nella conoscenza ancestrale dei popoli nativi. Sappiamo che gli indigeni dell’Amazzonia convivono con circa 40.000 specie di piante.
«In un ettaro di foresta pluviale di pianura nell’Ecuador amazzonico si sono documentate 473 specie di alberi per un totale di circa 1.000 specie di piante vascolari; in una regione dell’Amazzonia colombiana in 24 ettari sono state catalogate circa 3.000 specie botaniche».
E proprio l’Amazzonia, polmone verde del mondo, viene costantemente minacciata dall’azione dell’uomo. La deforestazione ha messo in pericolo il futuro del bioma amazzonico. Solo in Brasile, dove è presente circa il 60% della foresta pluviale amazzonica, la copertura forestale è passata dai 4.101.600 chilometri quadrati del 1970 ai 3.390.835 del 2018 con una perdita totale di 709.165 chilometri quadrati.
Specie terrestri e oceaniche
Il viaggio di Stefano Mazzotti però non si ferma qui. Se è vero che non conosciamo ancora l’86% delle specie terrestri, è altrettanto vero che dobbiamo portare alla luce il 91% della vita presente negli oceani.
Per questo Mazzotti nel suo saggio ci porta nelle acque dolci, tra pesci gatto e anguille elettriche, e poi giù negli abissi più profondi degli oceani. Esplora le acque artiche, ci fa conoscere i pesci ghiaccio.
Non poteva infine mancare una parte dedicata all’uomo, che, in una prospettiva ecologica, è la “creatura” responsabile della sopravvivenza della natura: la dovrà rispettare e amare. Fino ad ora però sappiamo che la nostra specie ha modificato il 50% delle superficie terrestre, la popolazione umana è aumentata e non rallenta la domanda di risorse da sfruttare.
La specie umana, la meno meravigliosa creatura…
Sempre dall’uomo dipende l’introduzione di specie aliene, l’omogenizzazione in quasi tutti i gruppi tassonomici, la presenza di plastica negli oceani, la desertificazione, il commercio di specie selvatiche. Ma la tutela della biodiversità ha bisogno di un cambiamento radicale, che dovrebbe incominciare dal superare alcuni bias nelle attività di conservazione: sembrano esserci specie più simpatiche. Passando per azioni locali e globali, come già è avvenuto con numerosi programmi europei.
Sarebbe un errore esiziale quello di non inserire tra le priorità della lotta alla crisi ecologica la tutela della biodiversità che ci circonda, con cui interagiamo, e che condiziona la nostra stessa sopravvivenza.
Saperenetwork è...
- Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.
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