La Terra trasformata in un micidiale meccanismo bellico

Fenomeni come la deforestazione, lo smog, la contaminazione dell’acqua potabile, il sovrappopolamento, l’estinzione di specie animali e vegetali, l’impoverimento delle forme di vita acquatiche, la povertà, l’erosione del suolo per molto tempo hanno trovato come principale responsabile l’attività umana civile. Per Rosalie Bertell (1929-2012) –  scienziata americana, attivista ambientale ed epidemiologa –  le cause sono altre: gli esperimenti militari, la ricerca e lo sviluppo e le preparazioni per il combattimento in nome della sicurezza pubblica, e sottoposte al segreto militare, hanno trasformato la Terra in una disastrosa macchina da guerra. Il suo “Pianeta Terra. L’ultima arma di guerra”, versione italiana di Planet Earth pubblicato nel 2000, è un libro che rivela il rapporto stretto fra gli esperimenti militari e i disastri ambientali. Un tema ancora poco conosciuto dall’opinione pubblica mondiale.

 

Rosalie Bertell, scienziata americana e ambientalista
Rosalie Bertell, scienziata americana, autrice, attivista ambientale e epidemiologa

 

Le esplosioni nucleari – spiega l’autrice – possono già aver accelerato il riscaldamento globale e contribuito a scatenare terremoti ed eccezionali eventi meteorologici. Gli episodi naturali di instabilità come monsoni, uragani e tornado nell’atmosfera possono essere accentuati aggiungendo energia. Quelle che sembrano quindi all’apparenza calamità naturali sono la conseguenza, in molti casi, di esperimenti di geoingegneria effettuati nella ionosfera, a partire dalla Guerra fredda.

Guarda la mappa animata degli esperimenti nucleari

Ma le attività militari continuano a compiere disastri, anche quando i conflitti cessano, perché la tecnologia bellica viene convertita per il consumo civile. Occorre quindi salvare il pianeta Terra. In che modo?  Con l’antimilitarismo, ci suggerisce Bertell. Ridefinendo il ruolo dell’esercito, trasformandolo in uno strumento di protezione e difesa non violenta, capace di apportare un contributo alle crisi ecologiche tramite il dialogo e la diplomazia.

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Michele D'Amico
Michele D'Amico
Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.

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