Technoldogy, un domani ipertecnologico per ridere e riflettere

«Scusatemi, dev’esserci un errore! Questa è Technoldogy, se non sbaglio. La discarica delle apparecchiature…ehm…diversamente nuove. Be’, io non dovrei stare qui!». La sconsolata reazione di Han-Sen quando viene gettato nel mucchio di rottami elettronici è comprensibile: cosa ci fa lui, smartphone di ultima generazione con mille gigatonnellate di memoria, in mezzo a vecchi computer, mangianastri e telefoni a disco? E’ il mistero da cui parte la graphic novel “Technoldogy” che interpreta in chiave comica e ironica le paure di un futuro iper-tecnologico. 

I testi sono di Francesco Artibani e Fausto Vitaliano, i disegna di Claudio Sciarrone, tre autori di culto nel mondo dei fumetti. Francesco Artibani, sceneggiatore di fumetti, ha scritto storie per “Topolino”, “W.i.t.c.h.” e “Lupo Alberto”, ed è inoltre autore televisivo. Dopo l’esordio su Topolino, Fausto Vitaliano si è affermato come autore di fumetti, saggista e romanziere. Claudio Sciarrone ha disegnato storie per Marvel e Disney, curando anche l’adattamento a fumetto di film come “Alla ricerca di Nemo” e “Wall-E”. In Technoldogy i tre autori escono dalla zona di comfort dell’universo disneyano, dove la distinzione tra buoni e cattivi è sempre netta e ben riconoscibile, e immaginano il possibile futuro di una società dominata da algoritmi e intelligenza artificiale, dove nel conflitto di potere tra uomini e macchine entrambe le parti perdono il controllo.

Viviamo nella realtà o in simulazione virtuale?

L’inaspettato arrivo di Han-Sen a Technoldogy fa scattare l’allarme. I dispositivi abbandonati, per i quali la discarica è una comunità di recupero, sospettano che ci sia sotto qualcosa di pericoloso. Attivando le loro vecchie tecnologie si mettono in contatto con Andy, affidandosi a lui per risolvere il mistero. Sarà Andy, rider strampalato che colleziona pessime recensioni, a condurre il lettore negli intrighi di City One, la città perfetta dove tutto è regolato da computer e algoritmi, che limitano al minimo le interazioni tra umani

Partendo dagli innocui dispositivi abbandonati e arrivando allo spaventoso algoritmo Deeptought, la narrazione procede per colpi di scena e improvvisi salti di livello, aprendo continuamente nuovi scenari su un uso distopico della tecnologia. Con una comicità garbata e pungente, gli autori danno voce ai dubbi e alle paure della società contemporanea. Nel crescendo di tensione il lettore non si perde, ma anzi si ritrova: dalla poetica malinconia di televisori a tubo catodico e cellulari buoni solo per telefonare, a dispositivi modernissimi che promettono di semplificare la vita a tutti, dalla paura di perdere il lavoro sostituiti da una macchina, al senso di sopraffazione per qualcosa che corre troppo veloce.

Nel finale a sorpresa (nessuno spoiler) si insinua il dubbio: stiamo vivendo la realtà o siamo pixel di una simulazione virtuale? Interpretazione in chiave moderna del pensiero del drammaturgo Calderón de la Barca, che nel 1600 scriveva che “la vita è un sogno”.

Umane debolezze nel mondo iperconnesso

L’ironia di Artibani, Sciarrone e Vitaliano non colpisce solo i dispositivi tecnologici, nuovissimi e già obsoleti, ma anche l’approccio umano al mondo iperconnesso. Le app per gli appuntamenti, per esempio, nell’imprecisato futuro di Technoldogy sono così avanzate che permettono di sapere tutto di una persona in sole tre ore, risparmiando la necessità di un secondo appuntamento.

Gli organismi di controllo minacciano, ma … sempre in modo inclusivo.

«Metti a terra il veicolo, umano/umanoide/droide e/o altro. O contro di te verranno usate armi letali ma inclusive e/o non discriminatorie» intimano gli agenti quando Andy scappa con un drone rubato. E già nelle prime pagine, un vecchio telefono espone la tesi in cui molti credono: «Sono anni che lo dico. Big Tech. Big Data, Big Pharma, Big Burger…sono tutti d’accordo. E’ un complotto mondiale». Technoldogy è una graphic novel che fa sorridere e riflettere, mettendo in luce le contraddizioni nel nostro uso della tecnologia, che può portare tanto dei benefici quanto una perdita di umanità.

Saperenetwork è...

Sara Brunelli
Veneta di origine e milanese d’adozione, dal 2003 scrive di scienza e tecnologia, con particolare interesse per robotica, intelligenza artificiale, impatto del digitale sulla società e sull’ambiente. Dopo la laurea in Matematica e un Master in Comunicazione Scientifica ha collaborato con l’Università di Milano per la mostra “Simmetria, giochi di specchi”, il Museo della Scienza e Tecnologia “Leonardo da Vinci”, la rivista di divulgazione scientifica “Newton” e altre testate e siti siti web. Accanto all’attività giornalista è docente presso un ente di formazione professionale, dove insegna matematica e informatica e re-impara a vedere il mondo attraverso gli occhi di ragazze e ragazzi. I loro sogni e le loro aspettative sono ispirazione per costruire ogni giorno un mondo migliore e mettere le parole al servizio di un futuro più sostenibile.

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