Asocial network?

Nei social riversiamo la nostra voglia di divertimento e il nostro narcisismo (Foto: Anastasia Shuraeva, pexels)

Asocial network?

Piattaforme sempre più commerciali e sempre meno dialogiche, che rischiano di renderci passivi e indifferenti alla “realtà non virtuale” contemporanea che ci richiede invece responsabilità e azione. A diversi anni dal loro arrivo nelle nostre vite, un bilancio sui social network

Preciso subito. Io sto nei social network, li uso – moderatamente – e penso che oggi non se ne possa fare a meno, che snobbarli o ignorarli sia un errore dal punto di vista culturale e politico. Dopo di che, a molti anni ormai dalla loro apparizione e nel momento in cui coinvolgono miliardi di persone sul pianeta, in un doveroso bilancio dei pro e contro che a questo punto bisogna avere il coraggio di fare, credo sarebbe ora di dirlo chiaramente:

non solo non sono il futuro della comunicazione, come secondo una visione “presentista”, acritica e a mio parere fuori dalla storia e dalla memoria molti sembrano credere,

ma rappresentano piuttosto una drammatica involuzione, dalla conseguenze negative difficilmente calcolabili, della inedita, straordinaria e immensa occasione di partecipazione e democrazia che l’invenzione del World Wide Web aveva offerto agli inconsapevoli e analfabeti (dei nuovi possibili linguaggi) cittadini del pianeta terra. E che se non si uscirà dalla spirale di indifferenza, irresponsabilità e spreco di risorse intellettuali e umane che – insieme ovviamente con altri aspetti della vita di oggi – i cosiddetti “social” complessivamente inducono, difficilmente quegli stessi cittadini riusciranno ad affrontare (il che ovviamente non significa ancora risolvere) gli enormi problemi globali sociali, politici, economici, di pace, guerra e sconvolgimenti climatici, che minacciano la sopravvivenza stessa della specie umana.

 

ragazzi con smartphone
Sulle piattaforme social si “bruciano” molte capacità di relazione e di creatività

Distrazione di massa

Cioè, mentre speriamo che nessun leader mondiale impazzito lanci la bomba e in attesa che il pianeta quasi letteralmente bruci, nessuno ci impedisce di distrarci e divertirci un po’ pubblicando a più non posso commenti appassionati su ogni cosa accada nel mondo, video verticali o quadrati mossi e inguardabili, o “reel” magari ben fatti di noi che balliamo in mutande, ma forse questo tipo di attività non dovrebbe diventare il paradigma culturale di riferimento. Lo fanno i giovani, lo fanno tutti? Magari è anche perché non sanno che ben altre cose oggi si possono fare, dato che non solo nessuno gliele insegna, ma nemmeno gliele hanno mai fatte vedere!

Piattaforme antidemocratiche

I più sembrano appassionarsi alla competizione in rete su piattaforme che sono ormai la negazione della Rete. Instagram e Tik Tok, insieme con narrazioni sempre più apocalittiche stile Grande Fratello e per fortuna che ci salvano gli eroi Marvell, sembrano tanto gli anni 60 del secolo scorso che riprendono il controllo di una situazione che la rivoluzione digitale dei PC e del Web rischiava di stravolgere, proiettandoci davvero in un futuro possibile e diverso. Con la diffusione capillare poi degli smartphone, il potere davvero veniva dato potenzialmente nelle mani di tutti, in cambio però della capacità di imparare finalmente a fare insieme e condividere e di assumersi ognuno la propria parte di responsabilità.

Per una umanità di consumatori modellati dal pensiero unico della televisione, probabilmente era troppo! In queste piattaforme di tutto e di niente si consuma, e nel giro di un tempo brevissimo inesorabilmente si brucia, una parte considerevole delle capacità di relazione e della creatività degli umani.

Il 4 febbraio del 2004 venne lanciato il social network più famoso della storia: Facebook. Due anni più tardi, nel 2006, fu la volta di Twitter.

 

Molti non reggono e scelgono di defilarsi, come è facile da una chat, da una discussione virtuale. Forse anzi è talmente facile che in tanti casi diventa una abitudine di vita e allora si tende sempre più a farlo anche nelle cose politiche e culturali, nei rapporti personali. Mentre la situazione generale del mondo globalizzato sfugge di mano a livelli fino a poco tempo fa impensabili, come con la guerra in Ucraina.

Nuovo stile di relazioni

Così succede che in rete la persona forse non proprio amica del cuore, ma che conosci personalmente e stimi, dopo il tuo post in cui lo prendevi un po’ in giro, con tanto di faccina sghignazzante a sottolineare la non serietà del tutto, si offende. Ma non ti scrive, non comunica con te e, semplicemente, ti banna. Adesso reciprocamente non esistete più, e stride la differenza con quelli che invece sai che sono morti davvero, ma che nei social continuano a raccogliere a carrettate gli auguri di compleanno! Succede anche che nella vita reale il quasi fidanzato o fidanzata che sia – confidiamo in uno slancio di ottimismo che accada solo in storie non consolidate – di fronte alle prime difficoltà non si arrabbia, non minaccia, ma in silenzio se ne va e scompare. E lo stesso il collega di un lavoro possibile, in cui si sono investiti tempo, soldi ed energie, che quando tutto è pronto per partire – puf! – si liofilizza. Comportamenti che si riscontrano sempre più spesso.

Poco confronto, molto narcisismo

Cresciuti alla passività della televisione, messi da un giorno all’altro nelle condizioni di produrre informazione in prima persona e connettersi in tempo reale con chiunque nel pianeta, gli umani consumatori di tutte le età desertano il web libero, i blog, le discussioni potenzialmente serie e le comunità in cui si può costruire qualcosa. Si riversano invece, come Narcisi incontenibili, negli universi addomesticati e “protetti” dei social network commerciali, il cui scopo quasi unico è di fare soldi attraverso la vendita dei nostri dati e la pubblicità. Lì si danno un sacco da fare, su tutto, senza rendersi conto di ritrovarsi in molti casi connessi solo con se stessi. Ed è difficile oggi non confrontare l’affollarsi globale dell’umanità in questi spazi virtuali con le sempre più diffuse crisi personali – e per fortuna abbiamo anche gli psicologi on line! – l’imbarbarimento generale dei rapporti tra i gruppi, le etnie, le nazioni.

Mai è stata tecnicamente così facile la comunicazione di tutti con tutti, e mai forse si ricorda una così totale assenza di comunicazione. Amen!

Saperenetwork è...

Paolo Beneventi
Paolo Beneventi
Laureato al Dams di Bologna nel 1980, lavora sulle aree di conoscenza ed espressione attraverso cui soprattutto i bambini (ma non solo) possono partecipare da protagonisti alla società dell'informazione: Animazione teatrale, Video e audio, Fotografia, Libri e storie, Pubblicità, Ambiente, Computer, Web.
Cura laboratori e progetti in collaborazione con scuole, biblioteche, enti pubblici e privati, associazioni culturali e sociali, manifestazioni e festival, in Italia e all’estero. È autore di di video e multimediali, e di libri sia legati alla propria attività che di letteratura per bambini.
Alcuni libri: I bambini e l’ambiente, 2009; Nuova guida di animazione teatrale (con David Conati), 2010; Technology and the New Generation of Active Citizens, 2018; I Pianeti Raccontati, 2019; Il bambino che diceva le bugie, 2020. Video: La Cruzada Teatral, 2007, Costruiamo insieme il Museo Virtuale dei Piccoli Animali, 2014; I film in tasca, 2017; Continuavano a chiamarlo Don Santino, film e backstage, 2018.

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