M.A.U.MI, il museo che racconta la Roma che accoglie
Si inaugura domani il primo Museo d’Arte Urbana sulle Migrazioni promosso dall’ASCS – Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo di Roma insieme all’Ecomuseo Casilino. Dieci opere d’arte muraria narrano la capitale attraverso passaggi e confluenze di persone e popoli, dalla preistoria ad oggi
Abbiamo popolato il mondo spostandoci con imponenti fenomeni migratori. Come esseri umani viviamo in continuo movimento, mossi da necessità più o meno materiali. Eppure, dopo millenni, spesso dobbiamo trovare argomenti in difesa di questa attitudine.
Per nobilitare le sacre origini dell’impero romano, Virgilio, su richiesta dell’imperatore Ottaviano, scelse Enea, un profugo di guerra mediorientale, a cui affidare la paternità della stirpe della Gens Iulia. Tuttavia ancora oggi siamo costretti a muovere riflessioni culturali volte all’accoglienza, riflessioni di cui, semplicemente guardando la nostra storia, non dovremmo aver bisogno. Allora ecco l’invito dell’Ecomuseo Casilino a guardarla davvero, la storia, grazie al primo Museo sulle Migrazioni: domani, martedì 27 settembre, l’inaugurazione di tutti i lavori.
Come nasce il M.A.U.MI
Con la vincita del bando Creative Living LAB della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, l’Ecomuseo Casilino ha iniziato a lavorare alla creazione del M.A.U.Mi, Museo di Arte Pubblica sulle Migrazioni. La location scelta è a Roma Est nel cortile esterno di Casa Scalabrini 634, una casa di accoglienza, incontro e integrazione tra migranti, rifugiati e comunità locale.
«Da anni collaboriamo con la Casa che rappresenta davvero una risorsa del territorio del Casilino. Dal 2018 abbiamo creato al suo interno un centro di interpretazione finalizzato proprio alla ricerca sul tema delle migrazioni e del dialogo» ci ha raccontato Claudio Gnessi, direttore dell’Ecomuseo Casilino.
Casa Scalabrini si sta dunque trasformando in questi mesi in un museo a cielo aperto, con una collezione di dieci opere d’arte muraria che raccontano la storia delle migrazioni a Roma, dalla preistoria ai giorni d’oggi. Un percorso artistico che è spunto di riflessione sul continuo movimento umano che ha da sempre caratterizzato il nostro Pianeta e nello specifico, la zona orientale della Capitale. Un viaggio che mostra Roma come meta e la racconta nel suo costante saper accogliere, crescendo e arricchendosi proprio grazie all’apporto culturale portato da fuori.
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La curatela del progetto è stata suddivisa in due fasi. La prima affidata al Museo del M.U.Ro. sotto la curatela artistica di David Diavù Vecchiato ha visto la partecipazione degli street artist Croma, Mr. Klevra, Nicola Verlato, Mosa One e lo stesso Diavù e si è incentrata sulla storia del territorio dell’Ecomuseo Casilino dalla Preistoria al Medioevo. La seconda fase è stata affidata a Muri Lab e, nel mese di settembre, ha visto la realizzazione dei muri di Ale Senso, Daniele Tozzi, Gio Pistone e Simone TSO, che copriranno il periodo che dall’Età Moderna a quella Contemporanea.
«La nostra visione, ha proseguito Gnessi, è quella di costruire una costellazione di musei territoriali, che siano specchi in cui riconoscersi, luoghi in grado di raccontare le comunità e il patrimonio locale, oltre ad essere un fattore di crescita e sviluppo del territorio.»
Nicola Verlato, Diavù e Mr Klevra nell’antica Roma
Il tema delle migrazioni è quindi affrontato da artisti diversi, con tecniche diverse, e con riferimenti a periodi storici diversi, a sottolineare il valore della pluralità all’interno dello stesso percorso. La narrazione è costruita a partire da una ricerca storico-antropologica realizzata dallo CSER – Centro Studi Emigrazioni Roma e si è suddivisa in dieci fasi rappresentate da altrettanti artisti.
Così Nicola Verlato con il suo stile caravaggesco rappresenta il solco iniziale dal quale è nata Roma. Un solco che simbolicamente diventa una sorta di invaso in cui le persone versano ognuna il proprio contributo fatto di culture, religioni, idiomi… Un simbolo di ciò che Roma diventerà: una città plurale, luogo di incontro, dialogo e accoglienza. Un’interessante lettura capovolta della simbologia del confine non più percepito come divisore, ma come contenitore di diversità.
La tappa successiva della storia romana è stata affidata allo stesso Diavù: il rivoluzionario passaggio dal paganesimo alla religione cristiana. Passaggio legalizzato dall’imperatore Costantino, meticcio figlio di un’immigrata turca e di un nobile romano, qui rappresentato da un nuovo meticcio, un bambino italo cinese.
«Ho scelto come modello un bambino italo cinese per rappresentare questa svolta che è arrivata dall’Oriente, ci ha raccontato Diavù, un passaggio che ha portato all’arrivo del concetto di immortalità. I romani avevano il culto del presente e l’immortalità la lasciavano agli dei, quindi l’avvento del cristianesimo è un momento culturalmente profondamente rivoluzionario. Anche oggi sta arrivando una nuova idea di immortalità legata ai concetti di clonazione, di intelligenze artificiali, di mantenimento della coscienza anche dopo la morte… La scienza e la tecnologia stanno diventando le nuove religioni».
A rafforzare l’immagine di una Roma meticcia, nata e trasformatasi attraverso le relazioni con le civiltà vicine, Mr Klevra realizza, con la sua inconfondibile iconografia dai forti richiami al mondo bizantino, l’immagine di Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, proveniente dalla Bitinia.
Croma nel Medioevo
«A me è stato affidato il racconto delle migrazioni durante il Medioevo» ci ha raccontato Croma, al secolo Claudia Romagnoli, illustratrice, street artist e ciclista. «Ho raccontato l’arrivo di due pellegrini. Anche perché nel Medioevo le principali migrazioni sono state legate a movimenti religiosi. Ho voluto quindi raccontare questa Roma che finalmente dopo un lungo e faticoso viaggio, si svela ai pellegrini che arrivavano dal bosco. Roma è così simbolo di meta che muove al viaggio, ma anche di grande bellezza che si svela». E Croma del valore del viaggio e degli spostamenti ne sa qualcosa. La sua arte è infatti strettamente legata al suo andare, a un pedalare per il mondo che spesso poi diventa soggetto dei suoi lavori.
«Ho iniziato a viaggiare in bicicletta nel 2009, sempre portandomi dietro un’agenda su cui disegnavo. Facevo disegni di quello che vivevo, incontravo… una sorta di diario. Da quei viaggi è nata la mostra Disegni a Pedali. Andavo direttamente a inchiostro su carta e le opere della mostra erano effettivamente i disegni che avevano viaggiato con me». Questa essenzialità del tratto e del cromatismo è ancora presente nei lavori murali di Croma che sono caratterizzati un unico colore nero a volte accompagnato da qualche punto di colore.
«Mi è piaciuto poter rappresentare esteticamente la Roma Medievale con la mia tecnica in bianco e nero. Non ho sentito l’esigenza di aggiungere colore. Il risultato è stato una sorta di quadro incorniciato dal muro stesso, con due personaggi in primo piano a sinistra e destra che rafforzano il senso di cornice e al centro l’immagine della Mole Adriana e di un Tevere ancora rurale che si offrono alla vista dei pellegrini».
Saperenetwork è...
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Dafne Crocella è antropologa e curatrice di mostre d’arte contemporanea. Dal 2010 è rappresentante italiana del Movimento Internazionale di Slow Art con cui ha guidato percorsi di mindfulness in musei e gallerie, carceri e scuole collaborando in diversi progetti. Insegnante di yoga kundalini ha incentrato il suo lavoro sulle relazioni tra creatività e fisicità, arte e yoga.
Da sempre attiva su tematiche ambientali e diritti umani, convinta che il rispetto del proprio essere e del Pianeta passi anche dalla conoscenza, ha sviluppato il progetto di Critica d’Arte Popolare, come stimolo e strumento per una riflessione attiva e consapevole tra essere umano, contemporaneità e territorio. È ideatrice e curatrice di ArtPlatform.it, piattaforma d’incontro tra creativi randagi.