Muracci nostri, vissuti e lotte nelle opere murali di Primavalle

Il murales "Raccontami una storia" di Luis Gomez, nel quartiere Primavalle. La foto, come tutte quelle dell'articolo, è di Alberto Marchetti

Muracci nostri, vissuti e lotte nelle opere murali di Primavalle

Murales, curati dal collettivo di street art “Invisibile” (ex Muracci Nostri), che raccontano le vicende storiche del quartiere, l’identità e i sentimenti dei suoi abitanti, le proteste contro le istituzioni. E, rielaborando tutto questo, creano un immaginario di consapevolezza e civiltà che guarda al futuro

Usa la prima persona al plurale Maurizio Mequio, fondatore del collettivo di street art Muracci Nostri, quando parla di Primavalle. Un noi che travalica gli anni e che risale a un tempo in cui lui sicuramente ancora non c’era.

E’ un senso di appartenenza forte e radicato in molti degli abitanti di questo quartiere della periferia nord ovest della capitale.

Un noi legato alla storia di un territorio che nasce dall’ingiustizia degli sventramenti fascisti voluti nel 1937 dal Piano Regolatore Generale di Mussolini e che si riflette nella storia e nell’identità di ben 12 borgate romane.

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Scioperi alla rovescia

Quando gli sfollati della “spina di borgo”, l’attuale via della Conciliazione che conduce alla Basilica di San Pietro, furono spostati nelle 12 borgate sparse nelle periferie di una città che si andava espandendo sotto la spinta edilizia di una urbanizzazione in crescita, a Primavalle per ospitare gli operai che avrebbero costruito il quartiere furono costruite le prime abitazioni.

Maurizio Mequio, fondatore del collettivo di street art Muracci Nostri
Maurizio Mequio, fondatore del collettivo di street art Muracci Nostri

Ma alla fine degli anni 40 il quartiere era ancora aperta campagna e delle strade e delle case promesse non si vedeva l’ombra.

«Si è iniziato a sviluppare un sentimento antifascista che è rimasto abbastanza intatto nel tempo nel quartiere, ci racconta Mequio, e abbiamo deciso di farcele da soli le strade e le case. Dopo aver fatto il lavoro si andava sotto le amministrazioni protestando e manifestando per farsi pagare».

La storia degli scioperi alla rovescia che ritroviamo nelle fabbriche e nelle campagne ha segnato l’Italia dal Dopoguerra alla fine degli Anni Ottanta, eppure ancora oggi si studia poco, ed è più facile trovarla su un muro di periferia che in un libro di storia.

sciopero al contrario
“Sciopero al contrario” foto di Alberto marchetti

Giuseppe Tanas

Era il 4 dicembre del 1947 quando durante una manifestazione di sciopero alla rovescia fu ucciso dalla polizia con un colpo alla testa il giovane Giuseppe Tanas. Oggi all’incrocio tra via Borromeo e via Bonelli, nel cuore di Primavalle, esattamente nel punto in cui l’operaio 24enne fu colpito, si alza il grande lavoro murale del collettivo emiliano FX intitolato “Il Peso della Memoria”.

L’opera è stata creata nel 2015 da un’idea del collettivo Muracci Nostri durante un evento con la CGIL per festeggiare il primo maggio nel quartiere. E’ un omaggio alla memoria del territorio e alla sua storia. Una piramide monocromatica di persone, in perfetto stile FX, tracciate in nero, raccontano la memoria del quartiere.

«Abbiamo contattato le diverse realtà del quartiere: associazioni, collettivi, palazzine, lotti, scuole… e abbiamo chiesto ad ogni realtà di indicarci un personaggio che ritenessero importante per loro e per il quartiere». Sono venuti nomi di personaggi di Primavalle mescolati a cantanti d’oltreoceano o personaggi storici, a mostrare come il senso d’identità possa essere racchiuso in una canzone di Bob Marley così come in una maestra delle elementari o in un fruttivendolo del mercato.

Primo fra tutti, in cima alla piramide, c’è Tanas, una sorta di padre della memoria del quartiere che racchiude nella sua breve vita il senso di spaesamento di chi, finito a vivere in un territorio ancora privo di identità, chiede con determinazione il rispetto dei propri diritti. In lui è racchiuso il valore degli scioperi alla rovescia, la spinta verso un futuro migliore, e la profonda spaccatura tra popolo e istituzioni che nonostante gli sforzi continua a ripetersi.

La street art cancellata nel mercato di Primavalle

E questa continua omissione da parte delle istituzioni, questa incuria che si manifesta in promesse mai mantenute, in tempi che si allungano senza interloquire, è visivamente presente oggi nel Mercato di Primavalle. Qui la street art è riuscita a capovolgere la sua azione, cancellando per protesta lavori che erano stati autorizzati.

Murales autorizzati cancellati per protesta
I murales autorizzati cancellati per protesta

L’arte di strada, nata come opera illegale, oggi è spesso riconosciuta come patrimonio, e quindi se da un lato richiama l’attenzione al suo apparire, dall’altro denuncia nel suo scomparire.

I murales erano stati realizzati nel 2016 nell’ambito del festival di quartiere Primavalle Mica l’Ultima organizzato ogni anno dall’associazione Vengo da Primavalle, realtà territoriale che ha sostenuto fin dalla sua nascita l’esperienza di Muracci Nostri. Oltre 40 gli artisti coinvolti, tra i quali nomi di fama internazionale e giovani ai primi muri. Gli interventi artistici hanno risvegliato l’interesse delle istituzioni che hanno stanziato un milione di euro per la ristrutturazione del mercato.

«Così è stato chiuso per i lavori», ci racconta Maurizio Mequio, «sono passati anni e i lavori sono fermi e il mercato è ancora chiuso e diversi commercianti si sono trovati senza lavoro. In segno di protesta abbiamo deciso di coprire le opere. Il gesto è stato fatto in accordo con gli artisti per mandare un messaggio chiaro alle istituzioni. Cancellare i lavori è stato considerato un atto di deturpazione di un’opera pubblica perché il lavoro era stato autorizzato».

murale a Primavalle

Oggi le opere di artisti quali Luis Gomez, Violetta Caprino, Tina Loiodice sono coperte da una striscia bianca sulla quale campeggia la scritta: Gli artisti si dissociano dal mercato e dalla città della prepotenza. «Noi possiamo portare le rose», commenta Mequio riferendosi al lavoro degli artisti, «ma il pane lo devono garantire le istituzioni.»

Mamma, raccontami una storia

Tra i nomi più noti e apprezzati sui muri di Primavalle c’è sicuramente quello di Luis Gomez che ha fatto parte in maniera determinante della costituzione del gruppo Muracci Nostri. Suoi sono i lavori sulla facciata della scuola Luigi Einaudi, trasformata in una maestosa opera d’arte sotto il cielo. Suo è il murale in via Giuseppe Mezzofanti dal titolo “Raccontami una storia” (nella foto che apre l’articolo, ndr).

E’ un frame che ritrae Ingrid Bergman con il figlio tratto dal film Europa 51 di Rossellini girato appunto tra le strade di Primavalle. Gomez, ispirandosi a quel frame, ha scelto una donna e un bambino del quartiere e li ha messi nella stessa posizione. Dal muro è emersa l’immagine potente e tenera del rapporto madre figlio.

Un abbraccio fatto di storie che trasformano le difficoltà del presente «perché nei racconti di una madre la realtà può essere meno dolorosa. Guardando quest’opera abbiamo riconosciuto la qualità della gente di Primavalle di ‘raccontare storie’. Spesso si tratta di bugie, o scuse per rendere la realtà più sopportabile.»

Confessa Maurizio che su questo concetto di solitudine e attesa femminile ha lavorato anche con lo street artist francese La Rouille su un muro di via Pietro Bembo con l’opera “In qui nato”. «In quel caso il lavoro è stato molto difficile perché alla gente il murale inizialmente non è piaciuto e si sono aperte lunghe polemiche. Capisco che un volto triste non è piacevole da vedere, ma anche questo ci racconta. Comunica la solitudine che tanti degli adulti di oggi hanno vissuto da bambini e hanno intuito nei racconti delle madri capaci di trasformare realtà difficili raccontando storie.» Più facile come impatto visivo, ma mossa dalla stessa riflessione, è la Wonder Woman incinta di Solo, cromaticamente carica e sicuramente meno angosciante rispetto all’opera di La Rouille.

Perché siamo a favore delle scritte sui muri

Poesie sui muri di Primavalle
Poesie sui muri di Primavalle

Maurizio Mequio è il Poeta del Nulla e, pur avendo alcune pubblicazioni all’attivo, le sue poesie le scrive sui muri. «Ho tradotto Pavese in romano primavallino e l’ho scritto sui muri del quartiere. Ora sto facendo un laboratorio contro il femminicidio usando le poesie del Dolce Stil Novo tradotte anche quelle in primavallino

«Il gesto di scrivere sul muro va ragionato e bisogna chiedersi da cosa parte e a chi è rivolto. Qui abbiamo incisioni di nomi fatte negli anni 50 da coppie che oggi stanno ancora insieme. E’ degrado questo?».

Grazie a questa visione i muracci di Primavalle si sono ricoperti di poesie, ma anche di date di eventi storici relative alla nascita del quartiere, o riflessioni sull’uso della memoria e il valore della storia.

murale "pensiero critico"
“Pensiero critico” foto di Alberto Marchetti

Sempre in quest’ottica Muracci Nostri ha scelto di dedicare una parte dei muri al writing invitando nomi di rilievo internazionale come quello di Kemh che in via Mezzofanti ha lasciato un bellissimo lavoro. La riflessione sull’utilizzo dei muri è viva e si è aperta al concetto di “invisibile”, nuovo nome del collettivo, proprio per sottolineare il lavoro che partendo dai muri scava nel profondo elaborando il passato e storia del territorio, ma anche costruendo un nuovo immaginario verso un futuro migliore.

Saperenetwork è...

Dafne Crocella
Dafne Crocella
Dafne Crocella è antropologa e curatrice di mostre d’arte contemporanea. Dal 2010 è rappresentante italiana del Movimento Internazionale di Slow Art con cui ha guidato percorsi di mindfulness in musei e gallerie, carceri e scuole collaborando in diversi progetti. Insegnante di yoga kundalini ha incentrato il suo lavoro sulle relazioni tra creatività e fisicità, arte e yoga.
Da sempre attiva su tematiche ambientali e diritti umani, convinta che il rispetto del proprio essere e del Pianeta passi anche dalla conoscenza, ha sviluppato il progetto di Critica d’Arte Popolare, come stimolo e strumento per una riflessione attiva e consapevole tra essere umano, contemporaneità e territorio. È ideatrice e curatrice di ArtPlatform.it, piattaforma d’incontro tra creativi randagi.

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