Il multimediale con i bambini, parte prima
Multimedia, ipermedia. Multimediale: un termine che ci riporta a un periodo in cui si sperava nella digitalizzazione, vista come una sorta di rivoluzione democratica. Che cosa è cambiato da allora, e che ruolo ha avuto il multimediale nell’educazione di bambini e ragazzi?
Immaginiamo che nei “secoli bui” del medioevo si fossero applicati alla produzione culturale gli stessi criteri che sembrano andare per la maggiore negli anni 2020. I monaci avrebbero smesso di scrivere e copiare i libri, perché non solo i contadini, ma anche molti nobili e re non li leggevano!
Una trentina di anni fa, con la diffusione dei pc si incominciarono a produrre opere in cui scritti, musica e voci, fotografia e video stavano insieme e si richiamavano l’un l’altro in modo interattivo. Multimedia, ipermedia, multimediale (aggettivo sostantivato, probabilmente il termine più corretto in lingua italiana).
A parte le sperimentazioni e le definizioni proposte dai pionieri innovatori, le timide proposte di un’industria culturale ancora impreparata e tentennante, accadde soprattutto che, dato il crollo del prezzo dei masterizzatori e la disponibilità di software autore a basso costo e facilissimo da usare, quasi subito questa produzione d’avanguardia ebbe l’occasione di svilupparsi anche al di fuori delle tradizionali élite di autori, intellettuali, padroni dei mezzi, con il concorso attivo e consapevole di tutti, perfino dei bambini.
Gli albori di una rivoluzione democratica?
Non era mai accaduto nella storia: una possibile rivoluzione democratica prima di allora inimmaginabile, grazie anche alla nascita del Web, con l’opportunità per ogni cittadino del mondo di essere editore e distributore di se stesso, a livello globale, e gratis! Verrebbe da chiedersi: qualcuno se ne è accorto, o eravamo tutti troppo occupati a farci certificare i corsi di Office?
In quei tempi io avevo incominciato a fare multimediali con la partecipazione attiva e consapevole di bambini e ragazzi, dai 5 anni in su. Giocando producevano e inserivano nei loro lavori, complessi ed elaborati, o anche solo abbozzati, parole, immagini, suoni. .. Oggetti! – parola comprensibile a tutti e però squisitamente informatica – che facevano entrare e uscire scegliendo movimenti e transizioni, e interagire di tra loro, elaborandoli a partire dalle loro proprietà. Non lo sapevano, ma era coding a un buon livello, programmazione minima, di base, accennata, ma vera.
Dal pensiero al consumo digitale
Poi ho smesso, perché il software adatto è praticamente scomparso, o si è spostato tutto in fasce di mercato e prezzi inarrivabili – se una cosa la sanno fare anche i bambini della scuola dell’infanzia, giustamente deve essere riservata all’ambito professionale! E, soprattutto, perché il pubblico non capiva, non la forza comunicativa del multimediale, né tanto meno la partecipazione attiva dei giovanissimi autori.
Che tristezza! Mentre intorno si spacciavano per “pensiero digitale” pratiche di consumo automatico, per non dire analfabeta, di proposte industriali, e anche il tradizionale scrivere libri e fare video diventava sempre più difficile, in un contesto di rumore dominante e di omologazione generale agli stereotipi usa e getta di un mercato centralizzato.
Il significato di “multimediale”
Dal multimediale realizzato nel 2003 con bambini di prima elementare a Collebeato Brescia, e da altri lavori simili, sto pensando di ricavare alcuni video in cui si vedono passaggi di possibili eventuali navigazioni, con le schermate, i link, le voci. Vorrei raccogliere prodotti di attività importanti quanto poco conosciute, all’interno di un progetto internazionale per ora abbozzato e formulato in alcune pagine in inglese: Signs!
Quegli stessi nostri multimediali antichi girano tuttora sui sistemi Windows se, come nei Cd Rom originali, nelle loro cartelle è presente l’apposito player (a parte eventuali deformazioni a schermo intero per via del vecchio formato 4:3). Vedremo se e come si possono mettere a disposizione.
L’invito agli operatori del settore è: spendiamo meno spazio e parole a citare, soprattutto piattaforme e software commerciali che “si potrebbero usare” – che alla fine è pubblicità gratis, dispersa tra like e faccine nella calca dei social network – lasciando poi che ognuno se la cavi in definitiva per conto suo. .. e impegniamoci di più per costruire insieme, a partire dalle opere negli anni effettivamente prodotte dai bambini, da cui, osservando con attenzione, condividendo idee e punti di vista, potremmo forse finalmente capire, come società nel suo insieme, anche qualcosa di più sul “digitale”!
Saperenetwork è...
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Laureato al Dams di Bologna nel 1980, lavora sulle aree di conoscenza ed espressione attraverso cui soprattutto i bambini (ma non solo) possono partecipare da protagonisti alla società dell'informazione: Animazione teatrale, Video e audio, Fotografia, Libri e storie, Pubblicità, Ambiente, Computer, Web.
Cura laboratori e progetti in collaborazione con scuole, biblioteche, enti pubblici e privati, associazioni culturali e sociali, manifestazioni e festival, in Italia e all’estero. È autore di di video e multimediali, e di libri sia legati alla propria attività che di letteratura per bambini.
Alcuni libri: I bambini e l’ambiente, 2009; Nuova guida di animazione teatrale (con David Conati), 2010; Technology and the New Generation of Active Citizens, 2018; I Pianeti Raccontati, 2019; Il bambino che diceva le bugie, 2020. Video: La Cruzada Teatral, 2007, Costruiamo insieme il Museo Virtuale dei Piccoli Animali, 2014; I film in tasca, 2017; Continuavano a chiamarlo Don Santino, film e backstage, 2018.
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