Video ergo sum, serve un’educazione
Il video condiziona la nostra vita più di altri media. Ma manca una educazione sull’uso consapevole di questo straordinario strumento di comunicazione protagonista del web
Tra i media, il linguaggio-strumento più importante, quello che influenza di più la vita degli abitanti del pianeta, è il video. Anche se di questi tempi è sottovalutato e snobbato da molti che argomentano, per esempio, che i giovani non guardano più la televisione, ma vanno su Internet. E a scuola si “studia” poco il video, come in passato poco è stata studiata la televisione.
Bizzarro! Oggi i video rappresentano oltre il 70% del traffico in rete e questa percentuale è data in ulteriore crescita.
Oggi tutti sul pianeta, dai bambini ai nonni, girano ogni giorno centinaia di milioni di piccoli video, per lo più di infima qualità che, pubblicati e condivisi sui social network, deprimono complessivamente il livello della comunicazione audiovisiva del mondo globalizzato.
Oggi, in mancanza di una educazione all’uso consapevole e attivo della rete, la televisione – su qualunque piattaforma o schermo venga consumata – rimane ancora il medium che più influenza le idee, le opinioni, le abitudini di vita e le scelte politiche della gente. Scriveva profetico negli anni 60 Marshall McLuhan: “Il medium è il messaggio”.
C’è una idea diffusa, tra divulgatori non sempre esattamente informati, persone comuni e anche educatori, che guardare on line rappresenterebbe un’esperienza sostanzialmente diversa rispetto alla televisione tradizionale. Ma ne siamo davvero sicuri? Ne vogliamo magari parlare? Negli ultimi decenni, intere generazioni sono nate e cresciute con la TV e si sono abituate a un’informazione e a un intrattenimento gestiti da chi detiene grandi mezzi, che la gente comune può solo consumare passivamente, senza la possibilità e la responsabilità di agire in prima persona.
Questo ha segnato in modo pesante il modo come gran parte degli utenti si sono accostati, senza capirne le potenzialità, all’invasione massiccia e rapidissima dei mezzi digitali e della rete, che viceversa – per la loro diciamo così “natura” – chiamerebbero piuttosto all’attività e alla responsabilità.
Così, a utenti non solo mai educati, ma frastornati dalla disponibilità di strumenti che nemmeno serve più imparare, tanto hanno funzioni a prova di analfabeta e tra pochi mesi saranno vecchi, appare come una “grande novità” il poter guardare la televisione (o leggere il giornale) su una quantità di dispositivi diversi. Ma con i mezzi attuali, i nostri mezzi, di chiunque di noi, la TV e i giornali oggi li possiamo fare, chiunque di noi li può fare!
Certo, non lo capiamo, nemmeno ce ne accorgiamo, finché continuiamo a muoverci ognuno per conto proprio, chiusi nel ruolo tradizionale di consumatori, incapaci di utilizzare i computer e la rete oltre un partecipazione timida, individuale e dispersiva ai social network.
Succede anche, forse per allontanare l’idea stessa di questo potere che chiunque di noi potenzialmente ha, che tutti abbiamo, che si dà credito e risonanza a nuove figure, come gli Youtubers, gli Influencer, prodotti alquanto bizzarri di un approccio casuale e confuso alla rete che diventano fenomeni sociali, icone di una nuova “era digitale” che, come ce la raccontano, probabilmente nemmeno esiste. Ho conosciuto un adolescente che pubblicava video su YouTube usando praticamente soltanto la telecamera del suo PC.
Guarda il video girato nella sede californiana di Youtube
Ovviamente sapeva che ai video in rete si può arrivare anche a partire da altri strumenti, ma gli sembrava normale fare così. Come normale per molti è girare video con il telefonino sempre verticale, anche quando sono costretti a muoverlo di continuo, con risultati pessimi, per cercare cose che, se lo girassero in orizzontale, starebbero agevolmente in un’inquadratura ferma e gradevole. Quando ha visto nel nostro laboratorio i ragazzi più giovani realizzare veri video utilizzando tanti strumenti diversi, l’adolescente mi ha chiesto consigli per un software di montaggio.
Saperenetwork è...
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Laureato al Dams di Bologna nel 1980, lavora sulle aree di conoscenza ed espressione attraverso cui soprattutto i bambini (ma non solo) possono partecipare da protagonisti alla società dell'informazione: Animazione teatrale, Video e audio, Fotografia, Libri e storie, Pubblicità, Ambiente, Computer, Web.
Cura laboratori e progetti in collaborazione con scuole, biblioteche, enti pubblici e privati, associazioni culturali e sociali, manifestazioni e festival, in Italia e all’estero. È autore di di video e multimediali, e di libri sia legati alla propria attività che di letteratura per bambini.
Alcuni libri: I bambini e l’ambiente, 2009; Nuova guida di animazione teatrale (con David Conati), 2010; Technology and the New Generation of Active Citizens, 2018; I Pianeti Raccontati, 2019; Il bambino che diceva le bugie, 2020. Video: La Cruzada Teatral, 2007, Costruiamo insieme il Museo Virtuale dei Piccoli Animali, 2014; I film in tasca, 2017; Continuavano a chiamarlo Don Santino, film e backstage, 2018.
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