Cattive acque, sugli schermi lo scandalo dimenticato del teflon
Il film di Todd Haynes è uscito quasi in sordina da noi all’inizio dell’emergenza coronavirus. Ma rivela la battaglia giudiziaria che ruota intorno ad un nemico forse più insidioso per la nostra salute, il Pfoa utilizzato dalla DuPont come antiaderente nelle pentole diffuse in tutto il mondo
“Cattive acque” s’inserisce nel filone dei legal thriller di cui l’industria cinematografica americana è maestra. E come abbiamo visto, per esempio, Julia Roberts nei panni dell’attivista ecologista Erin Brokovich combattere contro le multinazionali, qui è Mark Ruffalo che interpreta la parte di un avvocato di un grande studio che assiste, principalmente, le grandi imprese del settore chimico, per poi schierarsi dalla parte di una comunità lentamente avvelenata dallo Pfoa (acido perfluorooctanico) della vicina DuPont.
Todd Haynes, il regista, aveva già diretto molti anni fa un film ansiogeno e vagamente ecologista, come “Safe” (1995), dove la protagonista, Julianne Moore, era affetta da “sensibilità chimica multipla”, in altre parole sviluppava allergie gravi ad ogni tipo di possibile inquinante atmosferico. Mentre però “Safe” era più metaforico che concreto, nel caso di “Cattive acque” la storia muove da un articolo uscito nel 2016 sulle pagine del New York Times, nel quale si raccontava la lunghissima battaglia, quasi solitaria, di questo avvocato, Robert Bilott, a difesa della comunità di Parkersburg, nella Virginia Occidentale.
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Lo stesso Mark Ruffalo, il protagonista, tanto si è appassionato alla vicenda che figura tra i produttori del film. Un film di denuncia e necessario, che racconta come un grande colosso dell’industria chimica, la DuPont, abbia creato, prodotto e commercializzato per anni una sostanza cancerogena e si sia disfatta dei suoi residui senza nessun rispetto per l’ambiente e per la salute dei cittadini.
Un’intera comunità agricola messa in ginocchio, economicamente e socialmente, fatta ammalare di cancro consapevolmente: questa la tesi del film che ovviamente la DuPont ha cercato, all’uscita dell’opera negli Usa, di minimizzare.
Il film è notevole per la regia, l’interpretazione, la sceneggiatura e la fotografia, che vi tengono inchiodati alla poltrona dalla prima scena e lungo tutta la trasformazione morale dell’eroe e del suo gruppo (moglie, famiglia, colleghi), attraverso il viaggio d’indagine, le vittorie in tribunale e le inevitabili sconfitte sul piano politico, lo scoramento personale, le difficoltà economiche e gli stati d’animo non di un eroico donchisciotte ma di uno qualsiasi fra noi, posto di fronte a scomode verità il cui disvelamento potrebbe cambiare per sempre, e non è detto in meglio, la nostra quotidianità e quella di chi ci circonda.
Ma cosa è il Pfoa contro il quale Ruffalo per oltre due ore di film combatte?
Cercatelo nelle etichette delle pentole antiaderenti. Questa sostanza è necessaria a produrre il teflon, il cui nome scientifico è “politetrafluoroetilene” e, come scrive lo Iarc: «La potenziale pericolosità dei tegami antiaderenti è legata alla presenza – sempre più rara nei prodotti moderni – dell’acido perfluoroottanoico (Pfoa), utilizzato in alcuni processi di preparazione del prodotto finale».
La DuPont, racconta il film, ha tenuto segreti gli studi sui danni da Pfoa, non li ha segnalati alle autorità e ne ha occultato ogni prova. Robert Bilott, l’avvocato interpretato da Ruffalo, riesce a ricostruire decenni di ricerche segrete, di prove tutt’altro che indiziarie, numeri, statistiche, analisi che però devono scontrarsi contro il potere, davvero forte, di una delle più importanti multinazionali del settore, con appoggi politici e capitali finanziari pressoché infiniti, per la quale anche una multa milionaria è appena un fastidio.
Straight from theaters, it’s a David vs. Goliath story for our time. Inspired by true events, #DarkWaters is available on Digital now. https://t.co/ttVdeAdpZQ pic.twitter.com/LjIOmUfrrw
— Dark Waters (@DarkWatersMovie) February 28, 2020
Sembrerebbe un piccolo film, uscito quasi in sordina, ma il fatto che a interpretarlo (e a produrlo) sia niente meno che l’incredibile Hulk dei film Marvel aiuta a rendere popolare ciò che altri vorrebbero nascondere sotto il tappeto.
Uscito, in Italia, all’inizio della crisi del coronavirus, “Cattive acque” può aiutarci a ricordare che i nemici della nostra salute possono essere ben più insidiosi e permanenti della stessa emergenza sanitaria. Guardate in cucina, fra le vostre pentole. Dopo questo film, anche farvi una frittata con la padella giusta sarà una questione da ponderare.
La scheda
“Cattive acque” (Dark waters)
Usa, 2019, 126 minuti
Regia di Todd Haynes
Sceneggiatura di Mario Correa, Matthew Michael Carnahan
Con Mark Ruffalo, Anne Hathaway, Tim Robbins, Victor Garber, Mare Winningham, William Jackson Harper e Bill Pullman
Il sito ufficiale del film: Dark Waters
Saperenetwork è...
- Giornalista professionista e divulgatore, cura e conduce le puntate dedicate ai temi ambientali per la trasmissione Wikiradio, in onda Rai Radio 3. Dirige il premio “Green Drop Award” realizzato insieme a Green Cross international presso la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Scrive per la rivista “Materia Rinnovabile”, occupandosi d’innovazione. Come autore televisivo ha scritto la serie d'animazione “Due amici per la Terra”, in onda su Rai3 e il documentario “Cinema & Ambiente” per Dixit scienza, su Rai Storia. È tra i curatori del rapporto annuale GreenItaly di Unioncamere. È direttore scientifico del centro studi Green Factor, cura la rubrica web quotidiana “Un giorno alla volta”, fa parte dell'ufficio di presidenza della FIMA, Federazione Italiana Media Ambientali.
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