In corsa oltre il limite. A chi giova?
Fra le pratiche di buon senso, che salverebbero molte vite e contribuirebbero a ridurre le emissioni, c’è quella di rispettare il limite di velocità. Eppure le stesse case automobilistiche pubblicizzano prestazioni ben superiori. La prima puntata della nostra nuova rubrica sull’ecologia “estrema”
Con questo articolo su Sapereambiente inizio una rubrica dal titolo che potrebbe sembrare eccessivo, vale a dire “Pillole di Ecologia estrema”. In realtà, ci troviamo normalmente a confrontarci con situazioni al limite, in quanto già stiamo vivendo al limite: delle nostre possibilità, delle nostre risorse, della tenuta delle istituzioni democratiche e anzi li abbiamo forse già superati. E allora vale la pena di porsi il problema di come gestire la nostra situazione così critica, quando sembra che il mondo vada in direzione ostinata e contraria, verso la dissoluzione.
Chi è, quindi, un “ecologista estremo”?
È chi pensa che, per quanto piccolo, il contributo di ognuno è necessario, anzi indispensabile, indipendentemente da quello che facciano gli altri. Che sente il peso del mondo sulle sue spalle, che pensa che con un secchiello si può vuotare il mare e che, se uniamo tanti secchielli, forse qualcosa si sposta. Che, nonostante una politica miope e autoreferenziale, o forse anche a causa di questa, ritiene che ci sia ampio spazio per l’azione del singolo. E quindi il compito di un ecologista estremo, diciamocelo, è impegnativo.
Questioni di buon senso
Mi viene però il dubbio se occorra realmente un approccio “estremo”, o se invece basti soltanto “un’ecologia del buon senso” e molte azioni semplici, giorno per giorno, per trarci d’impaccio. Tornerò molte volte su questi aspetti, ora vorrei citare solo una situazione in cui si arriva a dubitare della razionalità dell’essere umano. Consideriamo il caso delle automobili, per le quali è “un punto di merito” che arrivino da 0 a 100 km/h nella minor manciata di secondi possibile e che raggiungono normalmente velocità superiori ai 200 km/h. Ma se la velocità massima che può esser tenuta sulle autostrade è di 130 km/h, a che serve andare così veloci? Dalle statistiche emerge che il 44% di incidenti è causato da velocità, mancata sicurezza o precedenza, e che avremmo il 30% di incidenti in meno se riducessimo del 5% la velocità.
Inoltre, se teniamo conto dei cambiamenti climatici e della necessità di ridurre il consumo di combustibili fossili, occorrerebbe tenere ragionevolmente basse le velocità massime delle auto, anche inferiori a 130 km/h. Infatti, poiché la resistenza all’avanzamento comprende la resistenza al rotolamento delle ruote sulla strada e la resistenza aerodinamica, che a sua volta dipende dal quadrato della velocità, gli aumenti di velocità richiedono di spendere sempre maggiore energia e quindi carburante. Ad esempio ponendo a 1 il valore di consumo per un’automobile che procede a 50 km/h, il consumo aumenta del 35% se la velocità arriva a 100 km/h, del 55% per una velocità di 120 km/h, a 130 km/h i consumi sono del 65% superiori, mentre a 150 km/h il consumo aumenta del 75%. Questi sono ovviamente valori medi indicativi, e possono variare a seconda dell’auto, dello stile di guida eccetera ma sono comunque significativi.
Aggiungiamo il fatto che, andando veloci, bisogna frenare più spesso per stare dietro ad auto più lente, e poi riaccelerare per i vari sorpassi, aumentando i consumi. Inoltre si è visto che all’aumento della velocità corrisponde un aumento degli incidenti. Ogni incidente provoca lunghe code, e quindi ritardi, e allora la velocità media nel percorrere un tragitto (che è quella che conta!) diminuisce, molto di più che se avessimo rispettato i limiti di velocità.
L’Europa consiglia
Questi problemi sono sentiti a livello europeo, tanto che l’European Transport Safety Council (Etsc), per un complesso di motivi, di sicurezza, climatici e di consumi energetici, ha raccomandato ad aprile 2022 di ridurre in maniera generalizzata i limiti di velocità dei veicoli sui diversi tipi di strade. E questo accorgimento implicherebbe anche una riduzione strutturale dei consumi di combustibili fossili. Già attualmente, se la Polizia Stradale e il gestore autostradale fossero rigorosi nel far rispettare anche i limiti di velocità di 130 km/h, si avrebbe una riduzione di consumi e incidenti.
Insomma, dal punto di vista della propria (e altrui) sicurezza, del maggiore stress di guida, dei tempi di percorrenza, dei consumi e della necessità di limitare le emissioni climalteranti, tutto porterebbe a tener bassa la velocità massima. Ma è quello che vuole la maggioranza degli automobilisti?
Per questo far passare idee di puro buon senso rappresenta un’operazione di “ecologia estrema”.
NOTA DELL’AUTORE: Come si vede da questo esempio, le azioni regolatorie da parte delle amministrazioni pubbliche s’intrecciano con le azioni dei singoli. Ogni azione, dei singoli o meno, dovrebbe andare nella direzione di modifiche strutturali, per ridurre i consumi e quindi i danni enormi del cambiamento climatico. Nei prossimi articoli cercherò quindi ogni volta di delineare azioni sia strutturali sia anche più spicciole, da giorno per giorno.
Saperenetwork è...
- Ambientalista da sempre, che ha letto, all’epoca, il libro I limiti dello sviluppo, e quindi sta aspettando la catastrofe da 50 anni. Ma nonostante tutto, visto che serve Pensare globalmente Agire localmente, affligge chi gli sta vicino con l’intento di ridurre i consumi, di tutto: cibo, acqua, energia etc. e non cessa di operare per il miglioramento dell’ambiente, soprattutto urbano, nel contesto di Legambiente. È Presidente del Circolo Garbatella di Legambiente che dal 2012 ha in affidamento il Parco Garbatella in Roma, un’area di 40.000 m2, che il Circolo gestisce senza nessun contributo da parte del Comune. Da queste pluriennali esperienze ha avviato la sua strada di ambientalista estremo.
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