Aspettando di tornare all’aperto. Le riflessioni di una pedagogista
Una piccola guida per fare in modo che i nostri bambini vivano la permanenza in casa come una dimensione realmente “eco-logica”, che stimoli la loro (e nostra) crescita interiore. In attesa di riaprirci al mondo
Tutti a casa, come recitava il titolo di un film memorabile di Luigi Comencini in cui, all’indomani dell’armistizio, il tenente Alberto Sordi e tre soldati, tra mille sbandate, anestetizzati nel morale e nella morale, provano a tornare nella propria abitazione. Oggi che a casa ci siamo già (quasi) tutti, proviamo a farne non la nostra meta, ma un punto di partenza per perlustrare il mondo, gli atteggiamenti, le difficoltà, i veri bisogni dei nostri bambini, dei nostri ragazzi. Proviamo a non addormentarci rispetto al presente, che ci vorrebbe solo dializzati allo scorrere allarmato e cupo delle notizie.
L’eco-logica dei bambini
Proviamo ad entrare nel mondo dei piccoli, ovvero nel nostro futuro, nel mondo di domani, chiedendoci: cosa è sano? Cosa porta salute? Insomma, proviamo a pensare ad una educazione che sia eco-logica. Eco, dal greco οἶκος, oikos, ovvero “casa”, “dimora”. Visto? Allora cominciamo proprio da qui, dalle “quattro mura”.
La casa è il primo ambiente del bambino. Ambiente viene invece dal latino, è ciò che sta intorno, che cinge e circonda. Se oggi utilizziamo questa parola soprattutto in contesti ecologici, a cominciare dal nome di questa testata, quando parliamo di bambini, ovviamente, il primo ambiente coincide con chi si prende cura di lui.
Mamma, in primis, e papà e fratellini quando ce ne sono, i nonni e la famiglia allargata. Ma anche la culla, la cameretta, la casa. E le tutine, i pannoloni, le poppate, i primi giochi. E poi, via via, il nido, le maestre, la macchina, il parco e gli amichetti. La scuola e l’apprendimento.
Come un sasso nello stagno
Tutto quello che in cerchi sempre più grandi “sta intorno” al bambino quando diventa un “sasso nello stagno” è il suo ambiente. Scriveva Gianni Rodari, di cui peraltro quest’anno ricorre il centenario della nascita, nel suo celebre “La grammatica della fantasia”:
«Un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche che si allargano sulla sua superficie, coinvolgendo nel loro moto, a distanze diverse, con diversi effetti, la ninfea e la canna, la barchetta di carta e il galleggiante del pescatore. Oggetti che se ne stavano ciascuno per conto proprio, nella sua pace o nel suo sonno, sono come richiamati in vita, obbligati a reagire, a entrare in rapporto tra loro. Altri movimenti invisibili si propagano in profondità, in tutte le direzioni, mentre il sasso precipita smuovendo alghe, spaventando pesci, causando sempre nuove agitazioni molecolari. Quando poi tocca il fondo, sommuove la fanghiglia, urta gli oggetti che vi giacevano dimenticati, alcuni dei quali ora vengono dissepolti, altri ricoperti a turno dalla sabbia».
Un percorso di ritmi e movimenti
Ma anche ogni barchetta, ogni pesciolino, ogni alga determinano il percorso del sasso: ogni elemento dell’eco-sistema che lo circonda è e sarà fondamentale per la sua crescita.
È importante dare al bambino dei ritmi (parola magica, su cui torneremo) nel rapporto sonno-veglia, attività-riposo, solitudine-socialità, impegno-svago.
Importante la qualità dei materiali con cui viene a contatto (i vestiti, i giocattoli, le vernici sulle pareti, i mobili) e quella dei cibi che mangia; importante che impari ad abitare la sua casa corporea attraverso il movimento sensato, le attività che si svolgono nel tempo (impastare, seminare, disegnare, passeggiare…) e la motricità fine e grossolana degli arti piuttosto che l’iperstimolazione neuro-sensoriale (saltare la corda, insomma, è meglio di un videogioco). E ancora, è importante che non si brucino le tappe e ci si senta pronti ad imparare dal bambino, a rispettare il suo mistero, chiedendoci “Chi sei tu?”.
«Il bambino è dotato di poteri sconosciuti, che possono guidare ad un avvenire luminoso. L’umanità comincia a prender coscienza dell’importanza di questa ricchezza non ancora sfruttata; qualcosa di ben più prezioso dell’oro: lo spirito stesso dell’uomo», scriveva Maria Montessori in La mente del bambino (1949).
Un ambiente per germogliare
I grandi pedagogisti del secolo scorso, dalla stessa Montessori a Steiner, da Pikler a Dewey e Malaguzzi ci hanno insegnato che l’ambiente riveste un’importanza centrale nello sviluppo del bambino. Non è impossibile trasformare almeno una stanza o un angolo della propria casa in uno spazio “a misura di bambino” rispettando quattro fondamentali criteri: libertà, ordine, bellezza, natura. Una bella proposta per questi giorni di casalinghitudine forzata, cominciando con un piccolo tavolino dove metteremo dei sassi o delle conchiglie e un vasetto pieno di semi pronti a germogliare per festeggiare la primavera e la Pasqua.
Ma ambiente sono, inevitabilmente, anche la lingua che il bambino sente attorno a sé, la gestualità, le abitudini, il cibo, le regole. Tutto ciò, insomma, che culturalmente lo circonda e in cui è immerso e che impara a comprendere grazie a quel formidabile strumento di apprendimento che è l’imitazione.
Bonificare i nostri pensieri
È tutto? Quasi. C’è ancora un passo, il più difficile. Scrive Rudolf Steiner che il bambino – e quanto più piccolo è il bambino, tanto più questo è vero – è “un organo di senso”: è aperto e senza filtri, trascendente e dunque osmotico, completamente e totalmente permeabile a quanto è intorno a lui che lo conforma e lo plasma fin negli organi fisici.
Ma tutto vuol dire anche i nostri gesti, il nostro tono di voce, la nostra impazienza, i nostri pensieri che i bambini – lo sapete – conoscono benissimo.
Ecologico vorrà dire allora fare di questa reclusione forzata lo sforzo di bonificare il quotidiano: igienizzare quel che ci passa per la testa, tenere a bada l’angoscia del futuro, trasformare il gesto di grattugiare una carota o stendere il bucato in una meditazione. Quei gran maestri che sono i nostri bambini ve ne saranno grati.
Saperenetwork è...
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Stefania Chinzari è pedagogista clinica a indirizzo antroposofico, counselor dell’età evolutiva e tutor dell’apprendimento. Si occupa di pedagogia dal 2000, dopo che la nascita dei suoi due figli ha messo in crisi molte certezze professionali e educative. Lavora a Roma con l’associazione Semi di Futuro per creare luoghi in cui ogni individuo, bambino, adolescente o adulto, possa trovare l’ambiente adatto a far “fiorire” i propri talenti.
Svolge attività di formazione in tutta Italia sui temi delle difficoltà evolutive e di apprendimento, della genitorialità consapevole, dell’eco-pedagogia e dell’autoeducazione. E’ stata maestra di classe nella scuola steineriana “Il giardino dei cedri” per 13 anni e docente all’Università di Cassino. E’ membro del Gruppo di studio e ricerca sui DSA-BES, della SIAF e di Airipa Italia. E’ vice-presidente di Direttamente onlus con cui sostiene la scuola Hands of Love di Kariobangi a Nairobi per bambini provenienti da gravi situazioni di disagio sociale ed economico.
Giornalista professionista e scrittrice, ha lavorato nella redazione cultura e spettacoli dell’Unità per 12 anni e collaborato con numerose testate. Ha lavorato con l’Università di Roma “La Sapienza” all’archivio di Gerardo Guerrieri e pubblicato diversi libri tra cui Nuova scena italiana. Il teatro di fine millennio e Dove sta la frontiera. Dalle ambulanze di guerra agli scambi interculturali. Il suo ultimo libro è Le mani in movimento (2019) sulla necessità di risvegliarci alle nostre mani, elemento cardine della nostra evoluzione e strumento educativo incredibilmente efficace.
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